Anche oggi sentiamo parlare spesso di stereotipi e pregiudizi, di razzismo e di antirazzismo, di innumerevoli forme di ostacoli alla comunicazione, che interferiscono con la capacità di cogliere l’individualità dell’interlocutore, rendendo difficile stabilire un rapporto basato sulla fiducia e aumentando la tendenza a recepire solo quella porzione di informazioni che conferma il proprio punto di vista. La tesi prende avvio da un confronto nato dalla percezione di una certa similitudine creata da una parte della definizione di stereotipo, data da Lippmann, nel suo famoso volume “L’opinione pubblica”, il quale dice che gli stereotipi sono come “vere e proprie immagini della realtà che nascono nella nostra testa”, per determinare il modo, spesso distorto ed esagerato, in cui percepiamo le persone e gli eventi. Dall'altra parte, vi è la definizione della caricatura, che è un’immagine reale del soggetto, in cui vengono accentuate fino al grottesco alcune caratteristiche. I primi due capitoli sono dedicati alla comprensione di questi due oggetti in questione. Nel primo capitolo, accanto all’approfondimento del termine e a una breve storia della caricatura, viene sottolineato il suo ruolo nella vita e nella comunicazione sociale. Il secondo capitolo è dedicato non solo all’approfondimento delle conoscenze sullo stereotipo, ma principalmente, alla valutazione del suo ruolo nella comunicazione interpersonale. Come si può intuire dai primi due capitoli, ciò che accomuna stereotipo e caricatura sono i processi inferenziali, che portano alla loro formazione. Nel terzo capitolo, dall’analisi approfondita di questi processi inferenziali si arriva alla conclusione che lo stereotipo è una “caricatura al rovescio”. Questi processi, (la categorizzazione, l’accentuazione delle somiglianze e delle differenze, l’esagerazione, la ricerca di coerenza e le correlazioni illusorie), sono simili e presenti per tutti e due i fenomeni, nella loro creazione e percezione. La caricatura, allo stesso tempo, a differenza dello stereotipo, presenta una visione critica della realtà, sulla quale tende a intervenire e a modificare puntualmente. Quanto allo scopo dello stereotipo (che per sua natura fornisce una visione ideologica), invece, è quello di tendere a conservare e conformare tutti gli aspetti della vita reale a concetti precedentemente stabiliti. Notando l’incredibile efficacia comunicativa della caricatura, ci si chiede quali siano le tecniche e i mezzi di comunicazione utilizzati per ottenere l’effetto desiderato. Si procede all’analisi delle caricature di cinque autori contemporanei. Dalle conclusioni tratte da questa analisi e dal confronto, la tesi propone un breve excursus, che ci induce a rivalutare la caricatura, proponendola come mezzo appropriato per la comunicazione dello stereotipo, con lo scopo del suo controllo, così necessario nella realtà contemporanea.

Caricare! Processi cognitivi e di comunicazione fra stereotipo e caricatura : un confronto

PRESNEACOVA, ELENA
2010/2011

Abstract

Anche oggi sentiamo parlare spesso di stereotipi e pregiudizi, di razzismo e di antirazzismo, di innumerevoli forme di ostacoli alla comunicazione, che interferiscono con la capacità di cogliere l’individualità dell’interlocutore, rendendo difficile stabilire un rapporto basato sulla fiducia e aumentando la tendenza a recepire solo quella porzione di informazioni che conferma il proprio punto di vista. La tesi prende avvio da un confronto nato dalla percezione di una certa similitudine creata da una parte della definizione di stereotipo, data da Lippmann, nel suo famoso volume “L’opinione pubblica”, il quale dice che gli stereotipi sono come “vere e proprie immagini della realtà che nascono nella nostra testa”, per determinare il modo, spesso distorto ed esagerato, in cui percepiamo le persone e gli eventi. Dall'altra parte, vi è la definizione della caricatura, che è un’immagine reale del soggetto, in cui vengono accentuate fino al grottesco alcune caratteristiche. I primi due capitoli sono dedicati alla comprensione di questi due oggetti in questione. Nel primo capitolo, accanto all’approfondimento del termine e a una breve storia della caricatura, viene sottolineato il suo ruolo nella vita e nella comunicazione sociale. Il secondo capitolo è dedicato non solo all’approfondimento delle conoscenze sullo stereotipo, ma principalmente, alla valutazione del suo ruolo nella comunicazione interpersonale. Come si può intuire dai primi due capitoli, ciò che accomuna stereotipo e caricatura sono i processi inferenziali, che portano alla loro formazione. Nel terzo capitolo, dall’analisi approfondita di questi processi inferenziali si arriva alla conclusione che lo stereotipo è una “caricatura al rovescio”. Questi processi, (la categorizzazione, l’accentuazione delle somiglianze e delle differenze, l’esagerazione, la ricerca di coerenza e le correlazioni illusorie), sono simili e presenti per tutti e due i fenomeni, nella loro creazione e percezione. La caricatura, allo stesso tempo, a differenza dello stereotipo, presenta una visione critica della realtà, sulla quale tende a intervenire e a modificare puntualmente. Quanto allo scopo dello stereotipo (che per sua natura fornisce una visione ideologica), invece, è quello di tendere a conservare e conformare tutti gli aspetti della vita reale a concetti precedentemente stabiliti. Notando l’incredibile efficacia comunicativa della caricatura, ci si chiede quali siano le tecniche e i mezzi di comunicazione utilizzati per ottenere l’effetto desiderato. Si procede all’analisi delle caricature di cinque autori contemporanei. Dalle conclusioni tratte da questa analisi e dal confronto, la tesi propone un breve excursus, che ci induce a rivalutare la caricatura, proponendola come mezzo appropriato per la comunicazione dello stereotipo, con lo scopo del suo controllo, così necessario nella realtà contemporanea.
ARC III - Scuola del Design
24-apr-2012
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/56003