This study, which is a research on metropolitan region of Tehran, presents a vision of sustainability in the context of reducing vulnerability to natural hazards and show how pre disaster planning can serve as a catalyst to create more inclusive metropolis based on the ideas of livability and equity. To lay out and examine what can be done differently to move Tehran towards sustainable urban future, the research proposes a pattern based on city’s potentials and distinctiveness. It develops a strategy with consideration of the earthquake fault lines and open public spaces corresponding to the 300 years old aqueduct system (with 1200 independent underground canals, covering over 730 square Kilometers of densely populated urban settlement) that is no longer in use. It analyzes the potential of developing an open public space network and green landscape, based on the historic aqueduct infrastructure to act as an urban catalyst for alleviating the impact of natural and man-made hazards, such as the predicted earthquake in Tehran, while reducing carbon emission in highly congested old urban parts. It proposes an integrated green parkland and emergency access infrastructure with local land use strategies in order to provide safe refuge corridors while responding to the communities need for cleaner and more livable neighborhoods with access to neighborhood parks and recreational options. Such site specific research helps recognize the complexities involved in planning for disasters, not only from the physical infrastructural perspectives, but most importantly the need to learn about the importance of social vulnerability of the communities that we engage with.

Lo studio presentato, una ricerca sull’area metropolitana di Tehran, propone una visione sostenibile nel contesto della riduzione della vulnerabilità ai rischi naturali e mostra come una pianificazione precedente all’emergenza possa servire da catalizzatore per creare una metropoli più accogliente, fondata sulla vivibilità ed equità. Per spingere Tehran verso una futura sostenibilità urbana, la ricerca propone un modello basato sulle potenzialità e peculiarità della città, che schematizza ed analizza ciò che può essere fatto in maniera differente. È stata sviluppata una strategia che considera le linee di faglia dei terremoti e gli spazi aperti pubblici che corrispondono all’acquedotto, non più in uso, di 300 anni fa (con 1200 canali sotterranei indipendenti che coprono un’area urbana densamente popolata di più di 730 chilometri quadrati). È stata analizzata la potenzialità di sviluppare una rete di spazi aperti e spazi verdi pubblici, utilizzando l’infrastruttura dell’acquedotto storico come catalizzatore urbano per mitigare l’impatto dei rischi naturali e antropici, come il terremoto previsto a Tehran, riducendo al tempo stesso le emissioni di anidride carbonica nelle zone urbane degradate fortemente congestionate. Viene proposto un sistema integrato di parchi e accessi per le emergenze impiegando strategie locali per l’uso del suolo per fornire corridoi di sicurezza e rispondere allo stesso tempo ai bisogni della comunità di quartieri più puliti e vivibili grazie all’accesso ai parchi di quartiere e ad attività ricreative. Una ricerca così specifica su un sito ha permesso di conoscere la complessità della pianificazione per le emergenze, non solo per quanto riguarda l’infrastruttura fisica, ma soprattutto per la necessità di conoscere l’importanza della vulnerabilità sociale delle comunità coinvolte.

Defining a pattern for sustainable development of Tehran

FADAEE, SETAREH

Abstract

This study, which is a research on metropolitan region of Tehran, presents a vision of sustainability in the context of reducing vulnerability to natural hazards and show how pre disaster planning can serve as a catalyst to create more inclusive metropolis based on the ideas of livability and equity. To lay out and examine what can be done differently to move Tehran towards sustainable urban future, the research proposes a pattern based on city’s potentials and distinctiveness. It develops a strategy with consideration of the earthquake fault lines and open public spaces corresponding to the 300 years old aqueduct system (with 1200 independent underground canals, covering over 730 square Kilometers of densely populated urban settlement) that is no longer in use. It analyzes the potential of developing an open public space network and green landscape, based on the historic aqueduct infrastructure to act as an urban catalyst for alleviating the impact of natural and man-made hazards, such as the predicted earthquake in Tehran, while reducing carbon emission in highly congested old urban parts. It proposes an integrated green parkland and emergency access infrastructure with local land use strategies in order to provide safe refuge corridors while responding to the communities need for cleaner and more livable neighborhoods with access to neighborhood parks and recreational options. Such site specific research helps recognize the complexities involved in planning for disasters, not only from the physical infrastructural perspectives, but most importantly the need to learn about the importance of social vulnerability of the communities that we engage with.
SECCHI, MARIALESSANDRA
FOLLI, MARIA GRAZIA
27-mar-2012
Lo studio presentato, una ricerca sull’area metropolitana di Tehran, propone una visione sostenibile nel contesto della riduzione della vulnerabilità ai rischi naturali e mostra come una pianificazione precedente all’emergenza possa servire da catalizzatore per creare una metropoli più accogliente, fondata sulla vivibilità ed equità. Per spingere Tehran verso una futura sostenibilità urbana, la ricerca propone un modello basato sulle potenzialità e peculiarità della città, che schematizza ed analizza ciò che può essere fatto in maniera differente. È stata sviluppata una strategia che considera le linee di faglia dei terremoti e gli spazi aperti pubblici che corrispondono all’acquedotto, non più in uso, di 300 anni fa (con 1200 canali sotterranei indipendenti che coprono un’area urbana densamente popolata di più di 730 chilometri quadrati). È stata analizzata la potenzialità di sviluppare una rete di spazi aperti e spazi verdi pubblici, utilizzando l’infrastruttura dell’acquedotto storico come catalizzatore urbano per mitigare l’impatto dei rischi naturali e antropici, come il terremoto previsto a Tehran, riducendo al tempo stesso le emissioni di anidride carbonica nelle zone urbane degradate fortemente congestionate. Viene proposto un sistema integrato di parchi e accessi per le emergenze impiegando strategie locali per l’uso del suolo per fornire corridoi di sicurezza e rispondere allo stesso tempo ai bisogni della comunità di quartieri più puliti e vivibili grazie all’accesso ai parchi di quartiere e ad attività ricreative. Una ricerca così specifica su un sito ha permesso di conoscere la complessità della pianificazione per le emergenze, non solo per quanto riguarda l’infrastruttura fisica, ma soprattutto per la necessità di conoscere l’importanza della vulnerabilità sociale delle comunità coinvolte.
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