L’idea originaria è stata quella di cercare un’attività della storia dell’uomo che fosse andata progressivamente scomparendo, soprattutto in ambito urbano domestico. La risposta è stata immediata: l’agricoltura. Il coltivare ha perso valore di sussistenza nella dimensione privata, lasciando spazio ad un progressivo allontanamento dell’essere umano dalla natura, o meglio dal cibo piantato, fatto crescere, poi raccolto e consumato. Questo distacco è accentuato maggiormente nelle aree urbane densamente popolate, dove la dimensione naturale si deve necessariamente adattare a condizioni di spazio limitate: il giardino lascia spazio ad un balcone, nella migliore delle ipotesi, ad un terrazzo. Tuttavia dopo un periodo di uso indiscriminato di pesticidi e concimi chimici, dannosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo, l’attenzione dei consumatori si è destata, e con essa è nata e maturata una coscienza “verde” sempre più critica e attenta. Ho fatto leva proprio su questa scrupolosità nella scelta degli alimenti, soprattutto di frutta e verdura, per definire la mission: creare un oggetto che permettesse di coltivare in spazi ristretti in modo semplice e pratico, evitando sprechi di acqua e energia elettrica, in armonia con i tempi e le stagioni della natura. Ho evidenziato quindi quattro macroambiti che definissero le aree di maggior interesse e approfondimento per costruire il progetto: la necessità di coltivare in tutte le stagioni, la semplicità di utilizzo, la possibilità di sfruttare piccoli spazi, la necessità di ridurre la distanza uomo-natura. Negli ultimi quindici anni, infatti, si afferma una svolta decisiva nel consumo di cibo: la nascita delle scienze legate allo studio degli alimenti e del consumo che di essi si fa. Nasce la concezione di cibi sani e cibi spazzatura, entra in crisi il modello produttivista basato sull’industrializzazione della produzione agricola e alimentare, sulle monocolture, sull’uso di pesticidi e fertilizzanti: le persone capiscono i problemi di salute che possono insorgere non solo da una dieta sbagliata, ma anche dall’assunzione di cibo trattato con determinati agenti chimici. In questo senso è avvenuta una riduzione del gap uomo-natura: prevale un’attenzione alle materie prime, in particolare ortaggi e frutta, preferendo prodotti BIO, coltivati secondo le stagionalità, senza pesticidi e concimi chimici, con un occhio di riguardo ai consumi idrici e elettrici necessari alla coltura stessa. Era quindi necessario riprodurre un piccolo appezzamento di terreno posizionabile nei piccoli spazi all’aria aperta forniti dalle abitazioni. Unendo le linee guida fornite in questa presentazione ho potuto giungere alla progettazione e realizzazione di un vaso di ridotte dimensioni, in materiale polimerico, studiato appositamente per utilizzare la tecnica dell’idrocoltura, che non necessita di terriccio e che favorisce la crescita naturale della pianta. In questo modo, con pochi accorgimenti, potranno essere sempre presenti sui balconi di chi vive in città diversi tipi di vegetali.

Amoenus. Progetto di un sistema per la coltivazione dell'orto in contesti urbani e domestici

FUMAGALLI, DANIELE
2011/2012

Abstract

L’idea originaria è stata quella di cercare un’attività della storia dell’uomo che fosse andata progressivamente scomparendo, soprattutto in ambito urbano domestico. La risposta è stata immediata: l’agricoltura. Il coltivare ha perso valore di sussistenza nella dimensione privata, lasciando spazio ad un progressivo allontanamento dell’essere umano dalla natura, o meglio dal cibo piantato, fatto crescere, poi raccolto e consumato. Questo distacco è accentuato maggiormente nelle aree urbane densamente popolate, dove la dimensione naturale si deve necessariamente adattare a condizioni di spazio limitate: il giardino lascia spazio ad un balcone, nella migliore delle ipotesi, ad un terrazzo. Tuttavia dopo un periodo di uso indiscriminato di pesticidi e concimi chimici, dannosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo, l’attenzione dei consumatori si è destata, e con essa è nata e maturata una coscienza “verde” sempre più critica e attenta. Ho fatto leva proprio su questa scrupolosità nella scelta degli alimenti, soprattutto di frutta e verdura, per definire la mission: creare un oggetto che permettesse di coltivare in spazi ristretti in modo semplice e pratico, evitando sprechi di acqua e energia elettrica, in armonia con i tempi e le stagioni della natura. Ho evidenziato quindi quattro macroambiti che definissero le aree di maggior interesse e approfondimento per costruire il progetto: la necessità di coltivare in tutte le stagioni, la semplicità di utilizzo, la possibilità di sfruttare piccoli spazi, la necessità di ridurre la distanza uomo-natura. Negli ultimi quindici anni, infatti, si afferma una svolta decisiva nel consumo di cibo: la nascita delle scienze legate allo studio degli alimenti e del consumo che di essi si fa. Nasce la concezione di cibi sani e cibi spazzatura, entra in crisi il modello produttivista basato sull’industrializzazione della produzione agricola e alimentare, sulle monocolture, sull’uso di pesticidi e fertilizzanti: le persone capiscono i problemi di salute che possono insorgere non solo da una dieta sbagliata, ma anche dall’assunzione di cibo trattato con determinati agenti chimici. In questo senso è avvenuta una riduzione del gap uomo-natura: prevale un’attenzione alle materie prime, in particolare ortaggi e frutta, preferendo prodotti BIO, coltivati secondo le stagionalità, senza pesticidi e concimi chimici, con un occhio di riguardo ai consumi idrici e elettrici necessari alla coltura stessa. Era quindi necessario riprodurre un piccolo appezzamento di terreno posizionabile nei piccoli spazi all’aria aperta forniti dalle abitazioni. Unendo le linee guida fornite in questa presentazione ho potuto giungere alla progettazione e realizzazione di un vaso di ridotte dimensioni, in materiale polimerico, studiato appositamente per utilizzare la tecnica dell’idrocoltura, che non necessita di terriccio e che favorisce la crescita naturale della pianta. In questo modo, con pochi accorgimenti, potranno essere sempre presenti sui balconi di chi vive in città diversi tipi di vegetali.
ARC III - Scuola del Design
27-lug-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/61681