Nell’ ultimo secolo il bagno si è imposto sempre di più nell’ambiente domestico ed è passato da luogo recesso dell’abitazione ad essere la stanza più curata della casa. Come se volesse rifarsi degli anni passati, ora vuole uscire dai propri confini e diventare l’abiente principale e comportars come un salotto. Il design ha così iniziato ad interessarsi sempre di più di arredo bagno, che oggi è diventato un settore piuttosto rilevante nel panorama industriale italiano. Le aziende leader del mercato puntano sempre di più su un prodotto industriale ma con un anima artigianale, che loro amano definire “sartoriale” perchè cucito su misura del cliente. Allo stesso tempo è un prodotto con una forte componente immateriale: si punta moltissimo sul prodotto esperienziale, andando a ripescare archetipi dalla storie e da culure esotiche. Un’ azienda come Ikea che non può seguire questo tipo di produzione, deve trovare il modo di coinvolgere l’utente in un esperienza in modi diversi. Tenendo conto che una delle principali critiche rivolte al colosso del mobile è l’eccessiva omologazione - possiamo trovare bagni Ikea identici da Hong Kong a Berlino - la soluzione potrebbe essere di dare la possibilità al cliente di esprimere la propria creatività, creando per conto proprio il mobile che meglio soddisfa le sue esigenze. Il tema diventa quello dell’ autoproduzione intesa come personalizzazione. Un tema caro a molti giovani designer che sperimentano su vari materiali, ma moltissimo sul legno, nuove modalità di produzione. E’ un tema, questo, che ha molte faccie e si è manifestato in diverse forme. A partire dalla serie Krat di Thomas Reitveld, che costituisce un archetipo che sta alla base delle modalità di distribuzione Ikea e passando per le proposte per un Autoproduzione di Enzo Mari, con un fine più educativo, la riflessione sull’autocostruzione di prodotti arriva fino a oggi, dove si manifesta come un nuovo tipo artigianalità e nuovo modello di business. Qui si vuole inoltre collocare l’estetica del mobile autoprodotto in un luogo finora non toccato da questo tema e che presenta caratteristiche formali apparentemente inconciliabili con l’autoproduzione.
Farsi un bagno. Una proposta di autocostruzione per l'ambiente bagno
CARRARO, GIANLUCA
2011/2012
Abstract
Nell’ ultimo secolo il bagno si è imposto sempre di più nell’ambiente domestico ed è passato da luogo recesso dell’abitazione ad essere la stanza più curata della casa. Come se volesse rifarsi degli anni passati, ora vuole uscire dai propri confini e diventare l’abiente principale e comportars come un salotto. Il design ha così iniziato ad interessarsi sempre di più di arredo bagno, che oggi è diventato un settore piuttosto rilevante nel panorama industriale italiano. Le aziende leader del mercato puntano sempre di più su un prodotto industriale ma con un anima artigianale, che loro amano definire “sartoriale” perchè cucito su misura del cliente. Allo stesso tempo è un prodotto con una forte componente immateriale: si punta moltissimo sul prodotto esperienziale, andando a ripescare archetipi dalla storie e da culure esotiche. Un’ azienda come Ikea che non può seguire questo tipo di produzione, deve trovare il modo di coinvolgere l’utente in un esperienza in modi diversi. Tenendo conto che una delle principali critiche rivolte al colosso del mobile è l’eccessiva omologazione - possiamo trovare bagni Ikea identici da Hong Kong a Berlino - la soluzione potrebbe essere di dare la possibilità al cliente di esprimere la propria creatività, creando per conto proprio il mobile che meglio soddisfa le sue esigenze. Il tema diventa quello dell’ autoproduzione intesa come personalizzazione. Un tema caro a molti giovani designer che sperimentano su vari materiali, ma moltissimo sul legno, nuove modalità di produzione. E’ un tema, questo, che ha molte faccie e si è manifestato in diverse forme. A partire dalla serie Krat di Thomas Reitveld, che costituisce un archetipo che sta alla base delle modalità di distribuzione Ikea e passando per le proposte per un Autoproduzione di Enzo Mari, con un fine più educativo, la riflessione sull’autocostruzione di prodotti arriva fino a oggi, dove si manifesta come un nuovo tipo artigianalità e nuovo modello di business. Qui si vuole inoltre collocare l’estetica del mobile autoprodotto in un luogo finora non toccato da questo tema e che presenta caratteristiche formali apparentemente inconciliabili con l’autoproduzione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/61981