Alla fine degli anni Settanta del Novecento ha inizio una nuova fase economica che, a partire dalla crisi dei modelli industriali di stampo fordista, vede l’introduzione di nuove produzioni per lo più immateriali e ad alto contenuto simbolico. Cultura e conoscenza iniziano ad assumere un ruolo centrale e la creatività – intesa come la capacità di generare nuove idee - diviene una risorsa fondamentale alla base dei processi produttivi. Queste trasformazioni economiche si riflettono sulle città, all’interno delle quali si iniziano a concentrare risorse intellettuali ed attività, prevalentemente legate ai settori dell’innovazione tecnologica, dei servizi avanzati, degli affari, della finanza e delle industrie creative. La capacità di trattenere professionalità e talenti diviene un importante presupposto per la competitività dei centri urbani, tanto da favorire la nascita di numerosi dibattiti in merito al concetto di “città creativa”, termine oggi al centro di nuove declinazioni rispetto alle ormai ampliamente superate definizioni di Richard Florida. I settori delle industrie creative – moda, design, editoria, ecc. – assumono grande importanza all’interno del nuovo panorama economico, stringendo legami molto forti con le città e con i contesti in cui si inseriscono. Tali attività tendono ad organizzarsi in modo concentrato all’interno dello spazio urbano portando ad una sempre più frequente definizione di “addensamenti urbani creativi”. Ma quali sono le condizioni generative di tali realtà? Quali le dinamiche di formazione? Quali gli effetti generati sui contesti locali e sul sistema città nel suo complesso? Questi sono i principali interrogativi a cui si cerca di trovare una risposta. In riferimento a tali processi Milano si presenta come un caso interessante, poiché al suo interno è presente una ricca scena di realtà creative ed una vasta geografia di addensamenti urbani di tali attività. In particolare, la zona di Milano sud-est rappresenta un caso interessante da indagare nell’immediato, poiché caratterizzato dall’arrivo continuo ed incrementale di numerose realtà legate in modo diverso al mondo della creatività: showroom, atelier, laboratori di arte e design, location, studi di architettura ecc. Tale tendenza ha prodotto la formazione di quattro “addensamenti urbani creativi” che offrono lo spunto per proporre alcune riflessioni in merito a processi di trasformazioni dell’uso e della percezione dello spazio urbano. Alla luce dei cambiamenti avvenuti all’interno dell’economia urbana negli ultimi anni ed in relazione alla situazione del contesto milanese – sia nel suo complesso che in merito al caso studio - la questione che sembra rimanere aperta riguarda se e come il riconoscimento di “addensamenti urbani creativi” possa contribuire a definire Milano una città creativa.

Territori in trasformazione nel segno della nuova economia. Addensamenti urbani creativi a Milano sud-est

BOTTI, CLAUDIA
2011/2012

Abstract

Alla fine degli anni Settanta del Novecento ha inizio una nuova fase economica che, a partire dalla crisi dei modelli industriali di stampo fordista, vede l’introduzione di nuove produzioni per lo più immateriali e ad alto contenuto simbolico. Cultura e conoscenza iniziano ad assumere un ruolo centrale e la creatività – intesa come la capacità di generare nuove idee - diviene una risorsa fondamentale alla base dei processi produttivi. Queste trasformazioni economiche si riflettono sulle città, all’interno delle quali si iniziano a concentrare risorse intellettuali ed attività, prevalentemente legate ai settori dell’innovazione tecnologica, dei servizi avanzati, degli affari, della finanza e delle industrie creative. La capacità di trattenere professionalità e talenti diviene un importante presupposto per la competitività dei centri urbani, tanto da favorire la nascita di numerosi dibattiti in merito al concetto di “città creativa”, termine oggi al centro di nuove declinazioni rispetto alle ormai ampliamente superate definizioni di Richard Florida. I settori delle industrie creative – moda, design, editoria, ecc. – assumono grande importanza all’interno del nuovo panorama economico, stringendo legami molto forti con le città e con i contesti in cui si inseriscono. Tali attività tendono ad organizzarsi in modo concentrato all’interno dello spazio urbano portando ad una sempre più frequente definizione di “addensamenti urbani creativi”. Ma quali sono le condizioni generative di tali realtà? Quali le dinamiche di formazione? Quali gli effetti generati sui contesti locali e sul sistema città nel suo complesso? Questi sono i principali interrogativi a cui si cerca di trovare una risposta. In riferimento a tali processi Milano si presenta come un caso interessante, poiché al suo interno è presente una ricca scena di realtà creative ed una vasta geografia di addensamenti urbani di tali attività. In particolare, la zona di Milano sud-est rappresenta un caso interessante da indagare nell’immediato, poiché caratterizzato dall’arrivo continuo ed incrementale di numerose realtà legate in modo diverso al mondo della creatività: showroom, atelier, laboratori di arte e design, location, studi di architettura ecc. Tale tendenza ha prodotto la formazione di quattro “addensamenti urbani creativi” che offrono lo spunto per proporre alcune riflessioni in merito a processi di trasformazioni dell’uso e della percezione dello spazio urbano. Alla luce dei cambiamenti avvenuti all’interno dell’economia urbana negli ultimi anni ed in relazione alla situazione del contesto milanese – sia nel suo complesso che in merito al caso studio - la questione che sembra rimanere aperta riguarda se e come il riconoscimento di “addensamenti urbani creativi” possa contribuire a definire Milano una città creativa.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
3-ott-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/67023