“Occorrono diversi luoghi dove sia possibile la rivelazione del molteplice teatrale, ma occorrono anche luoghi dove la musica e il teatro sia possibile studiarli, provarli, metterli in circolo. (...). E’ questa interdipendenza a connettere produttivamente i teatri propriamente detti agli pseudoteatri”. (Guido Canella, 1983). L’intervento a Lucera si è inizialmente concentrato sull’area del Castello federiciano e del recinto angioino (oggetto di recenti studi promossi dal Comune e dalla Soprintendenza), attraverso l’inserimento, sui resti della fortezza, di una struttura mista con teatro a palchi, cavea all’aperto, sale prova, aule per la didattica, spazi espositivi, che riconfigura nelle proporzioni la sagoma inscritta dell’originario palatium federiciano. E’ sembrato infatti che la singolare tradizione di Lucera, caratterizzata tra fine Ottocento e per tutto il Novecento, dal proliferare di un molteplice di cinema-teatri e sale per spettacolo, funzionanti in contemporanea e quasi per sovrapposizione, potesse rivendicare oggi una “scena fissa”, capace di rivitalizzare l’area archeologica adiacente al castello ma soprattutto in grado di riconfermare quell’asse di grandi funzioni primarie che storicamente, attraversando il borgo storico, trovava suo completamento nello stesso fuori scala dell’anfiteatro romano. Il nuovo “teatro del popolo” (o “della tradizione”) articolato sui resti della fortezza federiciana, trova il suo secondo polo funzionale (o “dell’innovazione”) per le attività sperimentali, nella contigua area del recinto angioino dove -protetti da tende da campo attrezzate- tecnici del Ministero, studiosi, docenti, architetti e studenti, affrontano operativamente lo studio degli antichi resti archeologici. In una seconda fase della ricerca, si è quindi ritenuto plausibile non solo riconfermare Lucera come sede del Corso di Laurea in Beni Culturali (trasferito a Foggia nel 2008), ma anche assicurarne un suo potenziamento come centro di formazione interdisciplinare dei Beni Culturali anche aperto al Mediterraneo. Infine, per corrispondere all’incremento delle nuove funzioni vengono riproposte, a cerniera tra il borgo storico e l’area del castello, quadre per residenza temporanea e per alloggio popolare (omaggio figurativo al vicino Tratturo dei Preti di Carlo Aymonino), anche per garantire un necessario “ripopolamento” che trova importanti precedenti nella stessa tradizione lucerina e della capitanata: dalla colonia saracena qui trapiantata da Federico II, sorta di porto franco dell’integrazione culturale e religiosa, alla successiva colonia provenzale angioina, fino alle borgate rurali anni Trenta di Gaetano Petrucci.

Lucera : tra teatro del popolo e quadre di alloggio popolare. La rifunzionalizzazione del castello federiciano per un rilancio del sistema dei beni culturali

COSTANTINO, FEDERICA;GHIONE, BEATRICE;BUCCAFUSCA, LAURA
2011/2012

Abstract

“Occorrono diversi luoghi dove sia possibile la rivelazione del molteplice teatrale, ma occorrono anche luoghi dove la musica e il teatro sia possibile studiarli, provarli, metterli in circolo. (...). E’ questa interdipendenza a connettere produttivamente i teatri propriamente detti agli pseudoteatri”. (Guido Canella, 1983). L’intervento a Lucera si è inizialmente concentrato sull’area del Castello federiciano e del recinto angioino (oggetto di recenti studi promossi dal Comune e dalla Soprintendenza), attraverso l’inserimento, sui resti della fortezza, di una struttura mista con teatro a palchi, cavea all’aperto, sale prova, aule per la didattica, spazi espositivi, che riconfigura nelle proporzioni la sagoma inscritta dell’originario palatium federiciano. E’ sembrato infatti che la singolare tradizione di Lucera, caratterizzata tra fine Ottocento e per tutto il Novecento, dal proliferare di un molteplice di cinema-teatri e sale per spettacolo, funzionanti in contemporanea e quasi per sovrapposizione, potesse rivendicare oggi una “scena fissa”, capace di rivitalizzare l’area archeologica adiacente al castello ma soprattutto in grado di riconfermare quell’asse di grandi funzioni primarie che storicamente, attraversando il borgo storico, trovava suo completamento nello stesso fuori scala dell’anfiteatro romano. Il nuovo “teatro del popolo” (o “della tradizione”) articolato sui resti della fortezza federiciana, trova il suo secondo polo funzionale (o “dell’innovazione”) per le attività sperimentali, nella contigua area del recinto angioino dove -protetti da tende da campo attrezzate- tecnici del Ministero, studiosi, docenti, architetti e studenti, affrontano operativamente lo studio degli antichi resti archeologici. In una seconda fase della ricerca, si è quindi ritenuto plausibile non solo riconfermare Lucera come sede del Corso di Laurea in Beni Culturali (trasferito a Foggia nel 2008), ma anche assicurarne un suo potenziamento come centro di formazione interdisciplinare dei Beni Culturali anche aperto al Mediterraneo. Infine, per corrispondere all’incremento delle nuove funzioni vengono riproposte, a cerniera tra il borgo storico e l’area del castello, quadre per residenza temporanea e per alloggio popolare (omaggio figurativo al vicino Tratturo dei Preti di Carlo Aymonino), anche per garantire un necessario “ripopolamento” che trova importanti precedenti nella stessa tradizione lucerina e della capitanata: dalla colonia saracena qui trapiantata da Federico II, sorta di porto franco dell’integrazione culturale e religiosa, alla successiva colonia provenzale angioina, fino alle borgate rurali anni Trenta di Gaetano Petrucci.
MANGANARO, ELVIO
CANELLA, GENTUCCA
ARC II - Scuola di Architettura Civile
22-apr-2013
2011/2012
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/80459