In questo lavoro viene affrontato il problema delle aree degradate nell’ambito della progettazione paesaggistica e nello specifico del sistema di cave che si snoda in Trentino lungo la media valle dell’Adige. La valle dell'Adige è investita da un fascio di infrastrutture che interessa sia il transito di veicoli veloci quali auto e treno, sia la mobilità lenta ciclopedonale. Quotidianamente, lungo questi percorsi, la percezione di pareti rocciose messe a nudo dall’attività di cava accompagna il viaggiatore. L’osservatore avverte in lontananza la presenza di questi luoghi: le cave sono collocate a destra e a sinistra del percorso, presentandosi ad altezze diverse e il contrasto ritmico di pareti chiare tra gli scuri pendii boscosi entra in dialogo con il sistema di castelli visibili dal fondovalle. Paesaggio è continua trasformazione. Cave attive, parti di cava recuperate, cave dismesse non recuperate: diversi sono gli stadi di vita di una cava. Dalla lettura delle opere di Lynch nasce spontaneo il pensiero che il compito del progettista sia quello di accompagnare la percezione, l’espressione e la gestione del cambiamento del paesaggio. L’attenzione al riuso è un segno che caratterizza la società contemporanea; assistiamo in maniera sempre crescente a riciclaggio di materiali e riletture continue di tendenze in chiave moderna. La stessa attenzione si ritrova nella progettazione dei contesti urbani dove fabbricati ereditati dalla cultura industriale sono riorganizzati per usi alternativi. Lo stesso processo di riuso avviene nei contesti naturali nei quali l’insediamento dell’industria produce “paesaggi di scarto”. Le cave, luoghi da cui vengono estratte le materie da immettere nella filiera della costruzione ne sono un esempio. E’ possibile dare positività a questi siti comunemente percepiti come degradati, brutti, rovinati, senza alcun valore? Questi sono gli stessi paesaggi che ispirano gli scatti di Naoya Hatakeyama e Gabriele Basilico. Negli anni ’70 cave a cielo aperto, miniere dismesse, ex-siti industriali ispirarono i lavori di landart di Smithson e Robert Morris. Nella Convenzione europea del paesaggio, il paesaggio è definito come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Questa definizione “concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati”. Analizzando i documenti di programmazione territoriale paesaggistica della Provincia di Trento è però innegabile come in realtà le aree estrattive vengano riconosciute solo come parti degradanti il paesaggio e non come potenziali luoghi per una rigenerazione paesaggistica. Sebbene il Trentino costituisca un esempio di sensibilità ed efficacia rispetto al tema del recupero delle aree estrattive si nota come l’attenzione degli interventi sia focalizzata principalmente sul ridimensionamento dell’impatto ambientale che si preoccupa di minimizzare gli effetti visivi e mascherare il più possibile l’esistenza dei luoghi dell’estrazione. Non è presente una lettura delle potenzialità che questi siti trasformati offrono per un uso alternativo del suolo. Attraverso un buon progetto di recupero paesaggistico pareti di cava, piazzali di lavorazione, elementi industriali, percorsi e vegetazione potrebbero concorrere alla definizione di veri e propri paesaggi di cava che si integrano in modo positivo al sistema paesaggistico esistente. La produzione di prodotti locali, la progettazione di spazi ricreativi e la predisposizione di uno spazio per la biorimediazione del suolo dagli elementi metalliferi presenti nella roccia coltivata trovano la giusta risposta in un terreno precedentemente sfruttato che rientra a dialogare con il paesaggio circostante. In una Regione dove il motore principale dell’economia è il turismo e la produzione di prodotti agricoli si verrebbe così a delineare un’offerta turistica alternativa capace di orchestrare tradizione locale e innovazione tecnica, rispecchiando così gli elementi della società contemporanea. Rigenerata allora sarà la materia terra che tramite tecniche di decontaminazione e di rinverdimento viene ripopolata dalla vegetazione. Rigenerato allora sarà lo spirito di questi luoghi che si riscattano caricandosi di un significato culturale.

Cave nel paesaggio, paesaggi di cave. Il sistema di aree estrattive lungo la media valle dell'Adige

SELBER, CLAUDIA
2010/2011

Abstract

In questo lavoro viene affrontato il problema delle aree degradate nell’ambito della progettazione paesaggistica e nello specifico del sistema di cave che si snoda in Trentino lungo la media valle dell’Adige. La valle dell'Adige è investita da un fascio di infrastrutture che interessa sia il transito di veicoli veloci quali auto e treno, sia la mobilità lenta ciclopedonale. Quotidianamente, lungo questi percorsi, la percezione di pareti rocciose messe a nudo dall’attività di cava accompagna il viaggiatore. L’osservatore avverte in lontananza la presenza di questi luoghi: le cave sono collocate a destra e a sinistra del percorso, presentandosi ad altezze diverse e il contrasto ritmico di pareti chiare tra gli scuri pendii boscosi entra in dialogo con il sistema di castelli visibili dal fondovalle. Paesaggio è continua trasformazione. Cave attive, parti di cava recuperate, cave dismesse non recuperate: diversi sono gli stadi di vita di una cava. Dalla lettura delle opere di Lynch nasce spontaneo il pensiero che il compito del progettista sia quello di accompagnare la percezione, l’espressione e la gestione del cambiamento del paesaggio. L’attenzione al riuso è un segno che caratterizza la società contemporanea; assistiamo in maniera sempre crescente a riciclaggio di materiali e riletture continue di tendenze in chiave moderna. La stessa attenzione si ritrova nella progettazione dei contesti urbani dove fabbricati ereditati dalla cultura industriale sono riorganizzati per usi alternativi. Lo stesso processo di riuso avviene nei contesti naturali nei quali l’insediamento dell’industria produce “paesaggi di scarto”. Le cave, luoghi da cui vengono estratte le materie da immettere nella filiera della costruzione ne sono un esempio. E’ possibile dare positività a questi siti comunemente percepiti come degradati, brutti, rovinati, senza alcun valore? Questi sono gli stessi paesaggi che ispirano gli scatti di Naoya Hatakeyama e Gabriele Basilico. Negli anni ’70 cave a cielo aperto, miniere dismesse, ex-siti industriali ispirarono i lavori di landart di Smithson e Robert Morris. Nella Convenzione europea del paesaggio, il paesaggio è definito come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Questa definizione “concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati”. Analizzando i documenti di programmazione territoriale paesaggistica della Provincia di Trento è però innegabile come in realtà le aree estrattive vengano riconosciute solo come parti degradanti il paesaggio e non come potenziali luoghi per una rigenerazione paesaggistica. Sebbene il Trentino costituisca un esempio di sensibilità ed efficacia rispetto al tema del recupero delle aree estrattive si nota come l’attenzione degli interventi sia focalizzata principalmente sul ridimensionamento dell’impatto ambientale che si preoccupa di minimizzare gli effetti visivi e mascherare il più possibile l’esistenza dei luoghi dell’estrazione. Non è presente una lettura delle potenzialità che questi siti trasformati offrono per un uso alternativo del suolo. Attraverso un buon progetto di recupero paesaggistico pareti di cava, piazzali di lavorazione, elementi industriali, percorsi e vegetazione potrebbero concorrere alla definizione di veri e propri paesaggi di cava che si integrano in modo positivo al sistema paesaggistico esistente. La produzione di prodotti locali, la progettazione di spazi ricreativi e la predisposizione di uno spazio per la biorimediazione del suolo dagli elementi metalliferi presenti nella roccia coltivata trovano la giusta risposta in un terreno precedentemente sfruttato che rientra a dialogare con il paesaggio circostante. In una Regione dove il motore principale dell’economia è il turismo e la produzione di prodotti agricoli si verrebbe così a delineare un’offerta turistica alternativa capace di orchestrare tradizione locale e innovazione tecnica, rispecchiando così gli elementi della società contemporanea. Rigenerata allora sarà la materia terra che tramite tecniche di decontaminazione e di rinverdimento viene ripopolata dalla vegetazione. Rigenerato allora sarà lo spirito di questi luoghi che si riscattano caricandosi di un significato culturale.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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