A common element of western towns is the presence of tiny abandoned spaces, the “microspaces”. They are often neglected by people because they are invisible in the common tools of representation. To understand their relationships with the territory, the government and the citizens it has been necessary both to deepen the studies of Marc Augé and Gilles Clément and also to undertake a parallel reasearch to create the first basis for a theoretical definition. The microspace is characterized by the absence of functional, environmental, historical and , mainly, aesthetical value. It is identified by citizens as the element that most influences the negative perception of their urban landscape. This encourage the residents to work towards its qualification through the assignment of a specific value, useful to the community. Since microspaces have a “popular” vocation, the qualification was pursued by the participatory planning criteria, with the highest degree of autonomy: auto-project and self-management interventions. These kind of interventions stimulate the residents and give them a full management responsibility to think, plan and implement the physical changes related to the places where they live, since they are the only ones to face the quality and functionality of theirs decisions. To understand and define the real potential of microspaces is necessary to provide an initial mapping and investigate the best methods for a complete urban area detection and gathering of the qualitative data necessary to identify operational strategies for a effective qualification.

All’interno delle città occidentali è possibile riscontrare la presenza di una serie di spazi abbandonati di piccole dimensioni: i microspazi. Questi vengono solitamente lasciati all’incuria a causa della loro invisibilità negli strumenti consolidati della rappresentazione. Per conoscere le relazioni che instaurano con il territorio, le amministrazioni e i cittadini è stato necessario approfondire gli studi di Marc Augé e di Gilles Clément ed elaborare parallelamente un percorso conoscitivo che porti ad una prima ipotesi di definizione teorica. Il microspazio è caratterizzato dall’assenza di un valore funzionale, ambientale o storico, men che meno estetico. Al contrario, è identificato dai cittadini come l’elemento che più influisce nella percezione negativa del suo ambito di presenza. Ciò incoraggia la volontà dei residenti ad attivarsi per una loro qualificazione attraverso l’assegnazione di un’istanza specifica che sia utile alla collettività. Vista la vocazione “popolare” dei microspazi è stato pensato di attuare in merito, stimolando la loro potenzialità, attraverso i principi della progettazione partecipata; al suo più alto livello di autonomia: l’autoprogettazione e l’autogestione degli interventi, perché ciò attiva in prima persona i residenti e gli attribuisce la piena responsabilità gestionale nel pensare, progettare ed attuare le trasformazioni fisiche inerenti ai luoghi in cui vivono, essendo i soli a doversi poi confrontare con la qualità e la funzionalità di tali decisioni. Per poter comprendere e definire le effettive potenzialità offerte dai microspazi è necessario provvedere ad una loro prima mappatura ed indagare le metodologie più adatte ad una loro rilevazione su tutto il territorio urbano, per poter giungere ad una serie di dati qualitativi necessari all’identificazione delle strategie operative da adottare per una loro qualificazione efficace.

Il paesaggio urbano latente : verso una mappatura attiva dei microspazi

VEDOA', MARCO
2010/2011

Abstract

A common element of western towns is the presence of tiny abandoned spaces, the “microspaces”. They are often neglected by people because they are invisible in the common tools of representation. To understand their relationships with the territory, the government and the citizens it has been necessary both to deepen the studies of Marc Augé and Gilles Clément and also to undertake a parallel reasearch to create the first basis for a theoretical definition. The microspace is characterized by the absence of functional, environmental, historical and , mainly, aesthetical value. It is identified by citizens as the element that most influences the negative perception of their urban landscape. This encourage the residents to work towards its qualification through the assignment of a specific value, useful to the community. Since microspaces have a “popular” vocation, the qualification was pursued by the participatory planning criteria, with the highest degree of autonomy: auto-project and self-management interventions. These kind of interventions stimulate the residents and give them a full management responsibility to think, plan and implement the physical changes related to the places where they live, since they are the only ones to face the quality and functionality of theirs decisions. To understand and define the real potential of microspaces is necessary to provide an initial mapping and investigate the best methods for a complete urban area detection and gathering of the qualitative data necessary to identify operational strategies for a effective qualification.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-apr-2012
2010/2011
All’interno delle città occidentali è possibile riscontrare la presenza di una serie di spazi abbandonati di piccole dimensioni: i microspazi. Questi vengono solitamente lasciati all’incuria a causa della loro invisibilità negli strumenti consolidati della rappresentazione. Per conoscere le relazioni che instaurano con il territorio, le amministrazioni e i cittadini è stato necessario approfondire gli studi di Marc Augé e di Gilles Clément ed elaborare parallelamente un percorso conoscitivo che porti ad una prima ipotesi di definizione teorica. Il microspazio è caratterizzato dall’assenza di un valore funzionale, ambientale o storico, men che meno estetico. Al contrario, è identificato dai cittadini come l’elemento che più influisce nella percezione negativa del suo ambito di presenza. Ciò incoraggia la volontà dei residenti ad attivarsi per una loro qualificazione attraverso l’assegnazione di un’istanza specifica che sia utile alla collettività. Vista la vocazione “popolare” dei microspazi è stato pensato di attuare in merito, stimolando la loro potenzialità, attraverso i principi della progettazione partecipata; al suo più alto livello di autonomia: l’autoprogettazione e l’autogestione degli interventi, perché ciò attiva in prima persona i residenti e gli attribuisce la piena responsabilità gestionale nel pensare, progettare ed attuare le trasformazioni fisiche inerenti ai luoghi in cui vivono, essendo i soli a doversi poi confrontare con la qualità e la funzionalità di tali decisioni. Per poter comprendere e definire le effettive potenzialità offerte dai microspazi è necessario provvedere ad una loro prima mappatura ed indagare le metodologie più adatte ad una loro rilevazione su tutto il territorio urbano, per poter giungere ad una serie di dati qualitativi necessari all’identificazione delle strategie operative da adottare per una loro qualificazione efficace.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/50262