“How does a stranger build an image of a new city?” After having explored the meaning that the image of the city may take for its inhabitants, Kevin Lynch suggests some directions for future research, among them the study of urban landscape representation by foreign people. This paper presents an empirical research on mapping Milan through a sample of a hundred migrants, interviewed during the first period of their stay in town. The study proposes the possibility of creating a cartography which is different and more complex than technical ones, and which is able to reveal the ‘invisible landscapes’ inhabited by migrants. The survey takes as its starting point the idea suggested by Lynch in The image of the city to enquire into a subject which today appears as an emerging issue of the contemporary city, which is increasingly inhabited by transitory populations: What is the relationship between the urban landscape and its new inhabitants? In particular, the survey explores a re-reading of the elements (paths, edges, districts, nodes, landmarks) as introduced by Lynch in order to define the contents of a mental representation. At the same time it focuses on migrant’s specific condition in today’s city: a condition where the perception of the place aims at finding a direction in the urban landscape, rather than examining the urban layout legibility. Participants were asked to draw a map on the basis of their perception and experience of the city. From the mental maps drawn by the interviewees on the basis of these elements, variable geographies emerge where the urban objects that the migrants first relate to are revealed, as well as those that better lend themselves to the creation of an image of the city for people who are trying to get their bearings. While taking the representation of urban landscape by migrants as a gesture of self-organization within that landscape, this research reveals the structural and creative role of the ‘view’ of the inhabitants directly involved in the project of a multicultural city. The imaging and representing of an urban geography is actually an attempt at inhabiting the city ‘mentally’: this gesture makes explicit the act of taking to oneself a space which, no longer belonging to an estranging experience, changes into a space open to unpredictable living conditions.

“Come fa un estraneo a costruire l’immagine per una città che gli è nuova?” Dopo aver esplorato il significato che l’immagine della città può assumere per suoi abitanti, Kevin Lynch suggerisce alcuni indirizzi per future ricerche, fra i quali lo studio della rappresentazione dello spazio urbano da parte di popolazioni straniere. Il paper presenta una ricerca sperimentale di mappatura della città di Milano da parte di un campione di 100 immigrati, intervistati nella prima fase della loro permanenza in città. Questa indagine si propone di ideare una cartografia diversa e più complessa rispetto a quella tecnica, che sia capace di svelare i paesaggi invisibili abitati dai migranti nel loro primo accedere alla città. Essa coglie lo spunto proposto da Lynch nell’Immagine della città per indagare, a mezzo secolo di distanza, quello che appare oggi come un tema emergente nella città contemporanea, abitata in modo sempre più evidente da popolazioni migranti: la relazione col paesaggio urbano da parte dei suoi nuovi abitanti. In particolare viene proposta una rilettura delle ‘categorie formali di elementi tipo’ in cui Lynch divise l’immagine della città, declinandone i contenuti in funzione della condizione specifica del migrante nella città contemporanea: una condizione in cui la percezione del luogo è tesa a costruire un orientamento nello spazio urbano, e in questa tensione ad appropriarsi dello spazio, a significarlo e a renderlo famigliare. Dalle mappe mentali realizzate sulla base di tali categorie – e applicate al caso studio di Milano - emergono geografie variabili in cui sono evidenziati gli ‘elementi tipo’ che per primi si relazionano coi migranti, o che meglio si prestano alla costruzione di un’immagine di città per una persona che stia cercando di orientarvisi. Nel proporre la rappresentazione dello spazio urbano da parte dei nuovi abitanti quale gesto di auto-organizzazione di quello spazio, questa ricerca attribuisce un ruolo strutturale allo sguardo degli abitanti direttamente interessati dal progetto di città. Immaginare e rappresentare la geografia urbana corrisponde infatti al tentativo di abitare mentalmente la città: attraverso un gesto di tal genere si esplicita l’atto di appropriarsi di uno spazio che, da esperienza chiusa di straniamento, ha la possibilità di trasformarsi in luogo aperto ricco di imprevedibili condizioni dell’abitare.

La città sradicata. I migranti mappano Milano

PEZZONI, NAUSICA

Abstract

“How does a stranger build an image of a new city?” After having explored the meaning that the image of the city may take for its inhabitants, Kevin Lynch suggests some directions for future research, among them the study of urban landscape representation by foreign people. This paper presents an empirical research on mapping Milan through a sample of a hundred migrants, interviewed during the first period of their stay in town. The study proposes the possibility of creating a cartography which is different and more complex than technical ones, and which is able to reveal the ‘invisible landscapes’ inhabited by migrants. The survey takes as its starting point the idea suggested by Lynch in The image of the city to enquire into a subject which today appears as an emerging issue of the contemporary city, which is increasingly inhabited by transitory populations: What is the relationship between the urban landscape and its new inhabitants? In particular, the survey explores a re-reading of the elements (paths, edges, districts, nodes, landmarks) as introduced by Lynch in order to define the contents of a mental representation. At the same time it focuses on migrant’s specific condition in today’s city: a condition where the perception of the place aims at finding a direction in the urban landscape, rather than examining the urban layout legibility. Participants were asked to draw a map on the basis of their perception and experience of the city. From the mental maps drawn by the interviewees on the basis of these elements, variable geographies emerge where the urban objects that the migrants first relate to are revealed, as well as those that better lend themselves to the creation of an image of the city for people who are trying to get their bearings. While taking the representation of urban landscape by migrants as a gesture of self-organization within that landscape, this research reveals the structural and creative role of the ‘view’ of the inhabitants directly involved in the project of a multicultural city. The imaging and representing of an urban geography is actually an attempt at inhabiting the city ‘mentally’: this gesture makes explicit the act of taking to oneself a space which, no longer belonging to an estranging experience, changes into a space open to unpredictable living conditions.
GABELLINI, PATRIZIA
SALERNO, ROSSELLA
BONFANTINI, GIUSEPPE BERTRANDO
14-mar-2012
The uprooted city. Migrants mapping Milan
“Come fa un estraneo a costruire l’immagine per una città che gli è nuova?” Dopo aver esplorato il significato che l’immagine della città può assumere per suoi abitanti, Kevin Lynch suggerisce alcuni indirizzi per future ricerche, fra i quali lo studio della rappresentazione dello spazio urbano da parte di popolazioni straniere. Il paper presenta una ricerca sperimentale di mappatura della città di Milano da parte di un campione di 100 immigrati, intervistati nella prima fase della loro permanenza in città. Questa indagine si propone di ideare una cartografia diversa e più complessa rispetto a quella tecnica, che sia capace di svelare i paesaggi invisibili abitati dai migranti nel loro primo accedere alla città. Essa coglie lo spunto proposto da Lynch nell’Immagine della città per indagare, a mezzo secolo di distanza, quello che appare oggi come un tema emergente nella città contemporanea, abitata in modo sempre più evidente da popolazioni migranti: la relazione col paesaggio urbano da parte dei suoi nuovi abitanti. In particolare viene proposta una rilettura delle ‘categorie formali di elementi tipo’ in cui Lynch divise l’immagine della città, declinandone i contenuti in funzione della condizione specifica del migrante nella città contemporanea: una condizione in cui la percezione del luogo è tesa a costruire un orientamento nello spazio urbano, e in questa tensione ad appropriarsi dello spazio, a significarlo e a renderlo famigliare. Dalle mappe mentali realizzate sulla base di tali categorie – e applicate al caso studio di Milano - emergono geografie variabili in cui sono evidenziati gli ‘elementi tipo’ che per primi si relazionano coi migranti, o che meglio si prestano alla costruzione di un’immagine di città per una persona che stia cercando di orientarvisi. Nel proporre la rappresentazione dello spazio urbano da parte dei nuovi abitanti quale gesto di auto-organizzazione di quello spazio, questa ricerca attribuisce un ruolo strutturale allo sguardo degli abitanti direttamente interessati dal progetto di città. Immaginare e rappresentare la geografia urbana corrisponde infatti al tentativo di abitare mentalmente la città: attraverso un gesto di tal genere si esplicita l’atto di appropriarsi di uno spazio che, da esperienza chiusa di straniamento, ha la possibilità di trasformarsi in luogo aperto ricco di imprevedibili condizioni dell’abitare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/56862