Il percorso di tesi si sviluppa nell’ambito di tematiche attinenti la progettazione e la riqualificazione paesaggistica di grandi spazi aperti attraversati da infrastrutture di notevoli dimensioni, luoghi in cui il paesaggio diviene spesso frammentato e privo di una propria identità. L’argomento viene esaminato considerando il caso di Amburgo ed in particolare le aree che si collocano a sud-est rispetto al centro della città, lungo la foce del fiume Bille, dove un groviglio di infrastrutture (assi stradali, ferroviari e canali navigabili) si dirama all’interno dell’area, dividendola in più parti. La genesi dell’idea è la naturale conseguenza della partecipazione al concorso per studenti di architettura e giovani laureati “Otto Linne Award for Urban Landscape Architecture 2011” incentrato sull’architettura di un paesaggio degradato dalla presenza di un eccessiva quantità di infrastrutture. L’esperienza della partecipazione al concorso ha stimolato una serie di riflessioni su un tema attualmente oggetto di ampi dibattiti che riguarda il rapporto tra le infrastrutture per la mobilità e i paesaggi dei territori da esse attraversati. La città di Amburgo, come molte altre città europee, ha vissuto gli anni del fervore costruttivo post-bellico e del boom economico, sviluppando le proprie reti di mobilità in base a criteri prevalentemente legati ad una visione mono-obiettivo di riduzione delle distanze (calcolate in termini spaziali, ma anche relative ai tempi di percorrenza), e dei costi di movimentazione. Ciò ha contribuito alla creazione di grandi vi di traffico che hanno distrutto o alterato negativamente i paesaggi esistenti con il risultato che le influenze negative sul paesaggio non sono state automaticamente superate quando le infrastrutture sono venute a perdere la loro funzione prevalente di canale per i flussi di mobilità. A restare attivo infatti, impresso nella forma e nell’organizzazione del tessuto costruito, è il segno dell’attraversamento da parte di uno spazio divenuto vuoto/inutilizzato, che aggiunge una nuova criticità a luoghi dall’identità già compromessa. I processi di modernizzazione urbana che storicamente si appoggiano sui concetti di canali, flussi, reti e sulla richiesta di una sempre più efficiente e articolata circolazione di mezzi, merci, persone, informazioni, denaro, hanno favorito, nella città contemporanea, lo sviluppo di molteplici tipi di infrastrutture destinate all’attraversamento. Tenendo conto di questi elementi soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta, in Europa, numerosi interventi di riqualificazione di comparti urbani e periurbani sono stati attuati proprio a partire dalla ridefinizione del rapporto infrastruttura/tessuto costruito mediante la riconfigurazione dei tracciati in uso e delle aree ad essi adiacenti, così come di quelli dismessi, e/o mediante attente scelte progettuali relative all’inserimento di nuovi tracciati o di parti di essi. L’evoluzione del processo di riqualificazione ha trasformato significativi tracciati stradali o ferroviari in parchi, giardini o piazze mentre in altri casi sono state implementate passeggiate pedonali o zone ricreative. Allo stesso tempo aree residuali abbandonate o spazi marginali, intrappolati tra svincoli e tangenziali di periferie attorno a cui è cresciuta la città, si sono naturalmente evoluti fino a costituire cospicue riserve di biodiversità entro cui la natura si è sviluppata spontaneamente. Nel primo caso abbiamo a che fare con vuoti da rimodellare, per cui l’attraversamento va ad acquisire diverso valore grazie ad un ampliamento delle sue forme di uso e fruizione. Diversamente, nel caso dei vuoti urbani colonizzati da vegetazione spontanea sfuggita al controllo dell’uomo, l’attraversamento si carica di un valore ecologico-ambientale e paesaggistico aggiunto, in quanto definisce un nuovo ambiente naturale urbano. E’ soprattutto nella dimensione urbana quindi che le infrastrutture, interpretate come spazi per l’attraversamento, abbracciano molti più temi legati alla costruzione e alla riqualificazione. Infatti, oltre a costituirsi come promettenti categorie progettuali di creazione di nuovi paesaggi, si candidano come validi dispositivi di fruizione, percezione e comprensione della dimensione metropolitana, al servizio quotidiano del cittadino. In queste nuove forme di paesaggio urbano l’ambiente d’orientamento è sicuramente il “giardino” inteso non solo nel suo significato reale, ma anche come ambito ideale di cura, coltivazione e produzione di risorse naturali e culturali. Così, nella città europea che oggi è più che mai mobile e incerta nei sui limiti, il nuovo “giardino” nasce dentro o attorno alle grandi infrastrutture per funzionare come elemento di qualificazione puntuale e per riaffermarsi come strategia figurativa di trasformazione della dimensione urbana, attraverso la costruzione di sistemi spaziali in cui naturale e artificiale si compenetrano vantaggiosamente. Da queste riflessioni ha preso corpo l’aspirazione ad intervenire nelle zone oggetto di studio attraverso applicando metodologie di riqualificazione paesaggistica delle aree attualmente semi abbandonate e dismesse che racchiudono un notevole potenziale di sviluppo in termini di recupero e di miglioramento della qualità di vita grazie soprattutto alla loro collocazione rispetto alla città consolidata. A partire dalla definizione dei concetti di attraversamento, di unione e di paesaggio urbano, lo studio mira a fornire una possibile soluzione per riconfigurare e riqualificare i vuoti creati da infrastrutture ferroviarie, stradali e canalizzazioni in ambito urbano, attive o dismesse, e a riallacciare i collegamenti tra le aree interrotte.

Strategie per un nuovo paesaggio lungo la foce del fiume Bille. Lo spazio di margine come opportunità : da luogo di transito a nuova porta della città

PERLINI, ALESSIA
2010/2011

Abstract

Il percorso di tesi si sviluppa nell’ambito di tematiche attinenti la progettazione e la riqualificazione paesaggistica di grandi spazi aperti attraversati da infrastrutture di notevoli dimensioni, luoghi in cui il paesaggio diviene spesso frammentato e privo di una propria identità. L’argomento viene esaminato considerando il caso di Amburgo ed in particolare le aree che si collocano a sud-est rispetto al centro della città, lungo la foce del fiume Bille, dove un groviglio di infrastrutture (assi stradali, ferroviari e canali navigabili) si dirama all’interno dell’area, dividendola in più parti. La genesi dell’idea è la naturale conseguenza della partecipazione al concorso per studenti di architettura e giovani laureati “Otto Linne Award for Urban Landscape Architecture 2011” incentrato sull’architettura di un paesaggio degradato dalla presenza di un eccessiva quantità di infrastrutture. L’esperienza della partecipazione al concorso ha stimolato una serie di riflessioni su un tema attualmente oggetto di ampi dibattiti che riguarda il rapporto tra le infrastrutture per la mobilità e i paesaggi dei territori da esse attraversati. La città di Amburgo, come molte altre città europee, ha vissuto gli anni del fervore costruttivo post-bellico e del boom economico, sviluppando le proprie reti di mobilità in base a criteri prevalentemente legati ad una visione mono-obiettivo di riduzione delle distanze (calcolate in termini spaziali, ma anche relative ai tempi di percorrenza), e dei costi di movimentazione. Ciò ha contribuito alla creazione di grandi vi di traffico che hanno distrutto o alterato negativamente i paesaggi esistenti con il risultato che le influenze negative sul paesaggio non sono state automaticamente superate quando le infrastrutture sono venute a perdere la loro funzione prevalente di canale per i flussi di mobilità. A restare attivo infatti, impresso nella forma e nell’organizzazione del tessuto costruito, è il segno dell’attraversamento da parte di uno spazio divenuto vuoto/inutilizzato, che aggiunge una nuova criticità a luoghi dall’identità già compromessa. I processi di modernizzazione urbana che storicamente si appoggiano sui concetti di canali, flussi, reti e sulla richiesta di una sempre più efficiente e articolata circolazione di mezzi, merci, persone, informazioni, denaro, hanno favorito, nella città contemporanea, lo sviluppo di molteplici tipi di infrastrutture destinate all’attraversamento. Tenendo conto di questi elementi soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta, in Europa, numerosi interventi di riqualificazione di comparti urbani e periurbani sono stati attuati proprio a partire dalla ridefinizione del rapporto infrastruttura/tessuto costruito mediante la riconfigurazione dei tracciati in uso e delle aree ad essi adiacenti, così come di quelli dismessi, e/o mediante attente scelte progettuali relative all’inserimento di nuovi tracciati o di parti di essi. L’evoluzione del processo di riqualificazione ha trasformato significativi tracciati stradali o ferroviari in parchi, giardini o piazze mentre in altri casi sono state implementate passeggiate pedonali o zone ricreative. Allo stesso tempo aree residuali abbandonate o spazi marginali, intrappolati tra svincoli e tangenziali di periferie attorno a cui è cresciuta la città, si sono naturalmente evoluti fino a costituire cospicue riserve di biodiversità entro cui la natura si è sviluppata spontaneamente. Nel primo caso abbiamo a che fare con vuoti da rimodellare, per cui l’attraversamento va ad acquisire diverso valore grazie ad un ampliamento delle sue forme di uso e fruizione. Diversamente, nel caso dei vuoti urbani colonizzati da vegetazione spontanea sfuggita al controllo dell’uomo, l’attraversamento si carica di un valore ecologico-ambientale e paesaggistico aggiunto, in quanto definisce un nuovo ambiente naturale urbano. E’ soprattutto nella dimensione urbana quindi che le infrastrutture, interpretate come spazi per l’attraversamento, abbracciano molti più temi legati alla costruzione e alla riqualificazione. Infatti, oltre a costituirsi come promettenti categorie progettuali di creazione di nuovi paesaggi, si candidano come validi dispositivi di fruizione, percezione e comprensione della dimensione metropolitana, al servizio quotidiano del cittadino. In queste nuove forme di paesaggio urbano l’ambiente d’orientamento è sicuramente il “giardino” inteso non solo nel suo significato reale, ma anche come ambito ideale di cura, coltivazione e produzione di risorse naturali e culturali. Così, nella città europea che oggi è più che mai mobile e incerta nei sui limiti, il nuovo “giardino” nasce dentro o attorno alle grandi infrastrutture per funzionare come elemento di qualificazione puntuale e per riaffermarsi come strategia figurativa di trasformazione della dimensione urbana, attraverso la costruzione di sistemi spaziali in cui naturale e artificiale si compenetrano vantaggiosamente. Da queste riflessioni ha preso corpo l’aspirazione ad intervenire nelle zone oggetto di studio attraverso applicando metodologie di riqualificazione paesaggistica delle aree attualmente semi abbandonate e dismesse che racchiudono un notevole potenziale di sviluppo in termini di recupero e di miglioramento della qualità di vita grazie soprattutto alla loro collocazione rispetto alla città consolidata. A partire dalla definizione dei concetti di attraversamento, di unione e di paesaggio urbano, lo studio mira a fornire una possibile soluzione per riconfigurare e riqualificare i vuoti creati da infrastrutture ferroviarie, stradali e canalizzazioni in ambito urbano, attive o dismesse, e a riallacciare i collegamenti tra le aree interrotte.
DENKINGER, PHILIP
ARC I - Scuola di Architettura e Società
23-apr-2012
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/51002