Denied boundaries. General arrangements for an abandoned railyard in Milan

Thus this thesis in the process is attempting to form a general arrangement for the new urban requalification proposal for the old rail yard in porta romana, south east of milan. The historical rail land which once served the industrial buildings slowly went out of use with the decline of the industrial activities over the ages. In morphological point of view the rail land is an edge condition made of empty void, between the city and the non-city. The brief of the town planning proposal calls for a mixed use function, retaining two of the rail lines, and to stitch the new developments into milan's urban fabric.Essentially this thesis is an absolute hypothesis, a reimagination of the seemingly, impossible arrangements. It explores certain global themes like denser cities, city within city, sustainable city, modular spaces, reinvention of psychological space, but strictly operates in response to the local morphological milanese conditions/ context. Milan's demographic growth may or may not require such a development. Thus this thesis is an imagination of the abstract. It deliberately borders between the pragmatic and the impossible with a certain degree of abstraction.

I concetti fondamentali operati con questa tesi prendono le mosse dai temi di progetto soggiacenti il LABORATORIO DI URBANISTICA (AA 2010-2011). Tematiche incentrate sulla forma e sulla proporzione della città dalle quali l’autore si è lasciato ispirare ma altresì formare attraverso la lente di “Delirious New York “. Un manifesto retrospettivo avente quale autore REM KOOLHAAS che, appunto indagando le dimensioni di Mahnattan, fonda un orientamento culturale volto alla città ed al suo doppio. Di fatto l’esperienza di progetto cerca di ri-costituire in vitro un nuovo orizzonte urbano impiegando una delle ultime aree che la metropoli milanese, cuore del sistema della città-Lombardia ancora esprime. Lo scalo Ferroviario di Porta Romana diviene lo sfondo per immaginare ed applicare il “doppio” di una città inerito dalle morfologie della Milano Beruttiana ma tuttavia conscio di una irripetibilità storica che propone l’assenza della presenza: la non-città della città, in un programma insediativo mai dimentico della condizione di soglia, appunto di matrice polifunzionale. Un tessuto-non tessuto che riaffiora nella grandezza del cielo, soglia dell’umana comprensione, limite massimo della ragione architettonica. Essenzialmente questa tesi può dirsi ipotesi assoluta, re-immaginazione apparentemente impossibile. Esplorando alcuni temi globali come la città densamente popolata, la “città nella città”, la città sostenibile, gli spazi modulari, l’opera di Madhushita Chulliparambil prova a reinterpretare lo spazio psicologico. Tuttavia il progetto si ripropone di operare rigorosamente in risposta alle locali condizioni morfologiche milanesi, in una configurazione deliberatamente sospesa tra il pragmatico e l'impossibile, propria di un’astrazione combinata ai surrealismi di sironiana Memoria.