Ritracciare la storia dell’Atlantikwall, il sistema di fortificazioni tedesche realizzate lungo la costa atlantica europea durante la Seconda Guerra Mondiale, ci impone oggi di riflettere non solo sulla sua realizzazione, ma ugualmente sui suoi riusi, abbandoni, trasformazioni che dalla fine della guerra hanno investito queste architetture guerriere. Gli ultimi sessant’anni di storia Europea hanno sedimentato sulle architetture fortificate del Terzo Reich valori differenti (siano essi storici, estetici, d’uso o memoriali), spesso conflittuali, in ogni caso mutevoli, che hanno seguito gli andamenti delle trasformazioni politiche e culturali dei diversi stati in cui sono presenti i bunker dell’Atlantikwall. Il dopoguerra e la ricostruzione, l’opposizione al blocco sovietico, la caduta dell’URSS, la decentralizzazione amministrativa, la creazione dell’Unione Europea, hanno fornito altrettante occasioni di riconsiderare l’eredità della Seconda Guerra Mondiale. Parzialmente protetti nella maggior parte dei paesi europei, le decine di migliaia di bunkers dell’Atlantikwall, soffrono oggi piuttosto di un’assenza di visibilità globale alla scala continentale, che possa permettere di connettere le diverse esperienze di protezione e riuso presenti nei diversi paesi e favorirne la conoscenza I riusi dell’Atlantikwall, spesso promossi da privati cittadini o da associazioni di appassionati di architetture militari, travalicano spesso le visioni puriste del “Patrimonio”, che una parte della tradizione conservativa moderna ha potuto tramandarci, aprendo nuovamente verso ciò che abbiamo definito “l’incompiutezza storica dell’architettura”, in contrasto con la “compiutezza” astratta e atemporale di alcune visioni che tendono a chiudere gli edifici del passato e le storie nel tempo morto dell’edificio-museo. Il museo e il museo di storia in particolare, spesso associato negli ultimi anni agli edifici dell’Atlantikwall, diviene una complessa macchina moralizzatrice, capace di regolare il nostro rapporto al passato, che oggi trova una nuova ragion d’essere nell’utilizzo politico della storia degli ultimi due conflitti mondiali a sostegno della creazione di nuove forme di organizzazione politica transnazionale, in primis la Comunità Europea.
L'Europa e l'eredità della Seconda Guerra Mondiale. L'appropriazione patrimoniale delle fortificazioni tedesche della Seconda Guerra Mondiale lungo la costa atlantica. L'Atlantikwall : studio comparativo di casi
PADOVANI, GIULIO
2011/2012
Abstract
Ritracciare la storia dell’Atlantikwall, il sistema di fortificazioni tedesche realizzate lungo la costa atlantica europea durante la Seconda Guerra Mondiale, ci impone oggi di riflettere non solo sulla sua realizzazione, ma ugualmente sui suoi riusi, abbandoni, trasformazioni che dalla fine della guerra hanno investito queste architetture guerriere. Gli ultimi sessant’anni di storia Europea hanno sedimentato sulle architetture fortificate del Terzo Reich valori differenti (siano essi storici, estetici, d’uso o memoriali), spesso conflittuali, in ogni caso mutevoli, che hanno seguito gli andamenti delle trasformazioni politiche e culturali dei diversi stati in cui sono presenti i bunker dell’Atlantikwall. Il dopoguerra e la ricostruzione, l’opposizione al blocco sovietico, la caduta dell’URSS, la decentralizzazione amministrativa, la creazione dell’Unione Europea, hanno fornito altrettante occasioni di riconsiderare l’eredità della Seconda Guerra Mondiale. Parzialmente protetti nella maggior parte dei paesi europei, le decine di migliaia di bunkers dell’Atlantikwall, soffrono oggi piuttosto di un’assenza di visibilità globale alla scala continentale, che possa permettere di connettere le diverse esperienze di protezione e riuso presenti nei diversi paesi e favorirne la conoscenza I riusi dell’Atlantikwall, spesso promossi da privati cittadini o da associazioni di appassionati di architetture militari, travalicano spesso le visioni puriste del “Patrimonio”, che una parte della tradizione conservativa moderna ha potuto tramandarci, aprendo nuovamente verso ciò che abbiamo definito “l’incompiutezza storica dell’architettura”, in contrasto con la “compiutezza” astratta e atemporale di alcune visioni che tendono a chiudere gli edifici del passato e le storie nel tempo morto dell’edificio-museo. Il museo e il museo di storia in particolare, spesso associato negli ultimi anni agli edifici dell’Atlantikwall, diviene una complessa macchina moralizzatrice, capace di regolare il nostro rapporto al passato, che oggi trova una nuova ragion d’essere nell’utilizzo politico della storia degli ultimi due conflitti mondiali a sostegno della creazione di nuove forme di organizzazione politica transnazionale, in primis la Comunità Europea.File | Dimensione | Formato | |
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