Il progetto di masterplan vuole sollecitare un uso sociale della città, le piante nate dalla vittoria del movimento della proprietà privata non possono far altro che registrare ed esortare ad un uso fondiario del territorio e ad un uso immobiliare dell'architettura. Una pianta come la nostra è la pianta di una città latente da portare a compimento abitandola realmente: la configurazione di una macchina per l'ospitalità. Tutto sembra disporsi per offrirci inaspettate emozioni spaziali; la limpidezza dei segni e la fluidità dei tragitti possibili è capace di produrre il bisogno delle visitazioni, di alimentare il desiderio e prefigurarne il godimento, di scuotere l'indifferenza e la noia della prevedibilità invitandoci ad entrare nei corpi cavi delle masse edilizie per comporre liberamente percorsi del tutto singolari, sempre nuovi e personali, epperò mai privati e riservati. In questi anni le porosità naturali dell'architettura vengono cementate e trasformano l'isolato in una massa levigata che lascia in strada tutti coloro che non sono riconosciuti innocenti e innocui dalle portinerie, dalle citofonie, o da tutte le altre combinazioni di sicurezza richieste per la vita segregativa negli alloggiamenti domestici o nei lager di travaglio salariale. Così, per quanto articolato, l'isolato potrà sempre venire ricondotto al tipo "compatto", simile in tutto a quelli costituiti da un unico fabbricato, che consentono soltanto una percorrenza pubblica esterna, perimetrale e risicata ai bordi della strada. L'esperienza della città diventa un semplice star per via. Il passo e l'incedere viene soppiantato dallo scorrere sbrigativo. Allora noi cerchiamo di articolare questo macro isolato. Tre linee rispettose verso la città lo tagliano e progettano quanti più percorsi e movimenti possono scaturirne e l'abbassamento di quota accompagnato da lievi pendenze descrive la sfera propriamente privata del campus ma comunque percorribile dalla comunità perché mai circoscritta interamente. Un progetto che vuole essere uno proposta in cui coesiste la possibilità di una fruizione pubblica anche degli spazi più legati alla struttura universitaria, in questo senso la proposta di creare livelli differenti di quota, sempre comunque tra loro collegati, ha il significato di non imporre, obbligare percorsi prestabiliti, ma bensì di accompagnare, rendere possibili accessi alle diverse funzioni universitarie.

Campus urbano. Concorso di progettazione del nuovo complesso edilizio dell' università Luigi Bocconi a Milano, area ex centrale del latte. Bocconi dorms

VILARDI, GIUSEPPE
2011/2012

Abstract

Il progetto di masterplan vuole sollecitare un uso sociale della città, le piante nate dalla vittoria del movimento della proprietà privata non possono far altro che registrare ed esortare ad un uso fondiario del territorio e ad un uso immobiliare dell'architettura. Una pianta come la nostra è la pianta di una città latente da portare a compimento abitandola realmente: la configurazione di una macchina per l'ospitalità. Tutto sembra disporsi per offrirci inaspettate emozioni spaziali; la limpidezza dei segni e la fluidità dei tragitti possibili è capace di produrre il bisogno delle visitazioni, di alimentare il desiderio e prefigurarne il godimento, di scuotere l'indifferenza e la noia della prevedibilità invitandoci ad entrare nei corpi cavi delle masse edilizie per comporre liberamente percorsi del tutto singolari, sempre nuovi e personali, epperò mai privati e riservati. In questi anni le porosità naturali dell'architettura vengono cementate e trasformano l'isolato in una massa levigata che lascia in strada tutti coloro che non sono riconosciuti innocenti e innocui dalle portinerie, dalle citofonie, o da tutte le altre combinazioni di sicurezza richieste per la vita segregativa negli alloggiamenti domestici o nei lager di travaglio salariale. Così, per quanto articolato, l'isolato potrà sempre venire ricondotto al tipo "compatto", simile in tutto a quelli costituiti da un unico fabbricato, che consentono soltanto una percorrenza pubblica esterna, perimetrale e risicata ai bordi della strada. L'esperienza della città diventa un semplice star per via. Il passo e l'incedere viene soppiantato dallo scorrere sbrigativo. Allora noi cerchiamo di articolare questo macro isolato. Tre linee rispettose verso la città lo tagliano e progettano quanti più percorsi e movimenti possono scaturirne e l'abbassamento di quota accompagnato da lievi pendenze descrive la sfera propriamente privata del campus ma comunque percorribile dalla comunità perché mai circoscritta interamente. Un progetto che vuole essere uno proposta in cui coesiste la possibilità di una fruizione pubblica anche degli spazi più legati alla struttura universitaria, in questo senso la proposta di creare livelli differenti di quota, sempre comunque tra loro collegati, ha il significato di non imporre, obbligare percorsi prestabiliti, ma bensì di accompagnare, rendere possibili accessi alle diverse funzioni universitarie.
ARC II - Scuola di Architettura Civile
22-apr-2013
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/80406