Il seguente lavoro affronta il tema dell’artigianato artistico e tradizionale visto come espressione del patrimonio culturale immateriale di una società. Produzione in calo e costante perdita di addetti, la “cultura del fare” soffre di una grave crisi anche del modo in cui viene percepita e conosciuta dalle persone, il che rende di stringente attualità la questione della trasmissione dei saperi artigianali alle nuove generazioni. Se si pensa che l’Italia è uno dei principali Paesi in cui i mestieri eccellenti rendono identitari i luoghi in cui sono nati e dove ancora oggi rappresentano un straordinario punto di riferimento, una eventuale estinzione di tali saperi non sarebbe culturalmente sostenibile. Questo lavoro vuole proporre un modello di spazio in cui la simultanea presenza di più attività a rischio che si pongono obbiettivi comuni può valorizzare e sviluppare figure professionali capaci di collaborare, contaminarsi e portare avanti conoscenze manuali che altrimenti andrebbero perdute. Più in generale, si vuole mettere in evidenza, come sia necessario stimolare la [ri]educazione alla “cultura del fare” all’interno di una società in cui ciascun individuo può svolgere un lavoro fatto ad arte, con dedizione, partecipando così alla continua [ri]definizione dell’identità di un luogo, indipendentemente dai legami “genetici” con il luogo stesso.

If intangible than. Una nuova forma di trasmissione della cultura del fare

BERGAMINI, ANDREA;MORI, STEFANO
2011/2012

Abstract

Il seguente lavoro affronta il tema dell’artigianato artistico e tradizionale visto come espressione del patrimonio culturale immateriale di una società. Produzione in calo e costante perdita di addetti, la “cultura del fare” soffre di una grave crisi anche del modo in cui viene percepita e conosciuta dalle persone, il che rende di stringente attualità la questione della trasmissione dei saperi artigianali alle nuove generazioni. Se si pensa che l’Italia è uno dei principali Paesi in cui i mestieri eccellenti rendono identitari i luoghi in cui sono nati e dove ancora oggi rappresentano un straordinario punto di riferimento, una eventuale estinzione di tali saperi non sarebbe culturalmente sostenibile. Questo lavoro vuole proporre un modello di spazio in cui la simultanea presenza di più attività a rischio che si pongono obbiettivi comuni può valorizzare e sviluppare figure professionali capaci di collaborare, contaminarsi e portare avanti conoscenze manuali che altrimenti andrebbero perdute. Più in generale, si vuole mettere in evidenza, come sia necessario stimolare la [ri]educazione alla “cultura del fare” all’interno di una società in cui ciascun individuo può svolgere un lavoro fatto ad arte, con dedizione, partecipando così alla continua [ri]definizione dell’identità di un luogo, indipendentemente dai legami “genetici” con il luogo stesso.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-apr-2013
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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