La Tesi di Laurea Magistrale “HabitAT shelter”, si propone come tentativo di far conoscere e valorizzare una località, la Val Taleggio, secondo me molto interessante ma che nel corso degli ultimi 100 anni sta assistendo ad un lento declino. Basti pensare che, in questo lasso di tempo, la popolazione è calata di circa un quarto, le attività commerciali si contano sul palmo di una mano e il turismo, una volta trainante rispetto all’economia, ormai è inesistente. Esistono però molte persone che “attraversano” la Valle; o sono di passaggio o si fermano solo per limitati periodi di tempo. Mi riferisco in particolare ai ciclisti, ai motociclisti, ai pescatori, agli escursionisti e con la bella stagione anche ai bagnanti. La mia idea è stata quella di creare elementi in grado di attirare l’attenzione sugli stessi e sul paesaggio. Un sistema di piccoli rifugi indipendenti, pensati rispetto a quattro differenti modelli per coprire ogni potenziale esigenza. Si tratta dei seguenti moduli: eremita, coppia, famiglie e gruppo. Questi ultimi si rapportano con tre sezioni significative del paesaggio e danno vita ad un “organismo” di dodici rifugi. Ho cercato di rapportarmi nel modo più leggero e delicato possibile con il contesto. Per fare ciò, mi sono orientata in primis verso il tema della microarchitettura, ritenuta la dimensione adatta per approcciarsi all’area. In seconda battuta ho iniziato a valutare e selezionare tutta una serie di tecnologie povere e sostenibili, cercando di sperimentare sul tema, optando per soluzioni destinate solitamente a situazioni di emergenza o per i paesi in via di sviluppo. Il progetto si propone in qualche modo di cambiare le abitudini di vita quotidiana dei suoi utilizzatori, facendo vivere un’esperienza in totale sintonia con la natura; non c’é luce artificiale, bisogna fare rifornimento di acqua e il materasso del letto è sostituito da un giaciglio in paglia.

HabitAT shelters. Sistema di rifugi minimi in Val Taleggio

CARDIA, DANIELA
2011/2012

Abstract

La Tesi di Laurea Magistrale “HabitAT shelter”, si propone come tentativo di far conoscere e valorizzare una località, la Val Taleggio, secondo me molto interessante ma che nel corso degli ultimi 100 anni sta assistendo ad un lento declino. Basti pensare che, in questo lasso di tempo, la popolazione è calata di circa un quarto, le attività commerciali si contano sul palmo di una mano e il turismo, una volta trainante rispetto all’economia, ormai è inesistente. Esistono però molte persone che “attraversano” la Valle; o sono di passaggio o si fermano solo per limitati periodi di tempo. Mi riferisco in particolare ai ciclisti, ai motociclisti, ai pescatori, agli escursionisti e con la bella stagione anche ai bagnanti. La mia idea è stata quella di creare elementi in grado di attirare l’attenzione sugli stessi e sul paesaggio. Un sistema di piccoli rifugi indipendenti, pensati rispetto a quattro differenti modelli per coprire ogni potenziale esigenza. Si tratta dei seguenti moduli: eremita, coppia, famiglie e gruppo. Questi ultimi si rapportano con tre sezioni significative del paesaggio e danno vita ad un “organismo” di dodici rifugi. Ho cercato di rapportarmi nel modo più leggero e delicato possibile con il contesto. Per fare ciò, mi sono orientata in primis verso il tema della microarchitettura, ritenuta la dimensione adatta per approcciarsi all’area. In seconda battuta ho iniziato a valutare e selezionare tutta una serie di tecnologie povere e sostenibili, cercando di sperimentare sul tema, optando per soluzioni destinate solitamente a situazioni di emergenza o per i paesi in via di sviluppo. Il progetto si propone in qualche modo di cambiare le abitudini di vita quotidiana dei suoi utilizzatori, facendo vivere un’esperienza in totale sintonia con la natura; non c’é luce artificiale, bisogna fare rifornimento di acqua e il materasso del letto è sostituito da un giaciglio in paglia.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
23-apr-2013
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/80111