Il progetto di tesi propone un intervento in Via Madonnina, nel centro di Milano. In tale luogo si trova un piccolo lotto d’angolo rimasto inutilizzato a seguito del crollo della preesistenza edificata. Nello spazio vuoto è germogliato nel tempo un maestoso esemplare di Pawlonia Tomentosa. Un albero: la respirazione ancestrale del mondo vegetale si intesse con il ritmo caustico della vita urbana. E’ da questa immagine che nasce l’idea di progetto: immaginare uno spazio dotato di un ciclo di vita, capace di trasformarsi nel tempo attraverso un ritmo ciclico ma mai uguale a se stesso, proprio come fa una pianta. Questa dinamica biologica si traduce nel disegno di uno spazio aperto che cambia per accogliere diverse destinazioni d’uso dettate dal ritmo delle iniziative urbane. Tale trasformazione prenderà i caratteri di un montaggio e smontaggio di elementi adatti a proporre soluzioni tecniche per diversi approcci. Alla suggestione dell’albero si accompagna poi una considerazione altrettanto importante per lo sviluppo del progetto. Le Metropoli contemporanee sono oggi sature di costruito. Spesso risulterebbe necessario dare un nuovo significato agli spazi già esistenti, piuttosto che costruire materia nuova. In linea con tale riflessione si è deciso di non progettare un edificio, ma un paesaggio evolutivo: un sistema complesso dove a dispositivi fissi dotati di una forte componente tecnologica e densi di significato, vengono applicati, di volta in volta, elementi reversibili atti a configurare una costante risignificazione dello spazio. Tale dinamica conferirà spesso al progetto i caratteri di un “assemblaggio” da reinterpretare a seconda della necessità d’uso. Questo carattere leggero e provvisorio consente dunque al progetto di interagire con le categorie della vita all’aperto, con il flusso e l’iniziativa casuale dei passanti, con i fenomeni atmosferici, gli eventi temporanei, con le abitudini dei residenti, con il clima, la temperatura, la luce. L’impressione che si vorrà suggerire sarà dunque quella di uno spazio in costante movimento, magari non del tutto concluso, ma che possa continuare a crescere, cambiare e suggerire nuove modalità di essere abitato.

Pop-up city

LIONELLO, CHIARA
2011/2012

Abstract

Il progetto di tesi propone un intervento in Via Madonnina, nel centro di Milano. In tale luogo si trova un piccolo lotto d’angolo rimasto inutilizzato a seguito del crollo della preesistenza edificata. Nello spazio vuoto è germogliato nel tempo un maestoso esemplare di Pawlonia Tomentosa. Un albero: la respirazione ancestrale del mondo vegetale si intesse con il ritmo caustico della vita urbana. E’ da questa immagine che nasce l’idea di progetto: immaginare uno spazio dotato di un ciclo di vita, capace di trasformarsi nel tempo attraverso un ritmo ciclico ma mai uguale a se stesso, proprio come fa una pianta. Questa dinamica biologica si traduce nel disegno di uno spazio aperto che cambia per accogliere diverse destinazioni d’uso dettate dal ritmo delle iniziative urbane. Tale trasformazione prenderà i caratteri di un montaggio e smontaggio di elementi adatti a proporre soluzioni tecniche per diversi approcci. Alla suggestione dell’albero si accompagna poi una considerazione altrettanto importante per lo sviluppo del progetto. Le Metropoli contemporanee sono oggi sature di costruito. Spesso risulterebbe necessario dare un nuovo significato agli spazi già esistenti, piuttosto che costruire materia nuova. In linea con tale riflessione si è deciso di non progettare un edificio, ma un paesaggio evolutivo: un sistema complesso dove a dispositivi fissi dotati di una forte componente tecnologica e densi di significato, vengono applicati, di volta in volta, elementi reversibili atti a configurare una costante risignificazione dello spazio. Tale dinamica conferirà spesso al progetto i caratteri di un “assemblaggio” da reinterpretare a seconda della necessità d’uso. Questo carattere leggero e provvisorio consente dunque al progetto di interagire con le categorie della vita all’aperto, con il flusso e l’iniziativa casuale dei passanti, con i fenomeni atmosferici, gli eventi temporanei, con le abitudini dei residenti, con il clima, la temperatura, la luce. L’impressione che si vorrà suggerire sarà dunque quella di uno spazio in costante movimento, magari non del tutto concluso, ma che possa continuare a crescere, cambiare e suggerire nuove modalità di essere abitato.
COLACI, DAVIDE FABIO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
3-ott-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/66821