Ogni giorno veniamo esposti ad un gran numero di dati e contenuti mediatici. Abbiamo un flusso costante di esperienze. Indipendentemente dal nostro volere, ogni nostra azione e relazione, viene registrata: siamo costantemente tracciati. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare sull’evoluzione del processo tracciamento e di come questo può trasformarsi in strumento utile per il designer. Per affrontare questo percorso mi sono posto queste domande: Come comprendere la nostra relazione con le cose? Si possono creare degli strumenti capaci di farlo? Attraverso questi strumenti, può il designer, analizzare il valore delle cose con cui vive? Può un percorso di autotracciamento aiutarlo a conoscere aspetti della personalità e della sua relazione con le cose che ignora inconsciamente? Il percorso di tesi è composto da una fase di ricerca che, partendo dall’analisi del comportamento umano in relazione alle cose, affronta diverse tematiche: dal bisogno di ricordare e memorizzare, passando dalla complessità dei dati da gestire, per arrivare all’autotracciamento. Segue la fase di concept e metaprogetto dove mi sono sottoposto ad un attenta registrazione delle mie stesse tracce. Questo processo progettuale si compone di quattro fasi, connesse e consequenziali. Inizialmente, il mio intento è stato quello di analizzare la mia relazione con gli oggetti con cui interagisco. Questa relazione è legata alla percezione soggettiva, quindi ogni rapporto con le cose varia continuamente. La fase successiva è quella di cogliere e memorizzare gli aspetti sensoriali che, in ogni relazione, mi colpiscono maggiormente. Dal tatto all’odore, passando per il colore, fino ad arrivare al materiale e al dettaglio funzionale. Giorno per giorno, l’archivio personale si arricchisce, consentendomi di ripercorrere le mie attitudini, le mie interazioni e la mia ibridazione con le cose. Nella parte conclusiva della tesi verranno presentati possibili ambiti di sviluppo, che evidenziano come l’autotracciamento va oltre l’essere un mero strumento statistico, diventando una risorsa progettuale che permette al designer di conoscere se stesso, condividere e migliorare ciò che lo circonda.

Il flusso delle cose. Il designer si autotraccia in relazione a ciò che lo circonda

ZAAMI, PAOLO
2011/2012

Abstract

Ogni giorno veniamo esposti ad un gran numero di dati e contenuti mediatici. Abbiamo un flusso costante di esperienze. Indipendentemente dal nostro volere, ogni nostra azione e relazione, viene registrata: siamo costantemente tracciati. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare sull’evoluzione del processo tracciamento e di come questo può trasformarsi in strumento utile per il designer. Per affrontare questo percorso mi sono posto queste domande: Come comprendere la nostra relazione con le cose? Si possono creare degli strumenti capaci di farlo? Attraverso questi strumenti, può il designer, analizzare il valore delle cose con cui vive? Può un percorso di autotracciamento aiutarlo a conoscere aspetti della personalità e della sua relazione con le cose che ignora inconsciamente? Il percorso di tesi è composto da una fase di ricerca che, partendo dall’analisi del comportamento umano in relazione alle cose, affronta diverse tematiche: dal bisogno di ricordare e memorizzare, passando dalla complessità dei dati da gestire, per arrivare all’autotracciamento. Segue la fase di concept e metaprogetto dove mi sono sottoposto ad un attenta registrazione delle mie stesse tracce. Questo processo progettuale si compone di quattro fasi, connesse e consequenziali. Inizialmente, il mio intento è stato quello di analizzare la mia relazione con gli oggetti con cui interagisco. Questa relazione è legata alla percezione soggettiva, quindi ogni rapporto con le cose varia continuamente. La fase successiva è quella di cogliere e memorizzare gli aspetti sensoriali che, in ogni relazione, mi colpiscono maggiormente. Dal tatto all’odore, passando per il colore, fino ad arrivare al materiale e al dettaglio funzionale. Giorno per giorno, l’archivio personale si arricchisce, consentendomi di ripercorrere le mie attitudini, le mie interazioni e la mia ibridazione con le cose. Nella parte conclusiva della tesi verranno presentati possibili ambiti di sviluppo, che evidenziano come l’autotracciamento va oltre l’essere un mero strumento statistico, diventando una risorsa progettuale che permette al designer di conoscere se stesso, condividere e migliorare ciò che lo circonda.
CEPPI, GIULIO
FIORUZZI, M.
GIORDANO, E.
ARC III - Scuola del Design
19-dic-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/73362