Lo scopo di questo lavoro è quello di riconoscere i luoghi, fornire un atlante di immagini degli spazi e analizzare la percezione del loro valore. Tramite l’osservazione di questi elementi si sono potute trarre alcune considerazioni e avanzare temi di progetto. La tesi fa riferimento a posizioni espresse nella sala introduttiva al padiglione italiano della Biennale di Venezia del 1996 dove la fotografia viene presentata come supporto alla pianificazione urbanistica perché dà la possibilità di leggere la complessità dei luoghi abitati, le morfologie sociali e i fenomeni difficilmente cartografabili. Il progetto, realizzato da Gabriele Basilico con l’architetto Stefano Boeri, sosteneva l’importanza di “… costruire un modo di conoscenza e di rappresentazione che ponga al centro la necessità di avvicinare il punto di vista degli attori sociali, di comprendere il significato dei simboli della loro quotidianità; un modo di rappresentare le immagini dei luoghi degli abitanti con un linguaggio del senso comune, evidenziando le relazioni e i valori che permeano lo spazio abitativo … Questa ricerca trova nell’uso della fotografia un punto di riferimento importante per enfatizzare l’abbassamento della prospettiva d’analisi ad ‘altezza d’uomo’” . Il secondo riferimento viene dal libro di Lynch ‘L’immagine della città’ dove sono esposte alcune analisi di città statunitensi partendo dalla percezione che gli abitanti hanno di questi luoghi tramite questionari-interviste. Il testo si articola in tre capitoli principali: nei primi due si parla della fotografia di architettura e di paesaggio nel passato e nel presente, mentre nel terzo si approfondiscono i due riferimenti sopracitati con l’applicazione allo studio di un caso reale. Il lavoro apre con un breve excursus storico ed evolutivo della fotografia d’architettura e di paesaggio. Per affrontare il tema della fotografia del territorio sono stati studiati i principali lavori e servizi dal 1851 fino ai giorni nostri, nel capitolo II.2 vengono riportati i riassunti di alcune di queste iniziative molte delle quali hanno nomi famosi come i progetti a committenza pubblica della ‘Farm Security Administration’ (1935-1944) e la ‘Mission photographiques de la DATAR’ (1984-1988) o i lavori ad iniziativa privata come ‘Viaggio in Italia’ (1984) e ‘Beirut’ (1991). Altri hanno nomi meno conosciuti come per ‘Street Life in London’ (1876-1877) e ‘L’Observatoire photographique national du paysage’ (1989-oggi). Tutti i riassunti terminano con alcune immagini che mostrano le implicazione negli interventi di progetto. Per completare il quadro storico sono state realizzate le biografie di sei personaggi (gli Alinari vengono considerati come un unico personaggio anche se realmente si tratta di una società con il contributo di più soggetti). Anche alcuni di questi personaggi fanno parte di un bagaglio culturale diffuso (Ansel Adams 1902-1984, Walker Evans 1903-1975) ma altri sono meno noti, ma per questo non meno importanti (Charles Marville 1813-1879, Eugéne Atget 1857-1927). Dopo aver visto come si è evoluta la fotografia in questo campo, quali impulsi e finalità ha avuto in vari periodi e in diverse zone d’Europa e negli Stati Uniti, si sono volute esporre le finalità che a questo strumento sono state e tuttora vengono attribuite attraverso il pensiero dei fotografi e degli studiosi. Come per molte altre discipline, prima di cominciare a utilizzare uno strumento e formare un proprio linguaggio personale, bisogna conoscerne: la storia, l’evoluzione, come è stato impiegato, con che finalità e come i professionisti lo utilizzano oggi. Per questo motivo nel capitolo III si riassumono e si trattano questi quattro aspetti: finalità, strumenti, metodi e stili. Questi aspetti sono stati studiati anche con riferimento ad alcuni principali fotografi che operano oggi in Italia. Nel testo è riportata una sintesi tratta da più documenti (interviste, articoli e lavori), suddividendo tali fotografi in architetti e in non architetti e inserendo alcune immagini che sintetizzino il lavoro. La terza parte della tesi (cap.IV) è suddivisa in due approfondimenti. Il primo utilizza il riferimento al lavoro di Lynch per realizzare una raccolta di percezioni e racconti su una parte della città di Verona da parte di chi la abita o la vive. L’insieme di questi dati è raccolto con tre strumenti: i questionari-mappa, l’intervista a domanda aperta e le fotografie che i soggetti hanno realizzato lungo i luoghi. Il tutto è stato sintetizzato in una sorta di griglia che ne rende immediata la comprensione. Il secondo approfondimento è composta: da un’analisi di tipo più tradizionale, dalla ripresa di alcune immagini storiche e da un ‘Percorso fotografico urbano’ da me realizzato. Questo percorso di immagini è una sorta di sezione della città che, tramite le immagini, attraversa i vari stadi di sviluppo urbano dal centro storico alla prima periferia. Questo metodo di racconto permette di unire due forme d’indagine: una caratterizzata dalle tavole che possono restituire situazioni complesse e una dalle fotografie che permettono una lettura più immediata e di maggior dettaglio. Nell’ultima parte della tesi si avanzano alcune osservazioni e considerazioni sul perché alcune aree sono percepite e vissute meglio di altre e come queste possano diventare motivi di progetto.

La città e la fotografia. Percezioni multiple e suggerimenti per un'idea di progetto

MASCALZONI, MICHELE
2011/2012

Abstract

Lo scopo di questo lavoro è quello di riconoscere i luoghi, fornire un atlante di immagini degli spazi e analizzare la percezione del loro valore. Tramite l’osservazione di questi elementi si sono potute trarre alcune considerazioni e avanzare temi di progetto. La tesi fa riferimento a posizioni espresse nella sala introduttiva al padiglione italiano della Biennale di Venezia del 1996 dove la fotografia viene presentata come supporto alla pianificazione urbanistica perché dà la possibilità di leggere la complessità dei luoghi abitati, le morfologie sociali e i fenomeni difficilmente cartografabili. Il progetto, realizzato da Gabriele Basilico con l’architetto Stefano Boeri, sosteneva l’importanza di “… costruire un modo di conoscenza e di rappresentazione che ponga al centro la necessità di avvicinare il punto di vista degli attori sociali, di comprendere il significato dei simboli della loro quotidianità; un modo di rappresentare le immagini dei luoghi degli abitanti con un linguaggio del senso comune, evidenziando le relazioni e i valori che permeano lo spazio abitativo … Questa ricerca trova nell’uso della fotografia un punto di riferimento importante per enfatizzare l’abbassamento della prospettiva d’analisi ad ‘altezza d’uomo’” . Il secondo riferimento viene dal libro di Lynch ‘L’immagine della città’ dove sono esposte alcune analisi di città statunitensi partendo dalla percezione che gli abitanti hanno di questi luoghi tramite questionari-interviste. Il testo si articola in tre capitoli principali: nei primi due si parla della fotografia di architettura e di paesaggio nel passato e nel presente, mentre nel terzo si approfondiscono i due riferimenti sopracitati con l’applicazione allo studio di un caso reale. Il lavoro apre con un breve excursus storico ed evolutivo della fotografia d’architettura e di paesaggio. Per affrontare il tema della fotografia del territorio sono stati studiati i principali lavori e servizi dal 1851 fino ai giorni nostri, nel capitolo II.2 vengono riportati i riassunti di alcune di queste iniziative molte delle quali hanno nomi famosi come i progetti a committenza pubblica della ‘Farm Security Administration’ (1935-1944) e la ‘Mission photographiques de la DATAR’ (1984-1988) o i lavori ad iniziativa privata come ‘Viaggio in Italia’ (1984) e ‘Beirut’ (1991). Altri hanno nomi meno conosciuti come per ‘Street Life in London’ (1876-1877) e ‘L’Observatoire photographique national du paysage’ (1989-oggi). Tutti i riassunti terminano con alcune immagini che mostrano le implicazione negli interventi di progetto. Per completare il quadro storico sono state realizzate le biografie di sei personaggi (gli Alinari vengono considerati come un unico personaggio anche se realmente si tratta di una società con il contributo di più soggetti). Anche alcuni di questi personaggi fanno parte di un bagaglio culturale diffuso (Ansel Adams 1902-1984, Walker Evans 1903-1975) ma altri sono meno noti, ma per questo non meno importanti (Charles Marville 1813-1879, Eugéne Atget 1857-1927). Dopo aver visto come si è evoluta la fotografia in questo campo, quali impulsi e finalità ha avuto in vari periodi e in diverse zone d’Europa e negli Stati Uniti, si sono volute esporre le finalità che a questo strumento sono state e tuttora vengono attribuite attraverso il pensiero dei fotografi e degli studiosi. Come per molte altre discipline, prima di cominciare a utilizzare uno strumento e formare un proprio linguaggio personale, bisogna conoscerne: la storia, l’evoluzione, come è stato impiegato, con che finalità e come i professionisti lo utilizzano oggi. Per questo motivo nel capitolo III si riassumono e si trattano questi quattro aspetti: finalità, strumenti, metodi e stili. Questi aspetti sono stati studiati anche con riferimento ad alcuni principali fotografi che operano oggi in Italia. Nel testo è riportata una sintesi tratta da più documenti (interviste, articoli e lavori), suddividendo tali fotografi in architetti e in non architetti e inserendo alcune immagini che sintetizzino il lavoro. La terza parte della tesi (cap.IV) è suddivisa in due approfondimenti. Il primo utilizza il riferimento al lavoro di Lynch per realizzare una raccolta di percezioni e racconti su una parte della città di Verona da parte di chi la abita o la vive. L’insieme di questi dati è raccolto con tre strumenti: i questionari-mappa, l’intervista a domanda aperta e le fotografie che i soggetti hanno realizzato lungo i luoghi. Il tutto è stato sintetizzato in una sorta di griglia che ne rende immediata la comprensione. Il secondo approfondimento è composta: da un’analisi di tipo più tradizionale, dalla ripresa di alcune immagini storiche e da un ‘Percorso fotografico urbano’ da me realizzato. Questo percorso di immagini è una sorta di sezione della città che, tramite le immagini, attraversa i vari stadi di sviluppo urbano dal centro storico alla prima periferia. Questo metodo di racconto permette di unire due forme d’indagine: una caratterizzata dalle tavole che possono restituire situazioni complesse e una dalle fotografie che permettono una lettura più immediata e di maggior dettaglio. Nell’ultima parte della tesi si avanzano alcune osservazioni e considerazioni sul perché alcune aree sono percepite e vissute meglio di altre e come queste possano diventare motivi di progetto.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
26-lug-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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