L’area di progetto è situata all’ingresso storico della città di Vercelli sulla direttrice per Milano. Essa è situata sulla linea di confine che separa il tessuto compatto della città medievale da quello a minore densità e più diffuso della città nuova, limite un tempo segnato dalle mura difensive e oggi dalla circonvallazione. Allo stato attuale, si tratta di un vasto isolato recintato ed introverso che rompe la permeabilità urbana a causa anche del dislivello di due metri tra la quota della città e la quota interna all’area. Esso si pone, sin dal passato, come un grande vuoto urbano dominato dalla massa dell’ottocentesca caserma Garrone. Il progetto rappresenta l’occasione di ricucire le connessioni perdute da questo vuoto con la città esistente. L’abbattimento del muro perimetrale, l’innalzamento della quota dell’area alla quota urbana e la creazione di una serie di percorsi trasversali riconducono nuovamente l’area a una logica di funzionamento urbano. Una parte dell’area, quella retrostante la caserma, mantiene comunque la quota ribassata in modo da conservare i numerosi alberi presenti e la permeabilità del terreno, diventando un parco pubblico. A scala urbana, il progetto si muove nella prospettiva di aprire un dialogo con la città e dalla lettura del contesto emergono i temi poi sviluppati nel progetto: il rapporto con parti di città profondamente differenti; la continuità di percorsi pubblici, pedonali e ciclabili; il mix funzionale, con una predilezione a piano terra per botteghe, laboratori di artigianato e servizi pubblici; il linguaggio dei tracciati urbani, che crea slarghi e piazzette nel tessuto urbano. A cavallo tra il lotto gotico, le villette di inizio ‘900, i complessi religiosi con ampie corti e i grandi contenitori di servizi della città contemporanea, l’impianto di progetto sceglie un tessuto frammentato, ma non per questo creato da elementi isolati. Sono continui i rimandi e i collegamenti tra i diversi volumi che si arricchiscono delle questioni legate all’orientamento, all’irraggiamento solare, alla ventilazione e in generale alla qualità dell’abitare. Il progetto si caratterizza anche per il carattere sperimentale dei materiali scelti.
Costruire, raccontare, abitare la sostenibilità. Proposta sperimentale per il vuoto urbano dell'area ex caserma Garrone a Vercelli
FONTANA, JHADA;MARQUEZ MONROY, AMANDA ALEXANDRA;VISMARA, CATERINA
2010/2011
Abstract
L’area di progetto è situata all’ingresso storico della città di Vercelli sulla direttrice per Milano. Essa è situata sulla linea di confine che separa il tessuto compatto della città medievale da quello a minore densità e più diffuso della città nuova, limite un tempo segnato dalle mura difensive e oggi dalla circonvallazione. Allo stato attuale, si tratta di un vasto isolato recintato ed introverso che rompe la permeabilità urbana a causa anche del dislivello di due metri tra la quota della città e la quota interna all’area. Esso si pone, sin dal passato, come un grande vuoto urbano dominato dalla massa dell’ottocentesca caserma Garrone. Il progetto rappresenta l’occasione di ricucire le connessioni perdute da questo vuoto con la città esistente. L’abbattimento del muro perimetrale, l’innalzamento della quota dell’area alla quota urbana e la creazione di una serie di percorsi trasversali riconducono nuovamente l’area a una logica di funzionamento urbano. Una parte dell’area, quella retrostante la caserma, mantiene comunque la quota ribassata in modo da conservare i numerosi alberi presenti e la permeabilità del terreno, diventando un parco pubblico. A scala urbana, il progetto si muove nella prospettiva di aprire un dialogo con la città e dalla lettura del contesto emergono i temi poi sviluppati nel progetto: il rapporto con parti di città profondamente differenti; la continuità di percorsi pubblici, pedonali e ciclabili; il mix funzionale, con una predilezione a piano terra per botteghe, laboratori di artigianato e servizi pubblici; il linguaggio dei tracciati urbani, che crea slarghi e piazzette nel tessuto urbano. A cavallo tra il lotto gotico, le villette di inizio ‘900, i complessi religiosi con ampie corti e i grandi contenitori di servizi della città contemporanea, l’impianto di progetto sceglie un tessuto frammentato, ma non per questo creato da elementi isolati. Sono continui i rimandi e i collegamenti tra i diversi volumi che si arricchiscono delle questioni legate all’orientamento, all’irraggiamento solare, alla ventilazione e in generale alla qualità dell’abitare. Il progetto si caratterizza anche per il carattere sperimentale dei materiali scelti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/41661