Il progetto che si propone si inserisce nel contesto della riqualificazione degli ex-scali ferroviari milanesi e in particolare nell’ambito del grande vuoto urbano lasciato dall’ex-scalo di Porta Genova. Si tenta di riallacciare così i fili di un discorso interrotto da un muro, quello che separava la città compatta da quella realtà fatta di ex-capannoni industriali ora sede della più fervente creatività milanese che gravita attorno a Via Tortona e Via Savona. Governare lo sviluppo di una porzione di città caratterizzata tanto dalla compresenza di elementi eterogenei quanto dall’esserne confine e cerniera è un’operazione che non è più possibile compiere attraverso l’imposizione di un progetto unitario e totale. Trovare una strategia che governi questo ambito di trasformazione è essenziale per governarne lo sviluppo senza costringerlo o cristallizzarlo in forme e figure perentorie. La figura della striatura, sequenza di strisce reiterata lungo tutta l’area secondo un gradiente denso-rarefatto, permette di concepire lo sviluppo dello spazio pubblico come la somma di più interventi alla piccola scala attuabili in tempi diversi e in grado di mutare nel tempo per adeguarsi a nuovi stimoli del contesto in una figura complessa e flessibile. Il progetto è concepito quindi come un testo “aperto” all’invenzione dell’uso e a un’interpretazione dello spazio plurale creando così le condizioni per una serie di esperienze non prescrittibili in anticipo. Lo spazio pubblico costituisce così la base strutturale nonché concettuale del masterplan all’interno del quale l’intervento architettonico si concretizza in tre punti nodali: una mediateca di Porta Genova, una residenza libera in Via Valenza e un complesso di residenze convenzionate sul Naviglio. Può un brano di città funzionare davvero come un sistema complesso capace di modificarsi o addirittura di ripararsi? Come guidare le dinamiche generative senza costringere il sistema, quali norme di inferenza dare, quali tacere? Il progetto che si propone esplora un campo di possibilità, una possibile delle infinite generazioni come tutti i progetti d’altronde ma con una consapevolezza in più, una consapevolezza resa operante, attiva.
Progetto di riqualificazione del'ex scalo ferroviario Porta Genova, Milano
REALIS LUC, MICHELE;LORUSSO, NICOLA;DE SOLDA, FABIO
2011/2012
Abstract
Il progetto che si propone si inserisce nel contesto della riqualificazione degli ex-scali ferroviari milanesi e in particolare nell’ambito del grande vuoto urbano lasciato dall’ex-scalo di Porta Genova. Si tenta di riallacciare così i fili di un discorso interrotto da un muro, quello che separava la città compatta da quella realtà fatta di ex-capannoni industriali ora sede della più fervente creatività milanese che gravita attorno a Via Tortona e Via Savona. Governare lo sviluppo di una porzione di città caratterizzata tanto dalla compresenza di elementi eterogenei quanto dall’esserne confine e cerniera è un’operazione che non è più possibile compiere attraverso l’imposizione di un progetto unitario e totale. Trovare una strategia che governi questo ambito di trasformazione è essenziale per governarne lo sviluppo senza costringerlo o cristallizzarlo in forme e figure perentorie. La figura della striatura, sequenza di strisce reiterata lungo tutta l’area secondo un gradiente denso-rarefatto, permette di concepire lo sviluppo dello spazio pubblico come la somma di più interventi alla piccola scala attuabili in tempi diversi e in grado di mutare nel tempo per adeguarsi a nuovi stimoli del contesto in una figura complessa e flessibile. Il progetto è concepito quindi come un testo “aperto” all’invenzione dell’uso e a un’interpretazione dello spazio plurale creando così le condizioni per una serie di esperienze non prescrittibili in anticipo. Lo spazio pubblico costituisce così la base strutturale nonché concettuale del masterplan all’interno del quale l’intervento architettonico si concretizza in tre punti nodali: una mediateca di Porta Genova, una residenza libera in Via Valenza e un complesso di residenze convenzionate sul Naviglio. Può un brano di città funzionare davvero come un sistema complesso capace di modificarsi o addirittura di ripararsi? Come guidare le dinamiche generative senza costringere il sistema, quali norme di inferenza dare, quali tacere? Il progetto che si propone esplora un campo di possibilità, una possibile delle infinite generazioni come tutti i progetti d’altronde ma con una consapevolezza in più, una consapevolezza resa operante, attiva.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/73862