The transnational migration has an ancient tradition in European Cities and is especially seen in urban neighbourhoods. Meanwhile, ethnic neighbourhoods take constantly place in each city map and perfom important socio- spatial functions. Numerous migrants find their first domicile in the modest dwellings of these neighborhoods. And yet others benefit from the favourable leasing rates of the abandoned shops and set up their own business. With their various sociocultural offers these agglomerations have a force of attraction on newcomers from abroad. especially during the first days of their arrival they benefit from the high social capital of these spaces and settle down in a familiar environment. These spaces have a decisive influence on the future development of the migrants, while the migrants in turn have a similar big impact on the spatial development due to their social action. This interdependency is underestimated in the public perception, while mainly the problems of these neighbourhoods come up for discussion. This fact is also reflected in the Urban Planning policy of several Cities. Disregarding the important socio- spatial functions of these spaces and with a low level of awareness about the migrants needs and daily behavior they make serious decisions for their living space. This Master Thesis is concerned with the living space of migrants, putting the hitherto unexplored term „Arrival Space“ up for discussion. Using the example of two ethnic neighbourhoods in Hamburg (St. Georg) and Milan (Via Padova) the practicality of this term receives a thorough examination. Two different methodical approaches will show, whether the research areas comply with the representative attributes of a typical „Arrival Space“. In the German case of study, expert interviews and an analysis of the local Urban Planning approach are provided. Whereas, in the Italian case the application of immigration biograhies is provided, in order to investigate the perspective of the migrant newcomers. A combination of the two different empirical findings enables a reciprocal learning process for each research area, thereby resulting in some specific scope of actions on an Urban Planning level. Based on this some general theoretical reflections on the subject of „Arrival Space“ will be carried out. „Arrival Spaces“ operate as a first place to go for migrants, who, surrounded by their compatriots, escape from the structural deficiencies of the host society. Many migrants regard these spaces only as an intermediate stop on their way to a social rising. This intermediate stop does not always have a happy ending and at the worst case can cause a lack of prospects whether private or professional. The Urban Planning approach on ethnic neighborhoods decides on the destiny of migrants, while there is often a thin line between their success and failure. „Arrival Spaces“ serve as a model for social inclusion and should, for that reason alone, receive major attention in theory as well as practice. An establishment of the concept „Arrival Space“ would tie the acting of local policymakers to certain principles, which will be of importance in the future. Because, time after time ethnic neighbourhoods will emerge from a gathering of deprived migrants and present the Urban Planners of European Cities with enormous challanges.

La questione delle migrazioni internazionali costituisce negli stati europei una già lunga tradizione, e diventa oggi particolarmente visibile ed empiricamente osservabile in alcuni quartieri delle grandi città. I quartieri etnici sono una realtà tangibile e visibile in qualunque cartina di una grande città, e adempiono a sempre più importanti funzioni di organizzazione socio-spaziale. Parecchi immigrati trovano nei modesti appartamenti di questi quartieri il loro primo approdo e domicilio. Altri invece, traggono benefici dai numerosi negozi chiusi e abbandonati e dal loro affitto più abbordabile, e si costruiscono qui una nuova vita. Con le diverse offerte socio-culturali, queste agglomerazioni esercitano una grande forza di attrazione, in particolare sui nuovi arrivati. Essi approfittano, specialmente nei primi momenti successivi all’arrivo, di un immenso capitale sociale di questi luoghi e si adattano (spesso fino a diventarne in qualche modo dipendenti) ad un ambiente conosciuto e familiare. Questi luoghi hanno quindi un ruolo decisivo nel determinare il futuro degli immigrati, come anche gli immigrati, da parte loro, influenzano nettamente lo sviluppo degli spazi fisici, plasmandolo attraverso le loro pratiche e interrelazioni sociali e culturali. La formazione e il successivo cambiamento di questa struttura viene comunemente percepito, facendo tornare puntualmente a galla i problemi ritenuti tipici in questi quartieri. Tali avvenimenti si rispec- chiano anche nelle decisioni politico-amministrative e nelle politiche urbane di ogni grande città, ancora e ancora: nonostante le importanti funzioni socio-spaziali che questi quartieri svolgono, e nonostante i limiti oggettivi nella conoscenza dei bisogni reali e dei comportamenti e delle relazioni quotidiane dei migranti, i decisori pubblici prendono spesso delle decisioni piuttosto serie e radicali a riguardo, giudicate spesso non efficaci e rispecchianti la miopia dell’apparato amminis- trativo riguardo questo tipo di problemi. Questa tesi si occupa degli “spazi di vita” degli immigrati e discute il concetto (piuttosto attuale e non ancora del tutto esplorato) di “Arrival Spaces” nella teoria della pianificazione spaziale. Due esempi di spazi etnici ad Amburgo (quartiere di St. Georg) e a Milano (via Padova) possono chiarire al meglio la praticità del concetto sopra esposto. Con l’ausilio di due metodi differenti, questi spazi verranno indagati per constatare in essi l’eventuale presenza delle tipiche caratteristiche degli “Arrival Spaces”. Il metodo di ricerca utilizzato nel caso di Amburgo consiste in numerose interviste a soggetti selezionati e in un’analisi del conteso urbanistico in cui si inserisce il caso; nel caso studio di Milano si è invece optato per il metodo della “biografia dell’immigrazione”, attraverso la quale risulta più semplice comprendere la prospettiva dei “Newcomers” (che in italiano si potrebbe tradurre come “immigrati appena arrivati”). La combinazione delle diverse conoscenze derivanti da questi due metodi rende possibile lo sviluppo di un reciproco processo di apprendimento in entrambi i momenti di ricerca. Essa svilupperà, inoltre, nuove possibili modalità di azione nella pianificazione urbana. Di conseg- uenza, seguiranno alcune riflessioni (dal punto di vista della teoria della pianificazione) riguardanti il concetto di “Arrival Spaces”. I luoghi di arrivo (Arrival Spaces, in tedesco „Räume der Ankunft“) costituiscono i primi punti di riferimento per gli immigrati, che ivi si ambientano circondati dai loro connazionali, e possono superare così i limiti strutturali della società ospitante. Gli “Arrival Spaces” sono spazi sociali inclusivi, in cui i nuovi arrivati possono muovere i primi passi e pianificare il proprio futuro. Molti migranti guardano a questi luoghi come ad una fermata intermedia lungo la strada della propria affermazione sociale. Questa fermata provvisoria non produce sempre un esito positivo e potrebbe altresì condurre (in alcune situazioni) alla totale perdita di prospettive, sia nella sfera lavorativa che in quella privata. Le decisioni autoritative dei decisori pubblici in materia di pianificazione spaziale dei quartieri etnici decide direttamente il destino di un gran numero di immigrati, ma la linea che separa il loro possibile successo o insuccesso è molto sottile. Gli “Arrival Spaces” possono considerarsi un modello di inclusione sociale, e dovrebbero quindi essere maggiormente utilizzati, sia nella teoria che nella pratica. La teoria della pianificazione dovrebbe inserire il concetto di “Arrival Space” nel suo repertorio, per vincolare l’azione dei decisori locali a principi più universali e coerenti. Soprattutto in futuro, il problema dei quartieri etnici sorgerà dalla sempre maggiore concentrazione spaziale di immigrati senza alcun privilegio e si porrà come una grossa sfida per i pianificatori europei.

Arrival spaces. The thin line between success and failure of ethnic neighbourhoods

SAEIDIMADANI, MOHAMMAD
2011/2012

Abstract

The transnational migration has an ancient tradition in European Cities and is especially seen in urban neighbourhoods. Meanwhile, ethnic neighbourhoods take constantly place in each city map and perfom important socio- spatial functions. Numerous migrants find their first domicile in the modest dwellings of these neighborhoods. And yet others benefit from the favourable leasing rates of the abandoned shops and set up their own business. With their various sociocultural offers these agglomerations have a force of attraction on newcomers from abroad. especially during the first days of their arrival they benefit from the high social capital of these spaces and settle down in a familiar environment. These spaces have a decisive influence on the future development of the migrants, while the migrants in turn have a similar big impact on the spatial development due to their social action. This interdependency is underestimated in the public perception, while mainly the problems of these neighbourhoods come up for discussion. This fact is also reflected in the Urban Planning policy of several Cities. Disregarding the important socio- spatial functions of these spaces and with a low level of awareness about the migrants needs and daily behavior they make serious decisions for their living space. This Master Thesis is concerned with the living space of migrants, putting the hitherto unexplored term „Arrival Space“ up for discussion. Using the example of two ethnic neighbourhoods in Hamburg (St. Georg) and Milan (Via Padova) the practicality of this term receives a thorough examination. Two different methodical approaches will show, whether the research areas comply with the representative attributes of a typical „Arrival Space“. In the German case of study, expert interviews and an analysis of the local Urban Planning approach are provided. Whereas, in the Italian case the application of immigration biograhies is provided, in order to investigate the perspective of the migrant newcomers. A combination of the two different empirical findings enables a reciprocal learning process for each research area, thereby resulting in some specific scope of actions on an Urban Planning level. Based on this some general theoretical reflections on the subject of „Arrival Space“ will be carried out. „Arrival Spaces“ operate as a first place to go for migrants, who, surrounded by their compatriots, escape from the structural deficiencies of the host society. Many migrants regard these spaces only as an intermediate stop on their way to a social rising. This intermediate stop does not always have a happy ending and at the worst case can cause a lack of prospects whether private or professional. The Urban Planning approach on ethnic neighborhoods decides on the destiny of migrants, while there is often a thin line between their success and failure. „Arrival Spaces“ serve as a model for social inclusion and should, for that reason alone, receive major attention in theory as well as practice. An establishment of the concept „Arrival Space“ would tie the acting of local policymakers to certain principles, which will be of importance in the future. Because, time after time ethnic neighbourhoods will emerge from a gathering of deprived migrants and present the Urban Planners of European Cities with enormous challanges.
BRECKNER, INGRID
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2012
2011/2012
La questione delle migrazioni internazionali costituisce negli stati europei una già lunga tradizione, e diventa oggi particolarmente visibile ed empiricamente osservabile in alcuni quartieri delle grandi città. I quartieri etnici sono una realtà tangibile e visibile in qualunque cartina di una grande città, e adempiono a sempre più importanti funzioni di organizzazione socio-spaziale. Parecchi immigrati trovano nei modesti appartamenti di questi quartieri il loro primo approdo e domicilio. Altri invece, traggono benefici dai numerosi negozi chiusi e abbandonati e dal loro affitto più abbordabile, e si costruiscono qui una nuova vita. Con le diverse offerte socio-culturali, queste agglomerazioni esercitano una grande forza di attrazione, in particolare sui nuovi arrivati. Essi approfittano, specialmente nei primi momenti successivi all’arrivo, di un immenso capitale sociale di questi luoghi e si adattano (spesso fino a diventarne in qualche modo dipendenti) ad un ambiente conosciuto e familiare. Questi luoghi hanno quindi un ruolo decisivo nel determinare il futuro degli immigrati, come anche gli immigrati, da parte loro, influenzano nettamente lo sviluppo degli spazi fisici, plasmandolo attraverso le loro pratiche e interrelazioni sociali e culturali. La formazione e il successivo cambiamento di questa struttura viene comunemente percepito, facendo tornare puntualmente a galla i problemi ritenuti tipici in questi quartieri. Tali avvenimenti si rispec- chiano anche nelle decisioni politico-amministrative e nelle politiche urbane di ogni grande città, ancora e ancora: nonostante le importanti funzioni socio-spaziali che questi quartieri svolgono, e nonostante i limiti oggettivi nella conoscenza dei bisogni reali e dei comportamenti e delle relazioni quotidiane dei migranti, i decisori pubblici prendono spesso delle decisioni piuttosto serie e radicali a riguardo, giudicate spesso non efficaci e rispecchianti la miopia dell’apparato amminis- trativo riguardo questo tipo di problemi. Questa tesi si occupa degli “spazi di vita” degli immigrati e discute il concetto (piuttosto attuale e non ancora del tutto esplorato) di “Arrival Spaces” nella teoria della pianificazione spaziale. Due esempi di spazi etnici ad Amburgo (quartiere di St. Georg) e a Milano (via Padova) possono chiarire al meglio la praticità del concetto sopra esposto. Con l’ausilio di due metodi differenti, questi spazi verranno indagati per constatare in essi l’eventuale presenza delle tipiche caratteristiche degli “Arrival Spaces”. Il metodo di ricerca utilizzato nel caso di Amburgo consiste in numerose interviste a soggetti selezionati e in un’analisi del conteso urbanistico in cui si inserisce il caso; nel caso studio di Milano si è invece optato per il metodo della “biografia dell’immigrazione”, attraverso la quale risulta più semplice comprendere la prospettiva dei “Newcomers” (che in italiano si potrebbe tradurre come “immigrati appena arrivati”). La combinazione delle diverse conoscenze derivanti da questi due metodi rende possibile lo sviluppo di un reciproco processo di apprendimento in entrambi i momenti di ricerca. Essa svilupperà, inoltre, nuove possibili modalità di azione nella pianificazione urbana. Di conseg- uenza, seguiranno alcune riflessioni (dal punto di vista della teoria della pianificazione) riguardanti il concetto di “Arrival Spaces”. I luoghi di arrivo (Arrival Spaces, in tedesco „Räume der Ankunft“) costituiscono i primi punti di riferimento per gli immigrati, che ivi si ambientano circondati dai loro connazionali, e possono superare così i limiti strutturali della società ospitante. Gli “Arrival Spaces” sono spazi sociali inclusivi, in cui i nuovi arrivati possono muovere i primi passi e pianificare il proprio futuro. Molti migranti guardano a questi luoghi come ad una fermata intermedia lungo la strada della propria affermazione sociale. Questa fermata provvisoria non produce sempre un esito positivo e potrebbe altresì condurre (in alcune situazioni) alla totale perdita di prospettive, sia nella sfera lavorativa che in quella privata. Le decisioni autoritative dei decisori pubblici in materia di pianificazione spaziale dei quartieri etnici decide direttamente il destino di un gran numero di immigrati, ma la linea che separa il loro possibile successo o insuccesso è molto sottile. Gli “Arrival Spaces” possono considerarsi un modello di inclusione sociale, e dovrebbero quindi essere maggiormente utilizzati, sia nella teoria che nella pratica. La teoria della pianificazione dovrebbe inserire il concetto di “Arrival Space” nel suo repertorio, per vincolare l’azione dei decisori locali a principi più universali e coerenti. Soprattutto in futuro, il problema dei quartieri etnici sorgerà dalla sempre maggiore concentrazione spaziale di immigrati senza alcun privilegio e si porrà come una grossa sfida per i pianificatori europei.
Tesi di laurea Magistrale
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