Il contesto, il quartiere Bicocca, polo universitario e residenziale, incontro di molteplici realtà permeabili che si confrontano , diviene lo scenario di questo progetto. Il soggetto principale: la vegetazione. Queste due realtà si intrecciano, si completano e modificano ponendosi in modo provocatorio come ipotesi di rottura di uno spazio troppo regolare, austero, imponente, sovradimensionato per le persone che lo vivono ogni giorno. Un progetto sulla natura e lo spazio pubblico, che si inserisce all’interno di un contesto culturale attento ai giardini dalle varietà incontaminate, come segno di volontaria rinuncia all’ intervento diretto su di esse. Davanti a queste due realtà, il procedimento passa attraverso la ricerca di un’esigenza che si tradurrà successivamente in risposta e quindi in progetto. La caratteristica che, a prima vista, emerge dal quartiere, è quella di sembrare immobile e finito, con la sua configurazione chiusa che non lascia spazio ad interventi, caratteristica propria dell’architettura; emerge il problema del tempo; il contesto si muove lungo un asse temporale, formato da diversi strati che lasciarono segni: prima c’erano le campagne, i corsi d’acqua, l’armatura dei tracciati propri delle industrie, tutti fattori che possono essere combinati, ma non cancellati. Mi permetto di leggere questo insediamento come non statico, approfittando del divenire delle cose, entrando in un processo di modificazione continua; mi permetto di sovrassegnarlo, di portare un’impronta ideologica nel quartiere, di effettuare un intervento sottile e quasi perverso, che lavora la dove gli altri vedono un difetto: lo spazio marginale, delle pieghe, degli interstizi; elogiando la vegetazione. La nascita delle stringhe verdi è conseguente al problema dell’accidentalità; confido nella spontaneità e casualità insita nella vegetazione, con l’intento di cercare un’interferenza significativa di alcune stringhe con la struttura regolare del contesto architettonico. Il progetto si prefigge di elaborare una “linea leggera d’orientamento”, che offra suggestioni importanti, crei nuove mobilità di percorrenza e fruizione dello spazio, che mantenga la percorribilità di un suolo pubblico pur facendo riemergere una “ traccia” di paesaggio. Spesso, nei paesaggi, la natura cambia la propria consistenza e forma a seconda delle ore, delle giornate o delle stagioni. Queste ‘linee’ cercheranno di materializzare un’atmosfera diversa.

Le crepe nel pavimento. L’ingresso della vegetazione nel suolo urbano della Bicocca mediante l’uso della stringa vegetale

RIZZOLI, DIANA
2010/2011

Abstract

Il contesto, il quartiere Bicocca, polo universitario e residenziale, incontro di molteplici realtà permeabili che si confrontano , diviene lo scenario di questo progetto. Il soggetto principale: la vegetazione. Queste due realtà si intrecciano, si completano e modificano ponendosi in modo provocatorio come ipotesi di rottura di uno spazio troppo regolare, austero, imponente, sovradimensionato per le persone che lo vivono ogni giorno. Un progetto sulla natura e lo spazio pubblico, che si inserisce all’interno di un contesto culturale attento ai giardini dalle varietà incontaminate, come segno di volontaria rinuncia all’ intervento diretto su di esse. Davanti a queste due realtà, il procedimento passa attraverso la ricerca di un’esigenza che si tradurrà successivamente in risposta e quindi in progetto. La caratteristica che, a prima vista, emerge dal quartiere, è quella di sembrare immobile e finito, con la sua configurazione chiusa che non lascia spazio ad interventi, caratteristica propria dell’architettura; emerge il problema del tempo; il contesto si muove lungo un asse temporale, formato da diversi strati che lasciarono segni: prima c’erano le campagne, i corsi d’acqua, l’armatura dei tracciati propri delle industrie, tutti fattori che possono essere combinati, ma non cancellati. Mi permetto di leggere questo insediamento come non statico, approfittando del divenire delle cose, entrando in un processo di modificazione continua; mi permetto di sovrassegnarlo, di portare un’impronta ideologica nel quartiere, di effettuare un intervento sottile e quasi perverso, che lavora la dove gli altri vedono un difetto: lo spazio marginale, delle pieghe, degli interstizi; elogiando la vegetazione. La nascita delle stringhe verdi è conseguente al problema dell’accidentalità; confido nella spontaneità e casualità insita nella vegetazione, con l’intento di cercare un’interferenza significativa di alcune stringhe con la struttura regolare del contesto architettonico. Il progetto si prefigge di elaborare una “linea leggera d’orientamento”, che offra suggestioni importanti, crei nuove mobilità di percorrenza e fruizione dello spazio, che mantenga la percorribilità di un suolo pubblico pur facendo riemergere una “ traccia” di paesaggio. Spesso, nei paesaggi, la natura cambia la propria consistenza e forma a seconda delle ore, delle giornate o delle stagioni. Queste ‘linee’ cercheranno di materializzare un’atmosfera diversa.
DI FRANCESCO, VALENTINA
ARC III - Scuola del Design
24-apr-2012
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/55621