Il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex scalo ferroviario di porta Genova propone un possibile scenario di intervento praticando tre mosse. La prima concerne il nucleo dominante della nuova configurazione dello spazio pubblico che si trasforma da servizio di natura infrastrutturale a sistema complesso di aperture e successioni rivolto interamente alla città, dispiegandosi nella città consolidata con insoliti scenari di relazione che non possono non ritrovare nel margine il loro punto di partenza, e quindi la loro conseguente verifica alla scala urbana. Lo scenario così determinato propone una nuova ecologia, di artificio naturale, che vede nella piantumazione di una fitta successione di alberi, il termine di un più complesso sistema paesaggistico che partendo dal Ticino, attraversando i territori della bassa pianura in una sezione media di venti metri, racchiude una ricca e plurale declinazione di specificità naturali riconoscibili con l’Asta del Naviglio. La seconda mossa evidenzia due vertici di un triangolo urbano alla scala del viandante. A spazi già complessi vi si aggiunge un ulteriore grado, il risultato per la città diventa inclusivo, quasi inatteso: alla Darsena si congiungono prima la piazza della stazione, ridisegnata dal nuovo edificio mediateca, poi la nuova piazza sul ponte di via Valenza, rimarcata dalla nuova torre per studenti. Sono due grandi contenitori che nello occupare l’intera profondità del lotto trovano la loro relazione con l’intorno grazie al vuoto pubblico che ritagliano al margine così come nella lontana tradizione dell’alzaia avveniva, e tuttora ne rimane l’ultima sparuta traccia, con la chiesa di San Cristoforo sul Naviglio. La terza mossa parla della città alla città con il linguaggio che le è proprio: il tessuto. Ancora una volta è l’acqua a dettarne le regole ed un fronte a dialogare con l’altro. La profondità dei margini, in questo punto, permette una lettura longitudinale tripartita, ancora una volta di piani in sequenza, in un pentagramma che scandisce variazioni dal pubblico al privato alternando transizioni inconsuete a perturbazioni in medias res che ne esaltano l’armonia di carattere.

PFS12. Trasformazione urbana dell'area ferroviaria di Milano Porta Genova

ROCCASALVA, FEDERICO;LORUSSO, PASQUALE;VERGA, STEFANO
2011/2012

Abstract

Il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex scalo ferroviario di porta Genova propone un possibile scenario di intervento praticando tre mosse. La prima concerne il nucleo dominante della nuova configurazione dello spazio pubblico che si trasforma da servizio di natura infrastrutturale a sistema complesso di aperture e successioni rivolto interamente alla città, dispiegandosi nella città consolidata con insoliti scenari di relazione che non possono non ritrovare nel margine il loro punto di partenza, e quindi la loro conseguente verifica alla scala urbana. Lo scenario così determinato propone una nuova ecologia, di artificio naturale, che vede nella piantumazione di una fitta successione di alberi, il termine di un più complesso sistema paesaggistico che partendo dal Ticino, attraversando i territori della bassa pianura in una sezione media di venti metri, racchiude una ricca e plurale declinazione di specificità naturali riconoscibili con l’Asta del Naviglio. La seconda mossa evidenzia due vertici di un triangolo urbano alla scala del viandante. A spazi già complessi vi si aggiunge un ulteriore grado, il risultato per la città diventa inclusivo, quasi inatteso: alla Darsena si congiungono prima la piazza della stazione, ridisegnata dal nuovo edificio mediateca, poi la nuova piazza sul ponte di via Valenza, rimarcata dalla nuova torre per studenti. Sono due grandi contenitori che nello occupare l’intera profondità del lotto trovano la loro relazione con l’intorno grazie al vuoto pubblico che ritagliano al margine così come nella lontana tradizione dell’alzaia avveniva, e tuttora ne rimane l’ultima sparuta traccia, con la chiesa di San Cristoforo sul Naviglio. La terza mossa parla della città alla città con il linguaggio che le è proprio: il tessuto. Ancora una volta è l’acqua a dettarne le regole ed un fronte a dialogare con l’altro. La profondità dei margini, in questo punto, permette una lettura longitudinale tripartita, ancora una volta di piani in sequenza, in un pentagramma che scandisce variazioni dal pubblico al privato alternando transizioni inconsuete a perturbazioni in medias res che ne esaltano l’armonia di carattere.
VITIELLO, EDMONDO
TADDIA, CESARE
INNOCENTI, FILIPPO
ARC II - Scuola di Architettura Civile
19-dic-2012
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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