ma (s)se riabitiamo è il risultato di un’indagine volta ad indagare sul patrimonio edilizio rappresentato dalle Masserie all’interno del territorio Leccese. Il progetto parte dal presupposto di trovare una soluzione al problema diffuso dell’abbandono di questi manufatti che genera numerose conseguenze dannose all’ambiente, all’agricoltura e alle comunità contadine che abitano questi territori. La Masseria da sempre rappresenta un esempio di architettura agricola che instaura un rapporto biunivoco ed indissolubile con il territorio circostante, creando un equazione perfetta che garantisce la preservazione del paesaggio coltivato: con l’abbandono del manufatto coincide anche il deterioramento delle campagna. L’indagine è stata svolta all’interno di una porzione specifica di campagna limitrofa al centro urbano di Lecce, nello specifico lungo un tratto di strada secondaria che si trova in posizione strategica, essendo a metà tra la città e la litoranea. La ricerca lungo l’asse stradario scelto ha visto coinvolte una serie di complessi masserizzi, attraverso l’analisi dei quali abbiamo delineato la strategia di recupero. L’azione del riabitare si basa sulla convinzione che il recupero dell’identità architettonica delle masserie sia fondamentale per evitare la perdita di un esempio di vita tradizionale, tramandatasi nel tempo e, allo stesso tempo di sostenibilità, aspetto che gli conferisce un grado di attualizzazione nel contesto corrente. L’intento principale è stato quello di formulare un’idea strategica che rispondesse ai requisiti di fattibilità, compatibilità con il territorio e rispetto degli stilemi architettonici originali dei complessi edilizi in questione, garantendo una valida alternativa alle soluzione già profondamente diffuse sul territorio come agriturismi o complessi turistici. Quest’ultimi recludono le masserie a essere entità passive, le quali private della loro funzione originale di azienda agricole, si limitano ad essere “monumenti” architettonici esempio di ciò che sono state un tempo, senza trovare la loro naturale identità che si esplica attraverso il rapporto con l’agricoltura. ma (s)se riabitiamo si pone come obbiettivo di ridare a questi oggetti architettonici un ruolo attivo, ripristinando la funzione originale e riportandole ad essere potenziali infrastrutture dinamiche del territorio. Il meta progetto nasce da un formula precisa 1+10+20, nello specifico una masseria, dieci soci e venti ettari. Il risultato è la creazione di una micro realtà autosufficiente da ogni punto di vista, che si basa non soltato sul lavoro e la produzione agricola ma è volta a creare un ambiente che diventi sinergico e attrattivo per le presone che non solo vivono all’interno della masseria. Luogo di ritrovo e di riscoperta di una tradizione del passato. Il progetto acquista fattibilità anche dal supporto del PSR, Piano di Sviluppo Rurale, segno che anche da parte delle amministrazioni pubbliche esiste l’interesse di preservare e incentivare lo sviluppo dell’ambite agricolo. La fase successiva alla delineazione del metaprogetto ha visto la considerazione del caso studio della Masseria Paladini, con la quale si è giunti alla restituzione spaziale del meta progetto. Il progetto è stato condotto a diverse scale di intervento, partendo dalla configurazione dell’impianto che vede la preesistenza rapportasi con un nuovo elemento di annessione che si pone sull’altica traccia della fortificazione, proseguendo poi con risposte spaziali adeguate alle diverse funzioni che l’azienda agricola prevede. Dall’analisi del caso studio è emersa dunque l’importanza del recupero dei complessi masserizi, risorsa fondamentale per la preservazione del territorio agricolo e come attraverso il caso singolo esso possa essere motore trainante di un strategia ampliata a tutto il territorio leccese e salentino e regionale, riacquistando col tempo una ricchezza altrimenti perduta.

Ma(s)se riabitiamo ?

DI DONFRANCESCO, LAURA;GUANDALINI, MARTINA
2010/2011

Abstract

ma (s)se riabitiamo è il risultato di un’indagine volta ad indagare sul patrimonio edilizio rappresentato dalle Masserie all’interno del territorio Leccese. Il progetto parte dal presupposto di trovare una soluzione al problema diffuso dell’abbandono di questi manufatti che genera numerose conseguenze dannose all’ambiente, all’agricoltura e alle comunità contadine che abitano questi territori. La Masseria da sempre rappresenta un esempio di architettura agricola che instaura un rapporto biunivoco ed indissolubile con il territorio circostante, creando un equazione perfetta che garantisce la preservazione del paesaggio coltivato: con l’abbandono del manufatto coincide anche il deterioramento delle campagna. L’indagine è stata svolta all’interno di una porzione specifica di campagna limitrofa al centro urbano di Lecce, nello specifico lungo un tratto di strada secondaria che si trova in posizione strategica, essendo a metà tra la città e la litoranea. La ricerca lungo l’asse stradario scelto ha visto coinvolte una serie di complessi masserizzi, attraverso l’analisi dei quali abbiamo delineato la strategia di recupero. L’azione del riabitare si basa sulla convinzione che il recupero dell’identità architettonica delle masserie sia fondamentale per evitare la perdita di un esempio di vita tradizionale, tramandatasi nel tempo e, allo stesso tempo di sostenibilità, aspetto che gli conferisce un grado di attualizzazione nel contesto corrente. L’intento principale è stato quello di formulare un’idea strategica che rispondesse ai requisiti di fattibilità, compatibilità con il territorio e rispetto degli stilemi architettonici originali dei complessi edilizi in questione, garantendo una valida alternativa alle soluzione già profondamente diffuse sul territorio come agriturismi o complessi turistici. Quest’ultimi recludono le masserie a essere entità passive, le quali private della loro funzione originale di azienda agricole, si limitano ad essere “monumenti” architettonici esempio di ciò che sono state un tempo, senza trovare la loro naturale identità che si esplica attraverso il rapporto con l’agricoltura. ma (s)se riabitiamo si pone come obbiettivo di ridare a questi oggetti architettonici un ruolo attivo, ripristinando la funzione originale e riportandole ad essere potenziali infrastrutture dinamiche del territorio. Il meta progetto nasce da un formula precisa 1+10+20, nello specifico una masseria, dieci soci e venti ettari. Il risultato è la creazione di una micro realtà autosufficiente da ogni punto di vista, che si basa non soltato sul lavoro e la produzione agricola ma è volta a creare un ambiente che diventi sinergico e attrattivo per le presone che non solo vivono all’interno della masseria. Luogo di ritrovo e di riscoperta di una tradizione del passato. Il progetto acquista fattibilità anche dal supporto del PSR, Piano di Sviluppo Rurale, segno che anche da parte delle amministrazioni pubbliche esiste l’interesse di preservare e incentivare lo sviluppo dell’ambite agricolo. La fase successiva alla delineazione del metaprogetto ha visto la considerazione del caso studio della Masseria Paladini, con la quale si è giunti alla restituzione spaziale del meta progetto. Il progetto è stato condotto a diverse scale di intervento, partendo dalla configurazione dell’impianto che vede la preesistenza rapportasi con un nuovo elemento di annessione che si pone sull’altica traccia della fortificazione, proseguendo poi con risposte spaziali adeguate alle diverse funzioni che l’azienda agricola prevede. Dall’analisi del caso studio è emersa dunque l’importanza del recupero dei complessi masserizi, risorsa fondamentale per la preservazione del territorio agricolo e come attraverso il caso singolo esso possa essere motore trainante di un strategia ampliata a tutto il territorio leccese e salentino e regionale, riacquistando col tempo una ricchezza altrimenti perduta.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-apr-2012
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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