Ercolano si presenta come un territorio densamente edificato con un tessuto connettivo urbano frammentato e questo carattere si riscontra anche nell’area della città in cui è ubicato il sito archeologico. Il progetto affonda le sue basi nell’osservazione del sito e soprattutto dalle sensazioni ricevute durante il sopralluogo, che hanno messo in evidenza una serie di difficoltà sia logistiche che di comprensione del sito stesso. Oggi manca una trasposizione progettuale che aiuti la fruizione e completi la narrazione dell’area archeologica, mettendo in risalto l’evento eruttivo, che ha permesso la conservazione della città antica. Il progetto “Costruire Sottraendo. Il Nuovo Ingresso all’Area Archeologica di Ercolano” pone quindi a diretto confronto “causa” ed “effetto”, scavi ed eruzione, attraverso la realizzazione di un nuovo accesso agli scavi, di un antiquarium e di uno spazio ipogeo. Il percorso che il fruitore intraprende è indicato da un muro continuo che accompagna la visita ed è il movimento stesso dell’utente a legare questi tre eventi architettonici. Il nuovo accesso delimitato da questo muro lega la città moderna con quella antica con un cambio di quota che ne sottolinea il passaggio e introduce all’ipogeo. In tale spazio è fisicamente visibile la potenza dell’eruzione grazie ad una visione dall’ “interno”, un ipogeo che permette di vedere da una prospettiva nuova il prodotto dell’eruzione. La realizzazione di questo spazio introduce un’operazione di ricollocazione del materiale di scavo, che assume una modalità operativa linguisticamente semplice di sottrazione e addizione, che regola l’intero progetto. La roccia estratta viene utilizzata come materiale da costruzione dell’ intero progetto: del muro-percorso e della pavimentazione, dalla quale vengono estruse le basi per i supporti espositivi nelle sale dell’antiquarium. La riutilizzazione della pietra lavica continua il ciclo naturale e porta con sé la sua originaria formazione. Questo gesto prende origine dalla natura, dal Vesuvio da sempre percepito come fonte di distruzione. Nel progetto il prodotto dell’eruzione assume una nuova consistenza, un nuovo valore.
Costruire sottraendo. Il nuovo ingresso all'area archeologica di Ercolano
2011/2012
Abstract
Ercolano si presenta come un territorio densamente edificato con un tessuto connettivo urbano frammentato e questo carattere si riscontra anche nell’area della città in cui è ubicato il sito archeologico. Il progetto affonda le sue basi nell’osservazione del sito e soprattutto dalle sensazioni ricevute durante il sopralluogo, che hanno messo in evidenza una serie di difficoltà sia logistiche che di comprensione del sito stesso. Oggi manca una trasposizione progettuale che aiuti la fruizione e completi la narrazione dell’area archeologica, mettendo in risalto l’evento eruttivo, che ha permesso la conservazione della città antica. Il progetto “Costruire Sottraendo. Il Nuovo Ingresso all’Area Archeologica di Ercolano” pone quindi a diretto confronto “causa” ed “effetto”, scavi ed eruzione, attraverso la realizzazione di un nuovo accesso agli scavi, di un antiquarium e di uno spazio ipogeo. Il percorso che il fruitore intraprende è indicato da un muro continuo che accompagna la visita ed è il movimento stesso dell’utente a legare questi tre eventi architettonici. Il nuovo accesso delimitato da questo muro lega la città moderna con quella antica con un cambio di quota che ne sottolinea il passaggio e introduce all’ipogeo. In tale spazio è fisicamente visibile la potenza dell’eruzione grazie ad una visione dall’ “interno”, un ipogeo che permette di vedere da una prospettiva nuova il prodotto dell’eruzione. La realizzazione di questo spazio introduce un’operazione di ricollocazione del materiale di scavo, che assume una modalità operativa linguisticamente semplice di sottrazione e addizione, che regola l’intero progetto. La roccia estratta viene utilizzata come materiale da costruzione dell’ intero progetto: del muro-percorso e della pavimentazione, dalla quale vengono estruse le basi per i supporti espositivi nelle sale dell’antiquarium. La riutilizzazione della pietra lavica continua il ciclo naturale e porta con sé la sua originaria formazione. Questo gesto prende origine dalla natura, dal Vesuvio da sempre percepito come fonte di distruzione. Nel progetto il prodotto dell’eruzione assume una nuova consistenza, un nuovo valore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/65401