La tesi propone un insediamento residenziale per popolazioni rom e sinti nel quale un forte elemento di innovazione è rappresentato dal modello del piccolo campo a base familiare, detto microarea. Il lavoro presenta due forti componenti: l'approccio al problema abitativo rom e sinti e di integrazione nella struttura sociale del quartiere e l’analisi delle tecnologie costruttive e dei materiali utilizzati per la progettazione della struttura della microarea. E’ importante insistere sulle connotazioni abitative cui le ridotte dimensioni sarebbero funzionali: il carattere familiare dell'insediamento, la costituzione di uno spazio esplicitamente domestico, la possibilità di appropriazione e di autonomia, la flessibilità d'uso che questi luoghi consentono, e un autogestione com’è nel caso di un abitazione privata. Uno degli aspetti evidenziati è l’indicazione del principio trasformativo come principio generale per ripensare i problemi insediativi delle popolazioni rom e sinti e sul fatto che alla base di questo principio appare obbligato il superamento del vecchio concetto di campo nomadi. Questo principio indica anche un criterio fondamentale per progettare delle alternative: la predisposizione di una serie attrezzata e flessibile di soluzioni diversificate d'insediamento che non rappresentino un prodotto finito per assistere e controllare, ma un non finito che si svilupperà in ragione delle esigenze dei residenti. La tesi si determina attraverso la ricerca intorno al tema sociale e abitativo riferito alle comunità rom e sinti italiane e nello specifico come riferimento della comunità rom nel comune di Sesto S. Giovanni nel quartiere Restellone e del campo nomadi regolare di Via Impastato 7 a Milano e attraverso l’analisi condotta mediante il contatto con associazioni quali A.I.Z.O. (associazione italiana zingari oggi) e Opera Nomadi. Lo studio della struttura sociale di queste comunità è stato approccio necessario per la definizione delle esigenze abitative, degli spazi privati e di relazione sino alla determinazione delle tipologie di residenze delle famiglie rom e sinti. Il progetto si basa su una struttura portante a telaio costituita da travi e pilastri in legno legati tra loro da collari in acciaio. Il sistema così pensato è modulare con moduli di 4x4 m (la dimensione del modulo è determinata dalla lunghezza dei tavoloni per ponteggi) funzionali ad una espandibilità della struttura sia in pianta sia in alzato in base alle esigenze degli utenti. La modularità del sistema permette una flessibilità funzionale e spaziale anche in fasi successive alla costruzione dell'edificio, per rispondere alle possibili variazioni del nucleo familiare o per modificare la distribuzione o la dimensione delle botteghe e della aree vendita. La struttura della microarea è costituita da 2 piani, il primo con dimensioni di 54,5x42,5 m, mentre il secondo di 38,5x38,5 m. Il piano terreno è adibito a parcheggio per le roulotte, camper ed automobili di proprietà dei residenti e di spazi adibiti ad aree di transito attrezzati con colonnine per l’acqua ed elettricità per ospitare roulotte e camper per rom e sinti non residenti. Il primo piano, pensato come luogo di incontro ed aggregazione tra la cultura rom e sinti e quella gagè e caratterizzato da moduli adibiti a botteghe , laboratori e piccoli locali per la preparazione e vendita di piatti tipici della cultura nomade, mentre nel secondo si sviluppa l’area residenziale costituita da quattro differenti tipologie abitative. La necessità di realizzare una struttura pluriplano è nata dalla limitata disponibilità di aree nei territori comunali e dalla necessità di ottimizzare gli spazi limitando quindi i costi di realizzazione. Le abitazioni e le botteghe sono realizzate a seconda delle tipologie richieste da differenti combinazioni di shipping container da 20’ o 40’ e moduli realizzati con EURO-Pallet. La possibilità di modificare la distribuzione e la dimensione delle unità abitative, così per come è concepita struttura sociale rom e sinti, è per loro un requisito fondamentale. Nel progetto, la flessibilità spaziale è realizzabile grazie alla flessibilità tecnologica che permette una sostituibilità degli elementi costruttivi attraverso lo smontaggio o montaggio di elementi leggeri assemblati a secco. Particolare attenzione è stata posta ai requisiti che garantiscono un elevato livello di comfort ambientale: illuminazione e soleggiamento, vivibilità degli ambienti e rapporto diretto con ampi spazi esterni.

M.A.R.S. micro area rom sinti. Elaborazione progettuale di un sistema architettonico a secco per l'edilizia residenziale rom e sinti

PACCHETTI, GIANLUCA
2012/2013

Abstract

La tesi propone un insediamento residenziale per popolazioni rom e sinti nel quale un forte elemento di innovazione è rappresentato dal modello del piccolo campo a base familiare, detto microarea. Il lavoro presenta due forti componenti: l'approccio al problema abitativo rom e sinti e di integrazione nella struttura sociale del quartiere e l’analisi delle tecnologie costruttive e dei materiali utilizzati per la progettazione della struttura della microarea. E’ importante insistere sulle connotazioni abitative cui le ridotte dimensioni sarebbero funzionali: il carattere familiare dell'insediamento, la costituzione di uno spazio esplicitamente domestico, la possibilità di appropriazione e di autonomia, la flessibilità d'uso che questi luoghi consentono, e un autogestione com’è nel caso di un abitazione privata. Uno degli aspetti evidenziati è l’indicazione del principio trasformativo come principio generale per ripensare i problemi insediativi delle popolazioni rom e sinti e sul fatto che alla base di questo principio appare obbligato il superamento del vecchio concetto di campo nomadi. Questo principio indica anche un criterio fondamentale per progettare delle alternative: la predisposizione di una serie attrezzata e flessibile di soluzioni diversificate d'insediamento che non rappresentino un prodotto finito per assistere e controllare, ma un non finito che si svilupperà in ragione delle esigenze dei residenti. La tesi si determina attraverso la ricerca intorno al tema sociale e abitativo riferito alle comunità rom e sinti italiane e nello specifico come riferimento della comunità rom nel comune di Sesto S. Giovanni nel quartiere Restellone e del campo nomadi regolare di Via Impastato 7 a Milano e attraverso l’analisi condotta mediante il contatto con associazioni quali A.I.Z.O. (associazione italiana zingari oggi) e Opera Nomadi. Lo studio della struttura sociale di queste comunità è stato approccio necessario per la definizione delle esigenze abitative, degli spazi privati e di relazione sino alla determinazione delle tipologie di residenze delle famiglie rom e sinti. Il progetto si basa su una struttura portante a telaio costituita da travi e pilastri in legno legati tra loro da collari in acciaio. Il sistema così pensato è modulare con moduli di 4x4 m (la dimensione del modulo è determinata dalla lunghezza dei tavoloni per ponteggi) funzionali ad una espandibilità della struttura sia in pianta sia in alzato in base alle esigenze degli utenti. La modularità del sistema permette una flessibilità funzionale e spaziale anche in fasi successive alla costruzione dell'edificio, per rispondere alle possibili variazioni del nucleo familiare o per modificare la distribuzione o la dimensione delle botteghe e della aree vendita. La struttura della microarea è costituita da 2 piani, il primo con dimensioni di 54,5x42,5 m, mentre il secondo di 38,5x38,5 m. Il piano terreno è adibito a parcheggio per le roulotte, camper ed automobili di proprietà dei residenti e di spazi adibiti ad aree di transito attrezzati con colonnine per l’acqua ed elettricità per ospitare roulotte e camper per rom e sinti non residenti. Il primo piano, pensato come luogo di incontro ed aggregazione tra la cultura rom e sinti e quella gagè e caratterizzato da moduli adibiti a botteghe , laboratori e piccoli locali per la preparazione e vendita di piatti tipici della cultura nomade, mentre nel secondo si sviluppa l’area residenziale costituita da quattro differenti tipologie abitative. La necessità di realizzare una struttura pluriplano è nata dalla limitata disponibilità di aree nei territori comunali e dalla necessità di ottimizzare gli spazi limitando quindi i costi di realizzazione. Le abitazioni e le botteghe sono realizzate a seconda delle tipologie richieste da differenti combinazioni di shipping container da 20’ o 40’ e moduli realizzati con EURO-Pallet. La possibilità di modificare la distribuzione e la dimensione delle unità abitative, così per come è concepita struttura sociale rom e sinti, è per loro un requisito fondamentale. Nel progetto, la flessibilità spaziale è realizzabile grazie alla flessibilità tecnologica che permette una sostituibilità degli elementi costruttivi attraverso lo smontaggio o montaggio di elementi leggeri assemblati a secco. Particolare attenzione è stata posta ai requisiti che garantiscono un elevato livello di comfort ambientale: illuminazione e soleggiamento, vivibilità degli ambienti e rapporto diretto con ampi spazi esterni.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
22-lug-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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