Il tema della tesi è il riutilizzo di una qualsiasi rovina, di un edificio che fa parte della nostra memoria storica e materiale, di un edificio che permetta una riflessione, nostalgica o fulminea che si voglia, sul nostro destino, sul nostro esistere. La rovina, dal latino ruere, precipitare a terra, ci mostra in tutta onestà quale è il destino di ogni cosa. La presa di coscienza di questo significato può essere drammatica, se si intende la rovina come perdita di qualcosa, oppure nostalgico, se si intende la rovina come un ponte che innesca un cortocircuito tra passato e presente. La nostalgia è un sentimento potente che ci rende umili e aperti e ci permette di raccogliere le forze positive, fare tesoro delle esperienze passate per guidare quella tensione che ci spinge sempre ad andare avanti in una direzione creativa e nobile. Il passato e la morte, la distruzione e la rovina dunque, come energie positive per la ricostruzione, la vita, il presente. Nella rovina è fissata la lotta perenne tra la natura e la vita; G. Simmel diceva “la vita è forma, ma la vita esige più della forma. La vita è affetta dalla contraddizione di potersi realizzare solamente in forme e di non potersi esaurire in esse, dovendo superare e rompere ogni forma che ha creato. La vita è un continuo trascendersi, un continuo porre limiti nell’atto stesso di superarli”. Il fascino della rovina sta proprio in un gioco di paradossi, la morte che esorta alla vita e la vita che si evolve distruggendo. Nello specifico di questo progetto la rovina viene conservata proprio per queste valenze e al suo interno viene fatta crescere una nuova forma, ma poiché ormai abbiamo raggiunto la consapevolezza che ogni nuova forma ha un inizio e una fine, questa non ha la pretesa di essere eterna. La nuova forma è costituita da elementi smontabili, che all’occorrenza potranno essere rimossi o spostati. La nuova forma abita la preesistenza, vive e le dona vita, pronta a lasciare lo spazio a un’altra forma. Questo pensiero si traduce nell’utilizzo di materiali riciclabili, quali il ferro, il legno e il vetro, assemblati tra di loro con tecniche reversibili a formare grosse scatole sovrapponibili e smontabili.

Il presente del passato e il presente del futuro : memoria e speranza per i ruderi di Villa Litta Modignani ad Affori, Milano

PUCCIARELLI, ANDREA ANGELO
2010/2011

Abstract

Il tema della tesi è il riutilizzo di una qualsiasi rovina, di un edificio che fa parte della nostra memoria storica e materiale, di un edificio che permetta una riflessione, nostalgica o fulminea che si voglia, sul nostro destino, sul nostro esistere. La rovina, dal latino ruere, precipitare a terra, ci mostra in tutta onestà quale è il destino di ogni cosa. La presa di coscienza di questo significato può essere drammatica, se si intende la rovina come perdita di qualcosa, oppure nostalgico, se si intende la rovina come un ponte che innesca un cortocircuito tra passato e presente. La nostalgia è un sentimento potente che ci rende umili e aperti e ci permette di raccogliere le forze positive, fare tesoro delle esperienze passate per guidare quella tensione che ci spinge sempre ad andare avanti in una direzione creativa e nobile. Il passato e la morte, la distruzione e la rovina dunque, come energie positive per la ricostruzione, la vita, il presente. Nella rovina è fissata la lotta perenne tra la natura e la vita; G. Simmel diceva “la vita è forma, ma la vita esige più della forma. La vita è affetta dalla contraddizione di potersi realizzare solamente in forme e di non potersi esaurire in esse, dovendo superare e rompere ogni forma che ha creato. La vita è un continuo trascendersi, un continuo porre limiti nell’atto stesso di superarli”. Il fascino della rovina sta proprio in un gioco di paradossi, la morte che esorta alla vita e la vita che si evolve distruggendo. Nello specifico di questo progetto la rovina viene conservata proprio per queste valenze e al suo interno viene fatta crescere una nuova forma, ma poiché ormai abbiamo raggiunto la consapevolezza che ogni nuova forma ha un inizio e una fine, questa non ha la pretesa di essere eterna. La nuova forma è costituita da elementi smontabili, che all’occorrenza potranno essere rimossi o spostati. La nuova forma abita la preesistenza, vive e le dona vita, pronta a lasciare lo spazio a un’altra forma. Questo pensiero si traduce nell’utilizzo di materiali riciclabili, quali il ferro, il legno e il vetro, assemblati tra di loro con tecniche reversibili a formare grosse scatole sovrapponibili e smontabili.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-apr-2012
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/48241