La tesi di laurea ha come oggetto la Stazione delle autocorriere di Modena progettata dall’architetto e ingegnere Alberto Mario Pucci tra il 1949 e il 1953. Il complesso della stazione, vincolata nel 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (Dlg. 22/1/2004 n. 42, art. 10 c. 11 e 12) fa parte di quella produzione architettonica cosiddetta "minore" portatrice di valori culturali e sociali su cui oggi si riflette in termini di conservazione e riuso. Il futuro di questo luogo è tema di scottante attualità all’interno del dibattito cittadino e vede come fulcro della discussione l’individuazione di una destinazione d’uso compatibile con la materialità del manufatto architettonico capace di inserirsi in modo critico e attivo in un contesto urbano pluristratificato come quello dell’ex-Cittadella. Dal momento che la qualità del progetto sull’esistente si basa in misura determinante sulle conoscenze preliminari su cui si fonda, momento fondamentale prima di definire i modi e le forme del riuso è stato quello di definire un percorso conoscitivo in grado di mettere in luce criticità e potenzialità del complesso architettonico. Dopo aver ricostruito il sistema dei trasporti nella provincia di Modena dal periodo pre-unitario alla prima metà del XX secolo e aver compreso le motivazioni che all’interno del Piano di Ricostruzione redatto da Pucci nel 1947 hanno portato l’Amministrazione Comunale a decidere di dotare la città di una nuova autostazione, l’approfondita ricerca storico-documentaria che si è articolata attraverso la documentazione conservato in diversi archivi, ha permesso di ricostruire le vicende riguardanti il progetto, la costruzione e l’uso della stazione. Una serie di indagini conoscitive dirette sul manufatto architettonico (morfologia, materiali, tecniche costruttive, patologie di degrado) hanno permesso di capire e individuare le caratteristiche, le problematiche e le potenzialità del complesso. La destinazione d’uso scelta, l’Urban Center, è stata concepita in modo tale da permettere un forte legame tra la conservazione del bene architettonico nella sua materialità e la sua valorizzazione. La nuova destinazione d’uso oltre a dimostrarsi compatibile con le peculiarità e gerarchie spaziali intrinseche del complesso, si pone in linea con le dinamiche culturali in atto nella città che registrano un sempre maggior tentativo di interazione tra l’istituzione pubblica e il cittadino.
Conservazione e riuso di un edificio del dopoguerra : il caso della stazione delle autocorriere di Mario Pucci a Modena (1949-1953)
DE CUNTO, CLAUDIA;BASTIGLIA, ISABELLA
2010/2011
Abstract
La tesi di laurea ha come oggetto la Stazione delle autocorriere di Modena progettata dall’architetto e ingegnere Alberto Mario Pucci tra il 1949 e il 1953. Il complesso della stazione, vincolata nel 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (Dlg. 22/1/2004 n. 42, art. 10 c. 11 e 12) fa parte di quella produzione architettonica cosiddetta "minore" portatrice di valori culturali e sociali su cui oggi si riflette in termini di conservazione e riuso. Il futuro di questo luogo è tema di scottante attualità all’interno del dibattito cittadino e vede come fulcro della discussione l’individuazione di una destinazione d’uso compatibile con la materialità del manufatto architettonico capace di inserirsi in modo critico e attivo in un contesto urbano pluristratificato come quello dell’ex-Cittadella. Dal momento che la qualità del progetto sull’esistente si basa in misura determinante sulle conoscenze preliminari su cui si fonda, momento fondamentale prima di definire i modi e le forme del riuso è stato quello di definire un percorso conoscitivo in grado di mettere in luce criticità e potenzialità del complesso architettonico. Dopo aver ricostruito il sistema dei trasporti nella provincia di Modena dal periodo pre-unitario alla prima metà del XX secolo e aver compreso le motivazioni che all’interno del Piano di Ricostruzione redatto da Pucci nel 1947 hanno portato l’Amministrazione Comunale a decidere di dotare la città di una nuova autostazione, l’approfondita ricerca storico-documentaria che si è articolata attraverso la documentazione conservato in diversi archivi, ha permesso di ricostruire le vicende riguardanti il progetto, la costruzione e l’uso della stazione. Una serie di indagini conoscitive dirette sul manufatto architettonico (morfologia, materiali, tecniche costruttive, patologie di degrado) hanno permesso di capire e individuare le caratteristiche, le problematiche e le potenzialità del complesso. La destinazione d’uso scelta, l’Urban Center, è stata concepita in modo tale da permettere un forte legame tra la conservazione del bene architettonico nella sua materialità e la sua valorizzazione. La nuova destinazione d’uso oltre a dimostrarsi compatibile con le peculiarità e gerarchie spaziali intrinseche del complesso, si pone in linea con le dinamiche culturali in atto nella città che registrano un sempre maggior tentativo di interazione tra l’istituzione pubblica e il cittadino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/43861