Contemporaneamente. Il vecchio e il nuovo, l’arte e la storia, presente e passato si sovrappongono; oncie e centimetri, 1364 e 2012, Pavia e Milano, i Visconti e Pomodoro. L’intento di dare un nuovo spazio per l’arte contemporanea a Pavia si sposa con il bisogno di un nuovo spazio per la collezione della Fondazione Arnaldo Pomodoro, che, ad oggi, ha chiuso la sua sede espositiva in Via Solari a Milano. Come dice Zumthor “un nuovo progetto ha il compito di far vedere sotto una nuova luce l’esistente con il quale va a confrontarsi” ed è questo l’obiettivo che si pone questa tesi. L’idea nasce da una visita ai musei civici di Pavia dalla quale è scaturito il desiderio di valorizzare e potenziare un luogo tanto affascinante quanto malcurato. I musei civici sono ospitati dal Castello di Pavia, uno splendido esempio di architettura rinascimentale che, malgrado la perdita del quarto lato, mantiene comunque il fascino del castello trecentesco. Al posto del grande vuoto lasciato dall’ala distrutta sorgono le imponenti mura del 1560 costruite durante il dominio Spagnolo. Con il tempo le mura spagnole si sono naturalizzate e sono diventate parte integrante del Castello. Spicca la loro distanza storica ma, allo stesso tempo, si sente lo stretto legame che si è formato nel tempo. L’imponenza delle mura è indebolita dall’attuale stato di conservazione che denota incuria e malcuratezza e la maestosità del castello risente della mancanza di una corte chiusa. Questi contrasti, accentuati da una scarsa organizzazione del complesso dei musei civici, rendono palese la necessità di trovare un modo per rivitalizzare l’intero complesso. Si è cercato così un compromesso che desse una nuova vita sia al castello che alle mura, con l’obbiettivo di valorizzarli entrambi, facendo in modo che nessuno dei due elementi abbia a prevalere sull’altro. Il nuovo edificio nasce sopra le mura spagnole e prende forma sui volumi dell’ala distrutta. Lo spazio centrale formato dalle mura diventa una grande sala per le esposizioni temporanee; nella vetrata che lo incornicia ritroviamo, disegnate, le arcate del portico che un tempo si ergevano proprio in quel punto. Gli spazi espositivi riprendono l’altezza e la profondità dell’ala distrutta e la nuova parete esterna viene traforata da tante piccole aperture quadrate che riprendono il disegno delle bucature dei ponteggi che decorano tutto il castello. La galleria al primo piano, costruita sul sedime del vecchio loggiato, diventa il collegamento tra il nuovo edificio e il castello; nella sua facciata, apparentemente cieca, ritroviamo la sagoma delle quadrifore originali che si intravedono grazie al gioco di trasparenze permesso dal cemento trasparente che compone tutta la parete. Le torri vengono riproposte secondo due logiche differenti; la torre est diventa il fulcro dei collegamenti verticali del progetto mentre la torre ovest viene solo evocata da due muri che delimitano lo spazio, un tempo occupato dalla torre. La sovrapposizione è stata la chiave di lettura usata per dettare le regole del progetto. Il nuovo è il risultato della somma delle due epoche. Sovrapponendo i due momenti storici si è cercato di compenetrare la vecchia ala e le mura, ridando al castello la sua corte, con nuovo lato ibrido; come un ponte tra presente, passato e passato remoto.

At once. L'arte contemporaneamente alla storia

PETRO', MARTA
2011/2012

Abstract

Contemporaneamente. Il vecchio e il nuovo, l’arte e la storia, presente e passato si sovrappongono; oncie e centimetri, 1364 e 2012, Pavia e Milano, i Visconti e Pomodoro. L’intento di dare un nuovo spazio per l’arte contemporanea a Pavia si sposa con il bisogno di un nuovo spazio per la collezione della Fondazione Arnaldo Pomodoro, che, ad oggi, ha chiuso la sua sede espositiva in Via Solari a Milano. Come dice Zumthor “un nuovo progetto ha il compito di far vedere sotto una nuova luce l’esistente con il quale va a confrontarsi” ed è questo l’obiettivo che si pone questa tesi. L’idea nasce da una visita ai musei civici di Pavia dalla quale è scaturito il desiderio di valorizzare e potenziare un luogo tanto affascinante quanto malcurato. I musei civici sono ospitati dal Castello di Pavia, uno splendido esempio di architettura rinascimentale che, malgrado la perdita del quarto lato, mantiene comunque il fascino del castello trecentesco. Al posto del grande vuoto lasciato dall’ala distrutta sorgono le imponenti mura del 1560 costruite durante il dominio Spagnolo. Con il tempo le mura spagnole si sono naturalizzate e sono diventate parte integrante del Castello. Spicca la loro distanza storica ma, allo stesso tempo, si sente lo stretto legame che si è formato nel tempo. L’imponenza delle mura è indebolita dall’attuale stato di conservazione che denota incuria e malcuratezza e la maestosità del castello risente della mancanza di una corte chiusa. Questi contrasti, accentuati da una scarsa organizzazione del complesso dei musei civici, rendono palese la necessità di trovare un modo per rivitalizzare l’intero complesso. Si è cercato così un compromesso che desse una nuova vita sia al castello che alle mura, con l’obbiettivo di valorizzarli entrambi, facendo in modo che nessuno dei due elementi abbia a prevalere sull’altro. Il nuovo edificio nasce sopra le mura spagnole e prende forma sui volumi dell’ala distrutta. Lo spazio centrale formato dalle mura diventa una grande sala per le esposizioni temporanee; nella vetrata che lo incornicia ritroviamo, disegnate, le arcate del portico che un tempo si ergevano proprio in quel punto. Gli spazi espositivi riprendono l’altezza e la profondità dell’ala distrutta e la nuova parete esterna viene traforata da tante piccole aperture quadrate che riprendono il disegno delle bucature dei ponteggi che decorano tutto il castello. La galleria al primo piano, costruita sul sedime del vecchio loggiato, diventa il collegamento tra il nuovo edificio e il castello; nella sua facciata, apparentemente cieca, ritroviamo la sagoma delle quadrifore originali che si intravedono grazie al gioco di trasparenze permesso dal cemento trasparente che compone tutta la parete. Le torri vengono riproposte secondo due logiche differenti; la torre est diventa il fulcro dei collegamenti verticali del progetto mentre la torre ovest viene solo evocata da due muri che delimitano lo spazio, un tempo occupato dalla torre. La sovrapposizione è stata la chiave di lettura usata per dettare le regole del progetto. Il nuovo è il risultato della somma delle due epoche. Sovrapponendo i due momenti storici si è cercato di compenetrare la vecchia ala e le mura, ridando al castello la sua corte, con nuovo lato ibrido; come un ponte tra presente, passato e passato remoto.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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