Gli eventi catastrofici naturali costituiscono una potenziale origine di incidenti industriali poiché possono condurre al rilascio di sostanze pericolose da impianti di stoccaggio; gli incidenti così generati sono stati definiti NaTech, ad indicare la loro doppia composizione, naturale e tecnologica. Questi incidenti pongono, nelle aree soggette a catastrofi naturali, un rischio addizionale, di rilevante entità, in quanto la compresenza degli effetti dell’evento naturale contribuisce ad incrementare la probabilità che la popolazione sia esposta a conseguenze dannose per la salute o per la vita. Per questo motivo la peculiarità dei problemi posti dall’interazione tra catastrofi naturali e impianti chimico- industriali ha condotto alla necessità di elaborare specifiche procedure per la valutazione e la gestione del rischio NaTech. L’obiettivo del presente lavoro è quello di applicare il metodo sviluppato da Busini et al. (2010), che restituisce un indice rappresentativo della pericolosità dell’industria in esame (Key Hazard Indicator, KHI), ad un caso studio complesso, dato dalla quantità e dalla molteplicità delle sostanze stoccate, dalla vastità dell’area industriale e dalla compresenza di più rischi nel territorio in cui è ubicato l’impianto. Il presente studio ha inoltre l’obiettivo di stimare la vulnerabilità territoriale attraverso il metodo proposto da Marzo et al. (2012) che consta di due parti: la prima parte, convalidata, considera la densità demografica nell’area di interesse ed i centri vulnerabili al fine di individuare l’indice KVI (Key Vulnerability Index) del territorio; la seconda invece, sperimentale, introduce un ulteriore parametro, la Coping Capacity del sistema - territorio. Dall’aggregazione di questi parametri con il precedente KHI si ottiene, attraverso l’indice globale KRI (Key Risk Indicator), il rischio a cui il territorio è costantemente sottoposto per via dell’interazione tra lo stabilimento chimico e le possibili catastrofi naturali. Per avere un riscontro positivo con la realtà riguardo le analisi condotte, si utilizzerà il software ARIPAR-GIS che consente di valutare, in termini quantitativi, il rischio industriale. Nell’elaborato qui proposto vengono in aggiunta introdotti e pianificati due cronoprogrammi, per scenari incidentali iniziati rispettivamente da un evento sismico e da un evento alluvionale, raffiguranti la sequenza cronologica delle attività da svolgere durante le fasi (normalità, pre- allarme, allarme ed emergenza), la definizione dei ruoli dei vari attori coinvolti e le gerarchie esistenti fra loro.

Valutazione del rischio NaTech relativo ad eventi sismici ed alluvionali per un impianto industriale

GIACOMINI, ANDREA;BOLIS, BEATRICE
2011/2012

Abstract

Gli eventi catastrofici naturali costituiscono una potenziale origine di incidenti industriali poiché possono condurre al rilascio di sostanze pericolose da impianti di stoccaggio; gli incidenti così generati sono stati definiti NaTech, ad indicare la loro doppia composizione, naturale e tecnologica. Questi incidenti pongono, nelle aree soggette a catastrofi naturali, un rischio addizionale, di rilevante entità, in quanto la compresenza degli effetti dell’evento naturale contribuisce ad incrementare la probabilità che la popolazione sia esposta a conseguenze dannose per la salute o per la vita. Per questo motivo la peculiarità dei problemi posti dall’interazione tra catastrofi naturali e impianti chimico- industriali ha condotto alla necessità di elaborare specifiche procedure per la valutazione e la gestione del rischio NaTech. L’obiettivo del presente lavoro è quello di applicare il metodo sviluppato da Busini et al. (2010), che restituisce un indice rappresentativo della pericolosità dell’industria in esame (Key Hazard Indicator, KHI), ad un caso studio complesso, dato dalla quantità e dalla molteplicità delle sostanze stoccate, dalla vastità dell’area industriale e dalla compresenza di più rischi nel territorio in cui è ubicato l’impianto. Il presente studio ha inoltre l’obiettivo di stimare la vulnerabilità territoriale attraverso il metodo proposto da Marzo et al. (2012) che consta di due parti: la prima parte, convalidata, considera la densità demografica nell’area di interesse ed i centri vulnerabili al fine di individuare l’indice KVI (Key Vulnerability Index) del territorio; la seconda invece, sperimentale, introduce un ulteriore parametro, la Coping Capacity del sistema - territorio. Dall’aggregazione di questi parametri con il precedente KHI si ottiene, attraverso l’indice globale KRI (Key Risk Indicator), il rischio a cui il territorio è costantemente sottoposto per via dell’interazione tra lo stabilimento chimico e le possibili catastrofi naturali. Per avere un riscontro positivo con la realtà riguardo le analisi condotte, si utilizzerà il software ARIPAR-GIS che consente di valutare, in termini quantitativi, il rischio industriale. Nell’elaborato qui proposto vengono in aggiunta introdotti e pianificati due cronoprogrammi, per scenari incidentali iniziati rispettivamente da un evento sismico e da un evento alluvionale, raffiguranti la sequenza cronologica delle attività da svolgere durante le fasi (normalità, pre- allarme, allarme ed emergenza), la definizione dei ruoli dei vari attori coinvolti e le gerarchie esistenti fra loro.
MARZO, ENRICO
ING I - Scuola di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale
26-lug-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2012_07_Bolis_Giacomini.pdf

non accessibile

Descrizione: Testo della Tesi
Dimensione 5.45 MB
Formato Adobe PDF
5.45 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/58961