Traduzioni palladiane. I restauri delle fabbriche di Andrea Palladio tra XIX e XX secolo a Vicenza

The aim of this thesis is to delineate a history of Palladian restorations during the 19th and 20th Centuries. In this regard, Vicenza has been used as a focal point of observation, both because it is the nucleus of Palladio’s professional success, and because its genius loci has been progressively identified with the 16th Century architect. In particular, this study is focused on understanding if and how the different ‘ideal images’ of Palladio - produced over the time by a rich critical corpus - had influenced the work done on his constructions. In fact, from the 18th Century, the buildings represented in the "Quattro Libri dell’Architettura" were considered as irrefutable evidence of Palladio’s original ideas, instead of his own later re-elaborations; the restorations were consequently often indifferent to the historical values of the buildings and attempted to reconfigure the models shown in the Treatise. The research is divided in four parts: Before the Unification of Italy; During Eclecticism; The Beginning of the 20th Century; and Post-Second World War. For each period, one or more restorations have been considered, whether enacted or simply hypothesised. In each case, information from archives and bibliographies have been compared to the data directly deduced from the construction itself; the subsequent analysis has been contextualised according to the historical interpretations of the architect at that moment in time, the debate in the field of the restoration and Palladio’s role in Vicenza. In general, the different fates of Palladian buildings reflect wider tendencies within the history of restoration. Style, historical research, philology and neo-idealism characterised different phases with specific theoretical references, but in the routine approaches they all sought to reinstate an 'ancient splendour' of the building, interpreting the physical traces as something able to be reproduced. Rather than just returning to Palladio, restorations were often transformed into possibilities that went beyond Palladio, where the Quattro Libri and the confidence on the rich critical apparatus concerning the architect had only apparently averted the risk of producing a fake.

L’obiettivo della tesi consiste nel delineare una storia dei restauri palladiani tra Ottocento e Novecento. A questo proposito, Vicenza è usata come punto di osservazione privilegiato, sia perché nucleo della fortuna professionale di Palladio, sia in quanto realtà il cui "genius loci" si è progressivamente identificato con il mito dell’architetto cinquecentesco. Attraverso alcuni casi esemplificativi si è cercato di comprendere se e in che modo le differenti ‘figure ideali’ dell’architetto prodotte nel tempo da un ricco corpus critico abbiano condizionato i lavori sulle sue fabbriche. In particolare, a partire dal Settecento, gli edifici rappresentati ne "I Quattro Libri dell’Architettura" sono stati considerati come l'attestazione inconfutabile dell’idea originaria dell’architetto e non in quanto rielaborazione tardiva; i restauri compiuti, di conseguenza, sono stati spesso indifferenti verso il valore di testimonianza storica del costruito e hanno piuttosto mirato a riconfigurare un modello desunto proprio dalle xilografie del Trattato. Il lavoro è suddiviso in quattro parti; prima dell’Unità d’Italia, durante l’Eclettismo, all’inizio del Novecento e dopo la seconda Guerra Mondiale. Per ciascun periodo uno o più casi di restauro –realizzati o semplicemente ipotizzati - sono stati presi in considerazione. Mediante il confronto tra le informazioni desunte dalle fonti archivistiche e bibliografiche e quelle dirette rappresentate dal documento costruito, ogni intervento è stato approfondito e contestualizzato alla luce dell’interpretazione storiografica dell’opera dell’architetto in quel dato momento, del dibattito nel campo della tutela e di quello più specifico relativo al ruolo di Palladio rispetto alle esigenze rappresentative della città berica. In generale le sorti degli edifici palladiani rispecchiano tendenze più ampie della storia del restauro; nonostante lo stile, la ricerca storica, la filologia o la critica neoidealista abbiano caratterizzato fasi dalle precise coordinate teoriche e metodologiche, spesso nella prassi hanno perseguito la comune utopia di ripristinare un ‘antico splendore’ della fabbrica, interpretando il dato materiale come qualcosa di riproducibile. Più che ritornare al Palladio, i restauri si sono spesso tramutati in possibilità per andare oltre il Palladio, in cui proprio I Quattro Libri e la fiducia nel ricco apparato critico sull’architetto hanno scongiurato soltanto in apparenza il rischio di produrre un falso, legittimando invece profonde trasformazioni al corpo degli edifici.