Un appartamento in un condominio della Brianza, rimasto a lungo disabitato, può rappresentare -pur nel suo anonimato apparentemente senza possibilità di riscatto- un’occasione per ragionare sul tema della ristrutturazione di interni e sul rapporto che questa pratica stabilisce con l’ambiente in cui opera, con la sua memoria e -in questo caso- con le tracce in esso lasciate dagli antichi inquilini. Il progetto, concepito inizialmente come una comune ristrutturazione di interni, si interroga sulla possibilità di preservare -cercando di non scadere in un’operazione di conservazione artificiosa- la memoria di uno spazio ‘perduto’ all’interno di uno spazio rinnovato, di mantenere vive tracce del passato in un contesto progettuale che ne decreterebbe, in qualunque altro caso, la cancellazione pressoché totale. Il tema dell’assenza, ormai ampiamente metabolizzato dal mondo dell’arte, ma non del tutto esplorato da quello architettonico, diventa così il cardine che permette ai due progetti di coesistere in un unico frame temporale: coperto di polvere metafisica, sospeso nel tempo, ferito e subito cauterizzato laddove il progetto è intervenuto, un piccolo spazio domestico diviene il teatro privilegiato per un confronto tra passato e presente, tra assenza e presenza, tra vuoto e pieno.
Estetica del vuoto
BITTO, LORENZO
2011/2012
Abstract
Un appartamento in un condominio della Brianza, rimasto a lungo disabitato, può rappresentare -pur nel suo anonimato apparentemente senza possibilità di riscatto- un’occasione per ragionare sul tema della ristrutturazione di interni e sul rapporto che questa pratica stabilisce con l’ambiente in cui opera, con la sua memoria e -in questo caso- con le tracce in esso lasciate dagli antichi inquilini. Il progetto, concepito inizialmente come una comune ristrutturazione di interni, si interroga sulla possibilità di preservare -cercando di non scadere in un’operazione di conservazione artificiosa- la memoria di uno spazio ‘perduto’ all’interno di uno spazio rinnovato, di mantenere vive tracce del passato in un contesto progettuale che ne decreterebbe, in qualunque altro caso, la cancellazione pressoché totale. Il tema dell’assenza, ormai ampiamente metabolizzato dal mondo dell’arte, ma non del tutto esplorato da quello architettonico, diventa così il cardine che permette ai due progetti di coesistere in un unico frame temporale: coperto di polvere metafisica, sospeso nel tempo, ferito e subito cauterizzato laddove il progetto è intervenuto, un piccolo spazio domestico diviene il teatro privilegiato per un confronto tra passato e presente, tra assenza e presenza, tra vuoto e pieno.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/68403