Il lavoro di tesi che viene presentato pone come oggetto di studio e lavoro progettuale la riqualificazione della cinta muraria rinascimentale della città di Piacenza: il tema di lavoro proposto dalla stessa amministrazione comunale chiedeva di studiare un nuovo modo di “abitare” le mura al fine di individuare una spazio consono alla realizzazione di un nuovo polo museale. La nostra scelta è stata quella di intervenire nella porzione di territorio più critica, a ridosso del complesso nodo infrastrutturale che a nord separa la città dal fiume Po, l'unica area fra quelle prese in esame in cui la traccia delle fortificazioni era andata completamente cancellata. Dal problema di “abitare il muro senza il muro” è così emersa una lettura urbana che riconosceva a queste fortificazioni un ruolo essenzialmente diverso da quello delle altre parti di urbanizzato: l'essere il luogo di mediazione e relazione fra dimensioni, realtà essenzialmente diversi fra loro. L'importanza di questa mura non risiede tanto nella loro integrità di manufatti, quanto nel loro divenire spazio di una possibile soglia, ovvero di una dimensione di passaggio chiamata a dividere – e quindi ad individuare - identità spaziali diverse fra loro: città/paesaggio; città nuova/città antica; città tecnologica/ dimensione agricola etc. A rendere interessante un intervento in questa particolare dimensione non è solo l'esigenza di tradurre architettonicamente i caratteri così particolari legati all'esigenza di definire delle nuove relazioni urbane fra realtà già consolidate, ma anche la possibilità di stabilire un principio di rigenerazione urbana che dalla soglia sappia estendersi alle realtà che essa viene a mediare: agire nella soglia significa agire anche nelle identità che la determinano. L'assenza del muro diventa l'occasione per ripensare una nuova continuazione, una nuova traduzione di questa soglia in grado sia di mantenere i suoi legami col resto della cinta, sia di intervenire nelle diverse identità che in quel punto vengono messe in tensione attraverso di essa. Il tema del nostro lavoro ha visto così spostarsi l'indagine progettuale dal chiedersi come “abitare il muro” al come “abitare una soglia”. La strategia di intervento ha dato luogo ad un “principio insediativo” fondato sulle possibili declinazioni di questo abitare il “muro-soglia”, portandoci in conclusione a definire l'idea di una “soglia cangiante”, in grado di adeguarsi alle diverse identità che è chiamata a mediare pur restando sempre un'unica cosa, uno stesso spazio. L'area di intervento scelta quale oggetto del nostro lavoro di tesi si presta ad essere il caso paradigmatico di questa “soglia cangiante”. Attraverso di essa vengono infatti a confrontarsi non solo la dimensione urbana della città con quella naturale del paesaggio del Po, ma anche la realtà tecnologica del grande polo industriale di Piacenza con quella rurale delle campagne storiche: quattro diverse identità che necessitano di essere messe in relazione fra loro. Obiettivo di questo studio diventa perciò la soluzione architettonica, la risposta in termini spaziali e formali alle tensioni che l'individuazione di queste nuove relazioni di soglia comporta.
Orizzonti in sequenza. Abitare le mura di Piacenza
BREZIGIA, ALBERTO;DANESI, ALESSANDRO
2012/2013
Abstract
Il lavoro di tesi che viene presentato pone come oggetto di studio e lavoro progettuale la riqualificazione della cinta muraria rinascimentale della città di Piacenza: il tema di lavoro proposto dalla stessa amministrazione comunale chiedeva di studiare un nuovo modo di “abitare” le mura al fine di individuare una spazio consono alla realizzazione di un nuovo polo museale. La nostra scelta è stata quella di intervenire nella porzione di territorio più critica, a ridosso del complesso nodo infrastrutturale che a nord separa la città dal fiume Po, l'unica area fra quelle prese in esame in cui la traccia delle fortificazioni era andata completamente cancellata. Dal problema di “abitare il muro senza il muro” è così emersa una lettura urbana che riconosceva a queste fortificazioni un ruolo essenzialmente diverso da quello delle altre parti di urbanizzato: l'essere il luogo di mediazione e relazione fra dimensioni, realtà essenzialmente diversi fra loro. L'importanza di questa mura non risiede tanto nella loro integrità di manufatti, quanto nel loro divenire spazio di una possibile soglia, ovvero di una dimensione di passaggio chiamata a dividere – e quindi ad individuare - identità spaziali diverse fra loro: città/paesaggio; città nuova/città antica; città tecnologica/ dimensione agricola etc. A rendere interessante un intervento in questa particolare dimensione non è solo l'esigenza di tradurre architettonicamente i caratteri così particolari legati all'esigenza di definire delle nuove relazioni urbane fra realtà già consolidate, ma anche la possibilità di stabilire un principio di rigenerazione urbana che dalla soglia sappia estendersi alle realtà che essa viene a mediare: agire nella soglia significa agire anche nelle identità che la determinano. L'assenza del muro diventa l'occasione per ripensare una nuova continuazione, una nuova traduzione di questa soglia in grado sia di mantenere i suoi legami col resto della cinta, sia di intervenire nelle diverse identità che in quel punto vengono messe in tensione attraverso di essa. Il tema del nostro lavoro ha visto così spostarsi l'indagine progettuale dal chiedersi come “abitare il muro” al come “abitare una soglia”. La strategia di intervento ha dato luogo ad un “principio insediativo” fondato sulle possibili declinazioni di questo abitare il “muro-soglia”, portandoci in conclusione a definire l'idea di una “soglia cangiante”, in grado di adeguarsi alle diverse identità che è chiamata a mediare pur restando sempre un'unica cosa, uno stesso spazio. L'area di intervento scelta quale oggetto del nostro lavoro di tesi si presta ad essere il caso paradigmatico di questa “soglia cangiante”. Attraverso di essa vengono infatti a confrontarsi non solo la dimensione urbana della città con quella naturale del paesaggio del Po, ma anche la realtà tecnologica del grande polo industriale di Piacenza con quella rurale delle campagne storiche: quattro diverse identità che necessitano di essere messe in relazione fra loro. Obiettivo di questo studio diventa perciò la soluzione architettonica, la risposta in termini spaziali e formali alle tensioni che l'individuazione di queste nuove relazioni di soglia comporta.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/80313