Passeio Fontainhas. La roccia conquistata e custodita Il progetto si colloca tra Passeio Fontainhas e Avenida Eiffel in una zona di Porto subito al di fuori della traccia ancora visibile della Muralha Fernandina, verso est. L’area si presenta come una striscia di terreno - sviluppata longitudinalmente rispetto alla sponda settentrionale del Douro - che scende a precipizio verso il fiume. Qui si riconoscono radi terrazzamenti che, con andamento sconnesso e disordinato, si addossano agli edifici. Questo vuoto a strapiombo sul fiume è segnato dalla natura rocciosa che caratterizza l’intera città. Quest’area, come si legge nella cartografia storica, è sempre rimasta isolata rispetto allo sviluppo urbano, ponendosi come zona periferica separata dal contesto e senza alcuna connessione con la parte della città che le si addossa a nord. Questo problema, legato alla sua specifica conformazione geomorfologica, è stato ulteriormente rimarcato dalla costruzione del viadotto Duque de Loulé, che crea in questa zona un taglio netto con la parte di città rivolta verso il fiume e che impedisce definitivamente qualsiasi collegamento diretto di questo luogo con la struttura urbana circostante. Obiettivo del progetto è quello di conferire ordine attraverso un nuovo disegno capace di definire il ruolo di questa massa di granito, che non ha mai avuto una configurazione precisa. Il carattere impervio della costa sembra impedire il collegamento tra i due sistemi: la città e il fiume. Attraverso il progetto, l’ostacolo diventa occasione di risignificazione del rapporto tra natura e architettura. Prendendo come paradigma interpretativo l’architettura tipica del paesaggio del Douro e della stessa città di Porto, cioè la costruzione del paesaggio attraverso i terrazzamenti, il progetto si impadronisce del terreno, dove ce ne sia la possibilità. L’architettura dunque conquista, ma allo stesso tempo difende la natura di pietra. È così che si costruiscono tre possenti e massicci muri laddove la montagna ne ha bisogno e, allo stesso tempo, lo consente. Dal terrazzamento viene creato un edificio che sostiene la terra ma che parallelamente ne prende possesso al suo interno. Muri interamente di granito, che rafforzano l’immagine della parete naturale e che sono rappresentativi di un sostegno per la città e al contempo della possibilità dell’uomo di imprimere valore estetico all’ordine naturale, con lo scopo di creare lo spazio necessario allo svolgersi della vita. Un progetto ipogeo che prende possesso di ciò che è suo e di ciò che può indagare, rispettando la forza della montagna e dialogando con essa, attraverso un fitto sistema di relazioni che rendono chiare le possibilità costruttive insite nel luogo. Solo in pochi e misurati punti il progetto si apre: si mostra all’esterno attraverso la sua sezione, tramite episodi che, come figure autonome rispetto al resto della composizione, rivelano un ordine e una misura che descrive questa città sotterranea, disegnata all’interno della pietra.

La città di Porto : granito su granito. Centro culturale al Passeio Fontainhas

PAVONI, MARCO;AURIER, SUSANNA
2011/2012

Abstract

Passeio Fontainhas. La roccia conquistata e custodita Il progetto si colloca tra Passeio Fontainhas e Avenida Eiffel in una zona di Porto subito al di fuori della traccia ancora visibile della Muralha Fernandina, verso est. L’area si presenta come una striscia di terreno - sviluppata longitudinalmente rispetto alla sponda settentrionale del Douro - che scende a precipizio verso il fiume. Qui si riconoscono radi terrazzamenti che, con andamento sconnesso e disordinato, si addossano agli edifici. Questo vuoto a strapiombo sul fiume è segnato dalla natura rocciosa che caratterizza l’intera città. Quest’area, come si legge nella cartografia storica, è sempre rimasta isolata rispetto allo sviluppo urbano, ponendosi come zona periferica separata dal contesto e senza alcuna connessione con la parte della città che le si addossa a nord. Questo problema, legato alla sua specifica conformazione geomorfologica, è stato ulteriormente rimarcato dalla costruzione del viadotto Duque de Loulé, che crea in questa zona un taglio netto con la parte di città rivolta verso il fiume e che impedisce definitivamente qualsiasi collegamento diretto di questo luogo con la struttura urbana circostante. Obiettivo del progetto è quello di conferire ordine attraverso un nuovo disegno capace di definire il ruolo di questa massa di granito, che non ha mai avuto una configurazione precisa. Il carattere impervio della costa sembra impedire il collegamento tra i due sistemi: la città e il fiume. Attraverso il progetto, l’ostacolo diventa occasione di risignificazione del rapporto tra natura e architettura. Prendendo come paradigma interpretativo l’architettura tipica del paesaggio del Douro e della stessa città di Porto, cioè la costruzione del paesaggio attraverso i terrazzamenti, il progetto si impadronisce del terreno, dove ce ne sia la possibilità. L’architettura dunque conquista, ma allo stesso tempo difende la natura di pietra. È così che si costruiscono tre possenti e massicci muri laddove la montagna ne ha bisogno e, allo stesso tempo, lo consente. Dal terrazzamento viene creato un edificio che sostiene la terra ma che parallelamente ne prende possesso al suo interno. Muri interamente di granito, che rafforzano l’immagine della parete naturale e che sono rappresentativi di un sostegno per la città e al contempo della possibilità dell’uomo di imprimere valore estetico all’ordine naturale, con lo scopo di creare lo spazio necessario allo svolgersi della vita. Un progetto ipogeo che prende possesso di ciò che è suo e di ciò che può indagare, rispettando la forza della montagna e dialogando con essa, attraverso un fitto sistema di relazioni che rendono chiare le possibilità costruttive insite nel luogo. Solo in pochi e misurati punti il progetto si apre: si mostra all’esterno attraverso la sua sezione, tramite episodi che, come figure autonome rispetto al resto della composizione, rivelano un ordine e una misura che descrive questa città sotterranea, disegnata all’interno della pietra.
TORRICELLI, CARLOTTA
ARC II - Scuola di Architettura Civile
19-dic-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/73762