In un panorama mondiale piuttosto compromesso, si sta assistendo ad una significativa evoluzione dello scenario in cui il mercato assicurativo si trova ad operare; in particolare l’Italia deve affrontare delle problematiche non certo di secondo piano: il debito pubblico è in aumento, sfiorando i 1885 miliardi di euro (Settembre 2011), il rapporto debito pubblico/PIL è in continua crescita, collocandosi nel 2010 quasi al 110%, contro il 106% del 2005. Inoltre, la popolazione invecchia (20 anni fa le aspettative di vita in Italia erano in media più basse di cinque anni) e al contempo i giovani iniziano a lavorare sempre più tardi. Nel 2009 Il 70% (in valore) delle pensioni che lo Stato Italiano ha distribuito, rappresentano pensioni per anzianità e, ad oggi ci ben 71 pensionati per 100 occupati. I giovani sono quelli che più risentono di questa problematica: l’età pensionabile si allontana sempre di più (le nuove riforme impattano significativamente sui valori). L’immigrazione è un fattore di grande rilievo, sia in Europa che in Italia: la percentuale di stranieri si attesta intorno al 6,5%, ma quello che più incide è il loro tasso di natalità (in Italia il 18,8% delle nascite sono di cittadini stranieri), in forte contro-tendenza con quella della popolazione Europea (2,13 contro l’1,4 delle donne italiane). La Sanità è un altro fattore di grande preoccupazione: il Servizio Sanitario Nazionale costa sempre di più, offrendo, di contro, sempre meno. In Italia ci sono in media 40 posti letto per 1000 abitanti, contro gli 80 della Germania, i 71 della Francia e i 58 della Svizzera. Per quanto riguarda la spesa per la Sanità, in Italia si attesta al 9% del PIL circa, e la componente privata è in continuo aumento. La sfida per il mercato assicurativo è sicuramente interessante, poiché è sempre stato il Pubblico, almeno in Italia, ad occuparsi di Pensioni e Sanità. Ma le problematiche più grandi che il mercato assicurativo e riassicurativo devono affrontare, come sarà analizzato nel primo capitolo di questo lavoro, riguardano certamente il numero di eventi catastrofici, che è aumentato del 300% in 40 anni, e con esso, ovviamente, anche i danni provocati (si è passati da un valore di perdite pari a 5,7 miliardi di USD a ben 52,2 miliardi di USD). Le ragioni di questo aumento sono da attribuirsi a vari fattori: un primo aspetto è sicuramente derivante dalla progressiva espansione delle aree metropolitane. Questo fatto è problematico pensando alle catastrofi naturali, dal momento che alcune di queste grandi città sono costruite in aree a rischio e, in caso si verifichi l’evento, i danni si estenderebbero ad un numero enorme di persone e beni (si pensi all’uragano Katrina su New Orleans). Inoltre, si accresce parallelamente il rischio di catastrofi man-made, dal momento che l’espansione urbana si muove insieme alla crescita della produzione industriale, con i rischi ad essa connessi. L’emissione nell’area di gas è una conseguenza del primo punto, e genera il ben noto fenomeno del riscaldamento globale, che incide molto sull’ammontare delle precipitazioni e degli uragani. Questo aspetto, legato alle attività umane, incide sulla frequenza e sull’intensità delle catastrofi naturali. L’aumento della qualità della vita è sicuramente un altro fattore che spiega l’aumentare delle perdite assicurate nel tempo. Esempi di questo aspetto sono le più costose metodologie di costruzione degli edifici rispetto al passato, che si riflettono in maggiori costi di rimpiazzo, e una quantità sempre più elevata di beni elettronici all’interno di abitazioni ed industrie. In altre parole, il valore nominale dei rischi esposti cresce sia per effetto dell’inflazione sia per effetto dell’aumento della qualità della vita. Un ultimo elemento può essere individuato nella progressiva espansione delle coperture assicurative, che permette di comprendere in misura ulteriore l’aumento dell’impatto di ogni singolo sinistro catastrofale sulle compagnie di assicurazione e riassicurazione. Un esempio di tale aspetto è la progressiva tendenza dell’imprese ad assicurarsi contro i rischi derivanti dall’interruzione dell’attività. Oltre a questi dati preoccupanti emergono con prepotenza nuovi rischi, fino a poco tempo fa ancora sconosciuti, come per esempio il rischio terroristico e informatico. L’obiettivo di questo lavoro è chiedersi se, in riferimento a queste problematiche, ossia il cambiamento demografico, il mancato supporto del Pubblico a problematiche su cui ha sempre avuto il pieno potere, e l’aumento indiscusso degli eventi catastrofici, il mercato finanziario piò aiutare quello assicurativo e riassicurativo ad affrontare queste nuove sfide. Il lavoro viene strutturato come desctritto di seguito: Il secondo capitolo propone un analisi del mercato assicurativo e riassicurativo partendo da quelli che sono gli aspetti di evoluzione della normativa (Solvency II) che sarà in vigore dal 1 Gennaio 2013. Esistono varie forme di contratti che questi due mercati, il cui ruolo è quello di diversificare il rischio, possono offrire ma, seppur le possibilità siano molto ampie, non sempre riescono a soddisfare la domanda, sia per un problema di insufficienza di capitali che di problemi di azzardo morale e di selezione avversa. Infatti gli assicuratori diretti, trasferendo i rischi al mercato riassicurativo, non sempre effettuano le giuste attività di monitoring sul rischio; al contempo i riassicuratori non hanno le informazioni necessarie sulla rischiosità delle polizze che sottoscrivono e questo li vede costretti ad alzare sempre di più i premi richiesti e addirittura a non sottoscrivere polizze per determinati rischi (si pensi, per esempio, alla difficoltà nel reperire coperture antiterroristiche per le compagnie di volo all’indomani dell’11 settembre 2001). Nel terzo capitolo si affronterà quindi l’analisi del mercato finanziario e bancario attuale, verificando che, in parte, riescono a sostenere il mercato assicurativo. Infatti, il problema della mancanza di capitali viene risolto in maniera ottimale: il mercato finanziario è potenzialmente “infinito” e quello bancario è molto più ampio di quello assicurativo (le prime 25 Banche del mondo hanno una capitalizzazione tripla rispetto alle prime 25 Compagnie assicurative), inoltre c’è la possibilità di diversificare ulteriormente il rischio, attraverso delle forme alternative (Alternative Risk Transfer). Gli strumenti più utilizzati dal mercato dei capitali per coprire i rischi sono i catastrophe bonds e i credit default swap; essi hanno una diffusione sempre maggiore, ma presentano anche essi dei rischi, che non possono essere controllati. In termini generali, emerge come i cat bonds, sotto determinate condizioni ed in determinati contesti, possono attenuare i problemi di azzardo morale e di selezione avversa presenti nel settore riassicurativo anche se non li risolvono completamente, e possono condurre ad un miglioramento del benessere degli assicuratori, nel caso in cui questi ultimi siano soggetti al rischio di default del riassicuratore (condizione necessaria affinché questi ultimi possano esprimere i loro potenziali benefici, è che i costi di transazione relativi all’emissione di cat bonds siano inferiori a quelli riassicurativi). Benché la penetrazione dei cat bonds abbia avuto un incremento percentuale negli ultimi anni tale mercato è ancora in fase di sviluppo proprio a causa degli elevati costi di transazione). Anche nell’ipotesi che tali costi di abbassino, è molto improbabile che i cat bonds possano sostituire il settore assicurativo e riassicurativo ma, se non altro, possono essere almeno delle alternative valide alla scarsità dell’offerta assicurativa.
Soluzioni finanziarie e assicurative per i rischi del nuovo millennio
RIPANTI, VALENTINA
2010/2011
Abstract
In un panorama mondiale piuttosto compromesso, si sta assistendo ad una significativa evoluzione dello scenario in cui il mercato assicurativo si trova ad operare; in particolare l’Italia deve affrontare delle problematiche non certo di secondo piano: il debito pubblico è in aumento, sfiorando i 1885 miliardi di euro (Settembre 2011), il rapporto debito pubblico/PIL è in continua crescita, collocandosi nel 2010 quasi al 110%, contro il 106% del 2005. Inoltre, la popolazione invecchia (20 anni fa le aspettative di vita in Italia erano in media più basse di cinque anni) e al contempo i giovani iniziano a lavorare sempre più tardi. Nel 2009 Il 70% (in valore) delle pensioni che lo Stato Italiano ha distribuito, rappresentano pensioni per anzianità e, ad oggi ci ben 71 pensionati per 100 occupati. I giovani sono quelli che più risentono di questa problematica: l’età pensionabile si allontana sempre di più (le nuove riforme impattano significativamente sui valori). L’immigrazione è un fattore di grande rilievo, sia in Europa che in Italia: la percentuale di stranieri si attesta intorno al 6,5%, ma quello che più incide è il loro tasso di natalità (in Italia il 18,8% delle nascite sono di cittadini stranieri), in forte contro-tendenza con quella della popolazione Europea (2,13 contro l’1,4 delle donne italiane). La Sanità è un altro fattore di grande preoccupazione: il Servizio Sanitario Nazionale costa sempre di più, offrendo, di contro, sempre meno. In Italia ci sono in media 40 posti letto per 1000 abitanti, contro gli 80 della Germania, i 71 della Francia e i 58 della Svizzera. Per quanto riguarda la spesa per la Sanità, in Italia si attesta al 9% del PIL circa, e la componente privata è in continuo aumento. La sfida per il mercato assicurativo è sicuramente interessante, poiché è sempre stato il Pubblico, almeno in Italia, ad occuparsi di Pensioni e Sanità. Ma le problematiche più grandi che il mercato assicurativo e riassicurativo devono affrontare, come sarà analizzato nel primo capitolo di questo lavoro, riguardano certamente il numero di eventi catastrofici, che è aumentato del 300% in 40 anni, e con esso, ovviamente, anche i danni provocati (si è passati da un valore di perdite pari a 5,7 miliardi di USD a ben 52,2 miliardi di USD). Le ragioni di questo aumento sono da attribuirsi a vari fattori: un primo aspetto è sicuramente derivante dalla progressiva espansione delle aree metropolitane. Questo fatto è problematico pensando alle catastrofi naturali, dal momento che alcune di queste grandi città sono costruite in aree a rischio e, in caso si verifichi l’evento, i danni si estenderebbero ad un numero enorme di persone e beni (si pensi all’uragano Katrina su New Orleans). Inoltre, si accresce parallelamente il rischio di catastrofi man-made, dal momento che l’espansione urbana si muove insieme alla crescita della produzione industriale, con i rischi ad essa connessi. L’emissione nell’area di gas è una conseguenza del primo punto, e genera il ben noto fenomeno del riscaldamento globale, che incide molto sull’ammontare delle precipitazioni e degli uragani. Questo aspetto, legato alle attività umane, incide sulla frequenza e sull’intensità delle catastrofi naturali. L’aumento della qualità della vita è sicuramente un altro fattore che spiega l’aumentare delle perdite assicurate nel tempo. Esempi di questo aspetto sono le più costose metodologie di costruzione degli edifici rispetto al passato, che si riflettono in maggiori costi di rimpiazzo, e una quantità sempre più elevata di beni elettronici all’interno di abitazioni ed industrie. In altre parole, il valore nominale dei rischi esposti cresce sia per effetto dell’inflazione sia per effetto dell’aumento della qualità della vita. Un ultimo elemento può essere individuato nella progressiva espansione delle coperture assicurative, che permette di comprendere in misura ulteriore l’aumento dell’impatto di ogni singolo sinistro catastrofale sulle compagnie di assicurazione e riassicurazione. Un esempio di tale aspetto è la progressiva tendenza dell’imprese ad assicurarsi contro i rischi derivanti dall’interruzione dell’attività. Oltre a questi dati preoccupanti emergono con prepotenza nuovi rischi, fino a poco tempo fa ancora sconosciuti, come per esempio il rischio terroristico e informatico. L’obiettivo di questo lavoro è chiedersi se, in riferimento a queste problematiche, ossia il cambiamento demografico, il mancato supporto del Pubblico a problematiche su cui ha sempre avuto il pieno potere, e l’aumento indiscusso degli eventi catastrofici, il mercato finanziario piò aiutare quello assicurativo e riassicurativo ad affrontare queste nuove sfide. Il lavoro viene strutturato come desctritto di seguito: Il secondo capitolo propone un analisi del mercato assicurativo e riassicurativo partendo da quelli che sono gli aspetti di evoluzione della normativa (Solvency II) che sarà in vigore dal 1 Gennaio 2013. Esistono varie forme di contratti che questi due mercati, il cui ruolo è quello di diversificare il rischio, possono offrire ma, seppur le possibilità siano molto ampie, non sempre riescono a soddisfare la domanda, sia per un problema di insufficienza di capitali che di problemi di azzardo morale e di selezione avversa. Infatti gli assicuratori diretti, trasferendo i rischi al mercato riassicurativo, non sempre effettuano le giuste attività di monitoring sul rischio; al contempo i riassicuratori non hanno le informazioni necessarie sulla rischiosità delle polizze che sottoscrivono e questo li vede costretti ad alzare sempre di più i premi richiesti e addirittura a non sottoscrivere polizze per determinati rischi (si pensi, per esempio, alla difficoltà nel reperire coperture antiterroristiche per le compagnie di volo all’indomani dell’11 settembre 2001). Nel terzo capitolo si affronterà quindi l’analisi del mercato finanziario e bancario attuale, verificando che, in parte, riescono a sostenere il mercato assicurativo. Infatti, il problema della mancanza di capitali viene risolto in maniera ottimale: il mercato finanziario è potenzialmente “infinito” e quello bancario è molto più ampio di quello assicurativo (le prime 25 Banche del mondo hanno una capitalizzazione tripla rispetto alle prime 25 Compagnie assicurative), inoltre c’è la possibilità di diversificare ulteriormente il rischio, attraverso delle forme alternative (Alternative Risk Transfer). Gli strumenti più utilizzati dal mercato dei capitali per coprire i rischi sono i catastrophe bonds e i credit default swap; essi hanno una diffusione sempre maggiore, ma presentano anche essi dei rischi, che non possono essere controllati. In termini generali, emerge come i cat bonds, sotto determinate condizioni ed in determinati contesti, possono attenuare i problemi di azzardo morale e di selezione avversa presenti nel settore riassicurativo anche se non li risolvono completamente, e possono condurre ad un miglioramento del benessere degli assicuratori, nel caso in cui questi ultimi siano soggetti al rischio di default del riassicuratore (condizione necessaria affinché questi ultimi possano esprimere i loro potenziali benefici, è che i costi di transazione relativi all’emissione di cat bonds siano inferiori a quelli riassicurativi). Benché la penetrazione dei cat bonds abbia avuto un incremento percentuale negli ultimi anni tale mercato è ancora in fase di sviluppo proprio a causa degli elevati costi di transazione). Anche nell’ipotesi che tali costi di abbassino, è molto improbabile che i cat bonds possano sostituire il settore assicurativo e riassicurativo ma, se non altro, possono essere almeno delle alternative valide alla scarsità dell’offerta assicurativa.| File | Dimensione | Formato | |
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