Nella fascia sub-sahariana dell’Africa occidentale il Niger è uno dei paesi più poveri: all’elevata indigenza della popolazione si associano profonde problematiche di carattere socio-sanitario che colpiscono soprattutto le fasce più deboli della società, ovvero le donne ed i bambini. All’interno di un programma d’intervento promosso dall’associazione Commenda-Solart, è stata definita la necessità di complesso polifunzionale (ambulatorio ginecologico, aule e residenze) in grado di rappresentare un punto di riferimento per l’intera comunità. Scopo del progetto non è solo quello di realizzare un edificio di pubblica utilità, ma anche quello di adottare materiali e tecniche di costruzione che siano sostenibili ed assimilabili dalla popolazione coinvolta. Il processo di desertificazione in atto sta progressivamente modificando l’ambiente tradizionale rendendo il legno, materiale principale per le coperture, sempre meno disponibile ed accessibile. Attualmente circa 2/3 della popolazione Saheliana vive in case con tetti in lamiera. Tali premesse hanno spinto verso la scelta di un sistema ibrido (volta nubiana + trave in cls): la volta, interamente in mattoni adobe ed autoportante, non fa uso di casseforme in legno, mentre la trave permette di realizzare spazi con luci > 7 metri. Modernizzare, dunque, senza sconvolgere le strutture di base: la terra e le mani rimangono le principali risorse della costruzione, il coinvolgimento della popolazione diviene il requisito fondamentale affinché ciò che è costruito sia percepito come un bene appartenente a tutta la collettività. Una Casa d’Accoglienza è innanzitutto uno spazio comunitario dove co-abitare. L’impianto compositivo riprende quello tipico della casa africana sub-sahariana, in cui le aree aperte fanno parte integrante della “casa” con scopi non solo decorativi e ricreativi ma anche funzionali. Il complesso è concepito in maniera modulare, in modo da assicurarne la realizzazione per fasi successive, nonché la continuità di funzionamento anche in caso d’ampliamento. La sostenibilità del progetto sarà assicurata anche in fase gestionale grazie ad un’area dedicata alle attività di auto-sostentamento e impianti di auto-sufficienza energetica ed idrica.

Una casa d'accoglienza in volta nubiana per gli orfani e le ragazze madri di Zinder (Niger). Un progetto pilota per il Sahel

CARUANA, LORENA MARIA
2011/2012

Abstract

Nella fascia sub-sahariana dell’Africa occidentale il Niger è uno dei paesi più poveri: all’elevata indigenza della popolazione si associano profonde problematiche di carattere socio-sanitario che colpiscono soprattutto le fasce più deboli della società, ovvero le donne ed i bambini. All’interno di un programma d’intervento promosso dall’associazione Commenda-Solart, è stata definita la necessità di complesso polifunzionale (ambulatorio ginecologico, aule e residenze) in grado di rappresentare un punto di riferimento per l’intera comunità. Scopo del progetto non è solo quello di realizzare un edificio di pubblica utilità, ma anche quello di adottare materiali e tecniche di costruzione che siano sostenibili ed assimilabili dalla popolazione coinvolta. Il processo di desertificazione in atto sta progressivamente modificando l’ambiente tradizionale rendendo il legno, materiale principale per le coperture, sempre meno disponibile ed accessibile. Attualmente circa 2/3 della popolazione Saheliana vive in case con tetti in lamiera. Tali premesse hanno spinto verso la scelta di un sistema ibrido (volta nubiana + trave in cls): la volta, interamente in mattoni adobe ed autoportante, non fa uso di casseforme in legno, mentre la trave permette di realizzare spazi con luci > 7 metri. Modernizzare, dunque, senza sconvolgere le strutture di base: la terra e le mani rimangono le principali risorse della costruzione, il coinvolgimento della popolazione diviene il requisito fondamentale affinché ciò che è costruito sia percepito come un bene appartenente a tutta la collettività. Una Casa d’Accoglienza è innanzitutto uno spazio comunitario dove co-abitare. L’impianto compositivo riprende quello tipico della casa africana sub-sahariana, in cui le aree aperte fanno parte integrante della “casa” con scopi non solo decorativi e ricreativi ma anche funzionali. Il complesso è concepito in maniera modulare, in modo da assicurarne la realizzazione per fasi successive, nonché la continuità di funzionamento anche in caso d’ampliamento. La sostenibilità del progetto sarà assicurata anche in fase gestionale grazie ad un’area dedicata alle attività di auto-sostentamento e impianti di auto-sufficienza energetica ed idrica.
FILIOS, CHIARA
BRUNETTI, GIAN LUCA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
3-ott-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/65801