Spesso le cave presentano una morfologia acquisita nel tempo, che ovviamente non si cura di rispondere a logiche estetiche, ma solamente al risultato del perdurare di azioni, come lo scavare appunto, regolate esclusivamente da fattori pratici e funzionali. Ed è proprio questo continuo plasmare la roccia che trasforma questi luoghi non più in natura, ma nemmeno in un manufatto dotato di una propria identità. In questo senso credo che il ruolo corretto di approccio per un progettista sia quello di prendere atto del valore semantico acquisito nel tempo dalla cava e di porsi, come mediatore, a metà, tra natura e artificialità per ricucire questo strappo, e riportare una sintonia tra i due fattori. Usualmente in interventi di questo tipo esistono due approcci principali. Il primo è quello di considerare la cava come una nuova area da urbanizzare, disponibile per essere trattata come un'area vuota che non può avere altro destino che quello di essere riprogettata per entrare a far parte del tessuto urbano. Questo ragionamento trova una facile giustificazione poiché il fine dell'architetto spesso si concretizza nel ruolo di sanatore di aree degradate mediante la "pulizia" dei luoghi e la riconversione degli stessi in uno spazio nuovo, che non considera l'evoluzione temporale dei luoghi. Questo tipo di intervento ignora il ruolo acquisito dalla cava, ovvero di terra di mezzo e luogo di confine tra natura e uomo, cercando di riportarla negli schemi della città definita e ordinata. L'altro tipo di approccio è rappresentato dalla "rinaturalizzazione", secondo l'idea che un sito naturale che è stato compromesso possa tornare incontaminato piantumandone la superficie e confidando nel potere di rigenerazione della Natura. Tuttavia risulta evidente come nella maggior parte delle cave sia pressoché impossibile ripristinare i luoghi allo stato di fatto precedente sotto l'aspetto naturalistico. A questo punto non si può non prendere consapevolezza che la cava, una volta dismessa, diventa un luogo nuovo, che può aprire nuove prospettive alla progettazione architettonica, urbana e del paesaggio. Partendo da questo ragionamento, il metodo utilizzato in questo progetto di riqualificazione è quello di un intervento di ricucitura tra la naturalità e l'artificialità di questo luogo, operato attraverso l'architettura. Ovvero creare un progetto che riesca ad esaltare le caratteristiche migliori di entrambi, per sciogliere l'antagonismo insito in questi due concetti e trovare una coabitazione in questo contenitore innovativo che la cava rappresenta. Da queste considerazioni nasce l'idea di una nuova e possibile evoluzione dello spazio di cava: "Da luogo produttivo a luogo della memoria e aggregatore di servizi pubblici e privati"

Progetto di riqualificazione della cava di basalto Rossberg. Evoluzione dello spazio di cava : da luogo produttivo a luogo della memoria e aggregatore di servizi pubblici e privati

PAULON, MARCO
2011/2012

Abstract

Spesso le cave presentano una morfologia acquisita nel tempo, che ovviamente non si cura di rispondere a logiche estetiche, ma solamente al risultato del perdurare di azioni, come lo scavare appunto, regolate esclusivamente da fattori pratici e funzionali. Ed è proprio questo continuo plasmare la roccia che trasforma questi luoghi non più in natura, ma nemmeno in un manufatto dotato di una propria identità. In questo senso credo che il ruolo corretto di approccio per un progettista sia quello di prendere atto del valore semantico acquisito nel tempo dalla cava e di porsi, come mediatore, a metà, tra natura e artificialità per ricucire questo strappo, e riportare una sintonia tra i due fattori. Usualmente in interventi di questo tipo esistono due approcci principali. Il primo è quello di considerare la cava come una nuova area da urbanizzare, disponibile per essere trattata come un'area vuota che non può avere altro destino che quello di essere riprogettata per entrare a far parte del tessuto urbano. Questo ragionamento trova una facile giustificazione poiché il fine dell'architetto spesso si concretizza nel ruolo di sanatore di aree degradate mediante la "pulizia" dei luoghi e la riconversione degli stessi in uno spazio nuovo, che non considera l'evoluzione temporale dei luoghi. Questo tipo di intervento ignora il ruolo acquisito dalla cava, ovvero di terra di mezzo e luogo di confine tra natura e uomo, cercando di riportarla negli schemi della città definita e ordinata. L'altro tipo di approccio è rappresentato dalla "rinaturalizzazione", secondo l'idea che un sito naturale che è stato compromesso possa tornare incontaminato piantumandone la superficie e confidando nel potere di rigenerazione della Natura. Tuttavia risulta evidente come nella maggior parte delle cave sia pressoché impossibile ripristinare i luoghi allo stato di fatto precedente sotto l'aspetto naturalistico. A questo punto non si può non prendere consapevolezza che la cava, una volta dismessa, diventa un luogo nuovo, che può aprire nuove prospettive alla progettazione architettonica, urbana e del paesaggio. Partendo da questo ragionamento, il metodo utilizzato in questo progetto di riqualificazione è quello di un intervento di ricucitura tra la naturalità e l'artificialità di questo luogo, operato attraverso l'architettura. Ovvero creare un progetto che riesca ad esaltare le caratteristiche migliori di entrambi, per sciogliere l'antagonismo insito in questi due concetti e trovare una coabitazione in questo contenitore innovativo che la cava rappresenta. Da queste considerazioni nasce l'idea di una nuova e possibile evoluzione dello spazio di cava: "Da luogo produttivo a luogo della memoria e aggregatore di servizi pubblici e privati"
BIANCONI, MAURO
MERZ, H.G.
AUSLENDER, ARIEL
ARC I - Scuola di Architettura e Società
26-lug-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/58661