Viggiù e la sua pietra sono stati per secoli uno stretto binomio, un rapporto dettato dalla presenze nel suo sottosuolo e dalle capacità dei suoi “picasass” di saper estrarre, lavorare e scolpire tali materiali. Una pietra che nelle sue diverse varianti è riconoscibile in numerose architetture religiose, civili ma soprattutto comuni, che ha influenzato moltissimo l’architettura milanese-lombarda e romana, grazie al sapiente lavoro delle maestrie formatesi a Viggiù. Se si osserva tali realizzazioni con sensibilità, si possono capire le fatiche di chi ha dovuto lottare contro la natura ostile e con strumenti di lavoro spesso rudimentali. Le rocce delle cave portano le tracce del lavoro umano, del lavoro degli scalpellini e delle cave di pietra che lavoravano nella galleria. Una storia, incisa sulla pietra, fatta di uomini che sfidano la natura, che col declino dell’uso della pietra di Viggiù (dovuta in primis all’avvento del calcestruzzo e alla “pietra artificiale” all’inizio del XIX sec), ha portato alla inevitabile chiusura delle cave, all’abbandono e al “riassorbimento dal parte della natura”. Il progetto si basa proprio su una volontà di riscoperta e di valorizzazione delle antiche cave sotterranee, attraverso un sistema guidato di percorsi interni che ne permetta la visita e la fruizione in sicurezza. Un’ambiente particolare, del tutto nascosto, che si scopre al visitatore di volta in volta, accessibile tramite cunicoli o fenditure nella montagna, che rivelano grandi “sale” inattese. Grandi spazi ipogei abilmente scavati, dove gli unici elementi strutturali sono i grandi pilastri scultorei (che appaiono quasi fuori scala). Le cave sono un’ambiente ipogeo, dovuto alla conformazione geologica e ai mezzi di lavorazione dell’epoca, dove è la sezione l’elemento generatore dello spazio, ma è ancor più importante la è l’operazione di “sottrazione e spazio vuoto”. E’ stata la lettura di questi elementi che ha definito l’approccio nei confronti del progetto dove è stato valutato come caso emblematico le cave della località di Vallera - Piamo (Beltrami, Bianchi-Buzzi-Pellegatta, Monti-Danzi) le più estese del comprensorio Viggiù-Saltrio, entro cui è stata definita una grammatica d’intervento basata sulla riconoscibilità materica e compositiva del progetto, rispetto all’esistente. Il progetto di percorso nelle cave è riconducibile principalmente a due elementi compositivi, la passerella e l’area di snodo che instaurano un particolare rapporto con le preesistenze e con i vari punti notevoli che di volta in volta s’incontrano. Particolare attenzione è stata data sia al rapporto con le preesistenze, sia per la presenza di problematiche dettate dalle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito (sia per quanto riguarda l’intradosso che per i piani orizzontali), capendo quindi dove e come porsi col progetto.
La natura scolpita : progetto per le antiche cave sotterranee di Viggiù
AIRAGHI, ANDREA
2011/2012
Abstract
Viggiù e la sua pietra sono stati per secoli uno stretto binomio, un rapporto dettato dalla presenze nel suo sottosuolo e dalle capacità dei suoi “picasass” di saper estrarre, lavorare e scolpire tali materiali. Una pietra che nelle sue diverse varianti è riconoscibile in numerose architetture religiose, civili ma soprattutto comuni, che ha influenzato moltissimo l’architettura milanese-lombarda e romana, grazie al sapiente lavoro delle maestrie formatesi a Viggiù. Se si osserva tali realizzazioni con sensibilità, si possono capire le fatiche di chi ha dovuto lottare contro la natura ostile e con strumenti di lavoro spesso rudimentali. Le rocce delle cave portano le tracce del lavoro umano, del lavoro degli scalpellini e delle cave di pietra che lavoravano nella galleria. Una storia, incisa sulla pietra, fatta di uomini che sfidano la natura, che col declino dell’uso della pietra di Viggiù (dovuta in primis all’avvento del calcestruzzo e alla “pietra artificiale” all’inizio del XIX sec), ha portato alla inevitabile chiusura delle cave, all’abbandono e al “riassorbimento dal parte della natura”. Il progetto si basa proprio su una volontà di riscoperta e di valorizzazione delle antiche cave sotterranee, attraverso un sistema guidato di percorsi interni che ne permetta la visita e la fruizione in sicurezza. Un’ambiente particolare, del tutto nascosto, che si scopre al visitatore di volta in volta, accessibile tramite cunicoli o fenditure nella montagna, che rivelano grandi “sale” inattese. Grandi spazi ipogei abilmente scavati, dove gli unici elementi strutturali sono i grandi pilastri scultorei (che appaiono quasi fuori scala). Le cave sono un’ambiente ipogeo, dovuto alla conformazione geologica e ai mezzi di lavorazione dell’epoca, dove è la sezione l’elemento generatore dello spazio, ma è ancor più importante la è l’operazione di “sottrazione e spazio vuoto”. E’ stata la lettura di questi elementi che ha definito l’approccio nei confronti del progetto dove è stato valutato come caso emblematico le cave della località di Vallera - Piamo (Beltrami, Bianchi-Buzzi-Pellegatta, Monti-Danzi) le più estese del comprensorio Viggiù-Saltrio, entro cui è stata definita una grammatica d’intervento basata sulla riconoscibilità materica e compositiva del progetto, rispetto all’esistente. Il progetto di percorso nelle cave è riconducibile principalmente a due elementi compositivi, la passerella e l’area di snodo che instaurano un particolare rapporto con le preesistenze e con i vari punti notevoli che di volta in volta s’incontrano. Particolare attenzione è stata data sia al rapporto con le preesistenze, sia per la presenza di problematiche dettate dalle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito (sia per quanto riguarda l’intradosso che per i piani orizzontali), capendo quindi dove e come porsi col progetto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/73721