Produzione ed uso del gesso nell'edilizia lungo la vena del gesso romagnola. Fonti storiche e presenze materiali nel paesaggio. Un paesaggio del lavoro

The “Vena del Gesso” of Romagna is one of the most important geological formation in Italy, which extended between the provinces of Bologna and Ravenna. The research studies how and how much it has been a resource able to give rise to production systems and local building construction characters, which participated in the construction of the landscape. The research shows that the vein should not be considered and protected only for its "geological - environmental" aspect, already well known, but also for the role it has played in the economic development of that area. This development has generated changes in the area that became signs that make up the landscape. Originally it was used as a shelter, then, from the Roman era, the plaster was used as a material for building blocks, cooked and used as a binder and as a fertilizer for soils. Initially the size of exploitation and use was linked to daily needs and chalk was drawn/pulled out with sticks and wedges and cooked in rudimentary furnaces. In 19th century the first kilns and mills were created, and develops an industrial processing and marketing . Small local economies and specific occupations related to the processing and transport of plaster started. An important aspect that concerns the whole country is the use of gypsum as a building material for rural housing. The possibility to find it easily and with little cost made chalk become the preferred material for these buildings. This created a close relationship between man, nature and economy, which led to the genesis of the landscape, with signs that exist today: the remains of quarries, industrial areas, paths and artifacts made of gypsum blocks as the remains of fortresses, castles and country houses. It was found that there are forms of protection and enhancement for the remains of fortresses and castles, while there aren’t for items made in gypsum blocks. The massive use of this material in blocks for walls was found in a very limited area close to the Vena. For rural housing, the material was extracted from small quarries specifically and temporarily open in the vicinity of the building to be erected without the help of skilled workers. They were the same farmers who built the house. The creation of very irregular masonry and mortars cooked at low temperatures, as literature sources show, can be attributed to this practice. In addition in the area there are six Statements of “Notevole Interesse Pubblico”, issued between 1968 and 1985 and the analysis of the texts of the decrees showed a lot of attention to the protection of visual, geological and natural aspects, but there is no attention for the preservation of the material consistency of what characterized the landscape. The research focused on the analysis of the evidence of the use of gypsum as a building material, that in the area is possible mainly through the remains of artifacts of rural buildings. This aspect has been deepened with a reconnaissance of about fifty artifacts on the territory, for which it was detected a lack of attention by legislation and there are no particular studies. Many of them are in a state of ruin, instead we should act in the protection of these artifacts through their physical preservation. The European Landscape Convention states that the landscape is a part of territory whose character is the result of the action of natural and / or human interactions and it concerns the entire territory, with the aim of promoting the protection. But the preservation of the landscape is the protection of the signs that make an area that landscape. Therefore, to protect a landscape we must protect signs that connote it, first of all preserving them. The landscape is the transformation of the man / nature relation over time in a continuous process. Preserving the signs of these changes does not mean denying other changes, but ruling them. For the conservation of the landscape of Vena we must preserve elements that characterize it and therefore houses in plaster, which are cultural assets. For this purpose there are two important aspects to consider: the possible uses of these assets, and the characters of the intervention on them. Concerning the first aspect it’s necessary to make the cultural asset enter in the new socio-economic dynamics, with techniques that give priority to the stratification of the signs, rather than removing them. In addition to "second home" use , we should find uses related to tourism or food, which do not involve a fixed stay of people, which could lead to less changes. We can not prevent the deterioration caused by natural phenomena or by the action of time, but you can reduce man deterioration through the definition of intervention procedures. It is necessary to identify a way of cognitive and architectural activities, the designer will face for the development of an intervention that pursues conservation. The survey of artifacts showed that the main problems are structural. There are some interventions that would be worth to be highlighted in procedural rules.

La Vena del Gesso romagnola è una conformazione geologica fra le più importanti in Italia nel suo genere, che si estende tra le provincie di Bologna e Ravenna. Nella ricerca si è studiato quanto e come essa ha costituito una risorsa che ha dato vita a sistemi di produzione e caratteri costruttivi propri dell’edilizia locale, che hanno partecipato alla costruzione del paesaggio. Si è dimostrato che la Vena non va considerata e tutelata solo per l’aspetto “geologico - ambientale” per cui è già molto nota, ma anche per il ruolo che essa ha avuto nello sviluppo economico-territoriale della zona. Questo sviluppo ha generato trasformazioni nel territorio che si sono concretizzate nei segni che costituiscono il paesaggio. In origine essa era fruita come riparo, poi, a partire dall'epoca romana, il gesso venne impiegato come materiale in blocchi per le costruzioni, venne cotto e usato come legante e come fertilizzante per terreni. Inizialmente la dimensione di sfruttamento e d’uso era legata alle necessità quotidiane, si cavava il gesso che serviva con mazze e cunei e veniva cotto in rudimentali fornaci. A partire dall'Ottocento nascono le prime fornaci e mulini da gesso veri e propri, e si sviluppa una dimensione industriale di lavorazione e di commercializzazione. Si formano piccole economie locali, in particolare concentrate in tre zone e nascono mestieri specifici legati alla lavorazione e al trasporto del gesso. Un aspetto importante che riguarda tutto il territorio è l’impiego del gesso come materiale costruttivo per l’edilizia rurale, infatti la possibilità di reperirlo facilmente a e poco costo, ha comportato che qui esso sia divenuto il materiale privilegiato per queste costruzioni. Si è così creata una stretta relazione fra l’uomo, la natura e l’economia, che nel tempo ha portato alla genesi del paesaggio, con segni che sono oggi: resti di cave, aree industriali, percorsi e manufatti realizzati in blocchi di gesso, come resti di rocche, castelli e case rurali. E’ emerso che ci sono forme di tutela e valorizzazione per i resti di rocche e castelli, mentre non vi sono per i manufatti realizzati in blocchi di gesso. Si è evidenziato l’impiego massivo del materiale in blocchi per le murature in un'area molto limitata a ridosso della Vena. Questo, per l’edilizia rurale, veniva estratto da piccole cave appositamente e temporaneamente aperte nelle vicinanze del manufatto da erigere, senza l’aiuto di maestranze specializzate: erano gli stessi contadini che si costruivano l’abitazione. A questa prassi può essere imputata la realizzazione di murature particolarmente irregolari e malte cotte a basse temperature come emerge anche dalle fonti bibliografiche. Inoltre nella zona vi sono sei Dichiarazioni di Notevole Interesse Pubblico, emanate tra il 1968 e il 1985 e l’analisi dei testi dei decreti, ha evidenziato molta attenzione per la tutela degli aspetti di visuale, geologici e naturalistici, ma non c’è attenzione per la conservazione della consistenza materiale di quello che forma il paesaggio. La ricerca si è concentrata nell’analisi delle testimonianze dell’impiego del gesso come materiale costruttivo, che nella zona ci è giunta soprattutto attraverso i resti di manufatti di edilizia rurale. Questo aspetto si è approfondito con una ricognizione di circa cinquanta manufatti sul territorio, per i quali si è rilevata mancanza di attenzione normativa e non vi sono particolari studi. Molti di esse sono in stato di rudere, invece sarebbe opportuno agire per la tutela di questi manufatti attraverso la loro conservazione materiale. La Convenzione Europea del Paesaggio afferma che il paesaggio è una parte di territorio il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interazioni e si applica a tutto il territorio, con lo scopo di promuoverne la salvaguardia. Ma la salvaguardia del paesaggio è la tutela dei segni che rendono un territorio quel paesaggio. Perciò per tutelare un paesaggio bisogna tutelare i segni che lo connotano, cioè innanzitutto conservarli. Il paesaggio è la trasformazione della relazione uomo/natura nel tempo in un processo continuo. Conservare i segni di queste trasformazioni non significa negarne altre, ma governarle. Per la conservazione del paesaggio della Vena vanno conservati gli elementi che lo caratterizzano e quindi anche le abitazioni in gesso, che sono beni culturali. Per questo scopo vi sono due aspetti essenziali da considerare: i possibili usi di questi manufatti e i caratteri dell’intervento su di essi. Per il primo è necessario che il patrimonio culturale diffuso si faccia opportunamente rientrare in nuove dinamiche socio-economiche, con interventi indirizzati verso tecniche che privilegino l’accumulo stratificato dei segni, piuttosto che la loro rimozione. Oltre a quello di "seconde case", si dovrebbero individuare usi legati al turismo o alla ristorazione, che non implicano una permanenza fissa di persone, che potrebbero comportare nel concreto minori trasformazioni. Non si può impedire il deterioramento derivante dai fenomeni naturali o dall’azione del tempo, ma si può tentare di ridurre quello dell’uomo, attraverso la definizione di procedure di intervento. E’ necessario delineare un percorso di attività di tipo conoscitivo e progettuale, che il progettista dovrà affrontare per l’elaborazione di un intervento che persegua la conservazione. Dalla ricognizione dei manufatti è emerso che i principali problemi sono di tipo strutturale, vi sono alcuni interventi attuati, che sarebbero da evitare, poiché potenzialmente dannosi e già nelle norme procedurali sarebbe opportuno evidenziarlo.