The Residual is the place of contact between further urban expansions, an enclosed space to be regenerated, a void to be preserved and an opportunity to create new relations in the collapsed territory. There is no more available space to build again, it is necessary to work “in between”, to recover and re-generate what has remained: post-industrial relicts, handkerchiefs of land enclosed by infrastructures, suburban countryside. These are all residues where references are absent or weak, unsustainable holes with no relations and quality, demanding care and attention. The research proposes a change of direction: starting from a careful reading and interpretation of these "dispersion landscapes", it elaborates some original hypotheses to open those selected areas ("residual landscapes") to re-qualification dynamics. As the neighbourhood has been the research site for urban project during the XIX century, “void" - always full of latent signs, mixed uses and memories - becomes the crucial occasion for the design of contemporary public space, open to the scale of landscape. The research continues by tracing the conditions of fertility inside these complex areas (“fertile landscapes”), references for the investigational process and strategic tools to operate the transformation (i.e. solving critical tensions and opening potential values). Residual spaces are always changing areas, places with no fixed forms, structurally unstable, uncertain; they are “stand-by landscapes”, which gives the idea of waiting and precious opening to identity integration, but also suggests potential movement and change. Thanks to this availablility non-lieux become "strategic landscapes", testing design fields and units from which regeneration starts. Shapeless voids, if well designed in their internal tissue and put in relation one to the other, become dynamic systems for the re-development of critical contexts, fertile terrain with materials and traces for the re-construction of the future landscape. The discarded gap thus brings the value of suspension and assumes a new meaning, through the actions of architectural project: defining borders and figures (a line or a tree row), creating links (a path), layering (an excavation) or releasing (a specific opening). Due to the designer’s sensitive vision, the void becomes a new open centrality, in space and time, and an opportunity to re-compose contemporary landscape in terms of form, structure and balance.

Il "Residuale" è luogo di contatto tra densità d’espansioni successive, spazio intercluso da rigenerare, vuoto da preservare e occasione per innescare nuove relazioni. Non c’è più spazio a disposizione per costruire ancora, ci è chiesto piuttosto di lavorare tra gli spazi edificati, di recuperare e rigenerare quanto è rimasto libero: gli scarti interclusi, le dismissioni post-industriali, i ritagli tra gli svincoli autostradali, le campagne incolte, tutti quei residui di margine dove i punti di riferimento sono assenti, le permanenze deboli, la vivibilità insostenibile. Qui la ricerca si interroga per proporre un’inversione di rotta che, a partire da un attento lavoro di lettura e di reinterpretazione dei “paesaggi della dispersione”, elabora alcune ipotesi originali per aprire gli ambiti selezionati (“paesaggi residuali”) alla dinamica rigenerativa. Se l’isolato è stato il centro delle ricerche per la città del secolo XIX, la rete infrastrutturale e funzionale per la città moderna, così il “vuoto svuotato” privo di risonanze - che è sempre luogo denso di segni latenti e palinsesto di usi e memorie - diviene l’occasione nodale e dialettica per il progetto dello spazio pubblico contemporaneo, aperto alla scala del paesaggio (“paesaggi in transizione”). Sono poi rintracciate le condizioni di fertilità di questi spazi complessi (“paesaggi fertili”), che divengono punti d’appoggio per il processo di indagine e di riqualificazione e sono delineati gli strumenti operativi in grado di risolverne le criticità e di dispiegarne i valori potenziali. I Residui, luoghi in mutamento, spazi che raramente irrigidiscono le proprie forme, strutturalmente instabili, incerti e dunque disponibili alla trasformazione, si offrono quali “paesaggi strategici”, sedi privilegiate per la sperimentazione progettuale e cellule da cui partire per la rigenerazione del territorio esteso. Disegnati e curati al loro interno e messi a sistema reciproco e con l’esterno, gli spazi dello scarto divengono i sistemi dinamici di riqualificazione dei contesti critici (“stand-by” come movimento e trasformazione), sedimi stratificati ricchi di materiali e aperture per la costruzione del paesaggio futuro (“stand-by” come attesa e spazio per l’integrazione). Il progetto dello spazio intervallare, che porta con sé l’insostituibile valore della pausa e della sospensione, assume dunque un nuovo significato: grazie allo sguardo sensibile del progettista e alla trasformazione operata dal segno architettonico - che lavora delimitando (un bordo o un filare di alberi), istituendo legami (un percorso), stratificando (uno scavo) o liberando (un’apertura mirata) - esso diviene nuova centralità aperta sul territorio e occasione di ricomposizione del paesaggio contemporaneo, in termini di forma, struttura ed equilibrio, riconoscibile nello spazio e nel tempo.

"Paesaggi in transizione" : da vuoto informe a sedime fertile. Il progetto dello spazio residuale per la riqualificazione dei contesti di margine

ARIOLI, ANNA

Abstract

The Residual is the place of contact between further urban expansions, an enclosed space to be regenerated, a void to be preserved and an opportunity to create new relations in the collapsed territory. There is no more available space to build again, it is necessary to work “in between”, to recover and re-generate what has remained: post-industrial relicts, handkerchiefs of land enclosed by infrastructures, suburban countryside. These are all residues where references are absent or weak, unsustainable holes with no relations and quality, demanding care and attention. The research proposes a change of direction: starting from a careful reading and interpretation of these "dispersion landscapes", it elaborates some original hypotheses to open those selected areas ("residual landscapes") to re-qualification dynamics. As the neighbourhood has been the research site for urban project during the XIX century, “void" - always full of latent signs, mixed uses and memories - becomes the crucial occasion for the design of contemporary public space, open to the scale of landscape. The research continues by tracing the conditions of fertility inside these complex areas (“fertile landscapes”), references for the investigational process and strategic tools to operate the transformation (i.e. solving critical tensions and opening potential values). Residual spaces are always changing areas, places with no fixed forms, structurally unstable, uncertain; they are “stand-by landscapes”, which gives the idea of waiting and precious opening to identity integration, but also suggests potential movement and change. Thanks to this availablility non-lieux become "strategic landscapes", testing design fields and units from which regeneration starts. Shapeless voids, if well designed in their internal tissue and put in relation one to the other, become dynamic systems for the re-development of critical contexts, fertile terrain with materials and traces for the re-construction of the future landscape. The discarded gap thus brings the value of suspension and assumes a new meaning, through the actions of architectural project: defining borders and figures (a line or a tree row), creating links (a path), layering (an excavation) or releasing (a specific opening). Due to the designer’s sensitive vision, the void becomes a new open centrality, in space and time, and an opportunity to re-compose contemporary landscape in terms of form, structure and balance.
SPAGNOLO, ROBERTO
VALENTE, ILARIA PAMELA SIMONETTA
30-mar-2012
"Stand-by Landscapes" : from shapeless void to fertile terrain. Designing residual space for a re-qualification of edge-contexts
Il "Residuale" è luogo di contatto tra densità d’espansioni successive, spazio intercluso da rigenerare, vuoto da preservare e occasione per innescare nuove relazioni. Non c’è più spazio a disposizione per costruire ancora, ci è chiesto piuttosto di lavorare tra gli spazi edificati, di recuperare e rigenerare quanto è rimasto libero: gli scarti interclusi, le dismissioni post-industriali, i ritagli tra gli svincoli autostradali, le campagne incolte, tutti quei residui di margine dove i punti di riferimento sono assenti, le permanenze deboli, la vivibilità insostenibile. Qui la ricerca si interroga per proporre un’inversione di rotta che, a partire da un attento lavoro di lettura e di reinterpretazione dei “paesaggi della dispersione”, elabora alcune ipotesi originali per aprire gli ambiti selezionati (“paesaggi residuali”) alla dinamica rigenerativa. Se l’isolato è stato il centro delle ricerche per la città del secolo XIX, la rete infrastrutturale e funzionale per la città moderna, così il “vuoto svuotato” privo di risonanze - che è sempre luogo denso di segni latenti e palinsesto di usi e memorie - diviene l’occasione nodale e dialettica per il progetto dello spazio pubblico contemporaneo, aperto alla scala del paesaggio (“paesaggi in transizione”). Sono poi rintracciate le condizioni di fertilità di questi spazi complessi (“paesaggi fertili”), che divengono punti d’appoggio per il processo di indagine e di riqualificazione e sono delineati gli strumenti operativi in grado di risolverne le criticità e di dispiegarne i valori potenziali. I Residui, luoghi in mutamento, spazi che raramente irrigidiscono le proprie forme, strutturalmente instabili, incerti e dunque disponibili alla trasformazione, si offrono quali “paesaggi strategici”, sedi privilegiate per la sperimentazione progettuale e cellule da cui partire per la rigenerazione del territorio esteso. Disegnati e curati al loro interno e messi a sistema reciproco e con l’esterno, gli spazi dello scarto divengono i sistemi dinamici di riqualificazione dei contesti critici (“stand-by” come movimento e trasformazione), sedimi stratificati ricchi di materiali e aperture per la costruzione del paesaggio futuro (“stand-by” come attesa e spazio per l’integrazione). Il progetto dello spazio intervallare, che porta con sé l’insostituibile valore della pausa e della sospensione, assume dunque un nuovo significato: grazie allo sguardo sensibile del progettista e alla trasformazione operata dal segno architettonico - che lavora delimitando (un bordo o un filare di alberi), istituendo legami (un percorso), stratificando (uno scavo) o liberando (un’apertura mirata) - esso diviene nuova centralità aperta sul territorio e occasione di ricomposizione del paesaggio contemporaneo, in termini di forma, struttura ed equilibrio, riconoscibile nello spazio e nel tempo.
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