La mia ricerca è cominciata dopo aver assistito a una conferenza, RiUso, alla fiera di Rho l’aprile scorso. In quest’occasione si è discusso dei problemi del territorio italiano legati sia al consumo di suolo, che alla possibilità di sfruttare risorse disponibili e quali fossero e dove fosse veramente utile ad oggi agire nella città. Proprio questo è stato di spunto per me per pensare a cosa e dove avrei voluto compiere il mio esercizio progettuale: Marina Dragotto (Audis) spiegava come le fasi del recupero delle città fossero sostanzialmente tre, la prima è già passata e comprende il recupero dei centri storici, la seconda è in atto ed è il recupero delle aree industriali e l’ultima, che dovremo ancora affrontare, ma che si proporra a breve, è l’azione sui quartieri anni ’50-‘70. Pensando alla città di Milano e avendola studiata abbastanza bene negli anni passati, mi è sembrata scontata la necessità di andare ad agire sui quartieri della vecchia periferia, oggi al confine di Milano, ma infondo vicini al centro. Così dopo aver compiuto una ricerca storica sui quartieri popolari e aver considerato gli studi urbanistici fatti con il prof. Antonello Boatti sul nuovo Pgt e sui quartieri critici della cintura periferica milanese ho selezionato tre quartieri: Comasina, Harar-Dessiè e Gratosoglio. Questi sono stati classificati grazie al Pgt, che nel 2011 era da poco stato redatto, e quindi dalle schede dei NIL (nuclei di identità locale) più degradati e da un’analisi quartiere per quartiere composta da rilievi ad hoc. Inotre la scelta è stata indirizzata dalla volontà di agire sul patrimonio architettonico milanese e quindi il voler andare ad agire sul costruito, ma non uno qualsiasi, bensì d’”autore”, per capire anche quanto fosse lecito andare a modificare l’esistente. Da qui si sono susseguite una serie di analisi del quartiere che hanno permesso la scelta della localizzazio dell’intervento e anche in che cosa quest’ultimo dovesse consistere. Uno degli elementi pricipali del progetto a conclusione di questa ricerca, è il centro polifunzionale, che è stato pensato in primis come luogo di incontro, posizionato proprio nel punto di innesto dei due suoli piazza-parco. Infatti il punto principale di tutto il progetto è il lavoro sui suoli che si intersecano e si innestano cercando di creare un continuum tra il territorio agricolo, gli spazi aperti verdi del quartiere e le piastre/piazza ai piedi delle torri. Un altro importante punto del progetto è l’azione di modifica delle torri che, a loro volta, sono state innestate in modi diversi con bowindows, serre e pergolati.
Innesto urbano. Proposta per il quartiere Gratosoglio a Milano
POLI, GUYA
2012/2013
Abstract
La mia ricerca è cominciata dopo aver assistito a una conferenza, RiUso, alla fiera di Rho l’aprile scorso. In quest’occasione si è discusso dei problemi del territorio italiano legati sia al consumo di suolo, che alla possibilità di sfruttare risorse disponibili e quali fossero e dove fosse veramente utile ad oggi agire nella città. Proprio questo è stato di spunto per me per pensare a cosa e dove avrei voluto compiere il mio esercizio progettuale: Marina Dragotto (Audis) spiegava come le fasi del recupero delle città fossero sostanzialmente tre, la prima è già passata e comprende il recupero dei centri storici, la seconda è in atto ed è il recupero delle aree industriali e l’ultima, che dovremo ancora affrontare, ma che si proporra a breve, è l’azione sui quartieri anni ’50-‘70. Pensando alla città di Milano e avendola studiata abbastanza bene negli anni passati, mi è sembrata scontata la necessità di andare ad agire sui quartieri della vecchia periferia, oggi al confine di Milano, ma infondo vicini al centro. Così dopo aver compiuto una ricerca storica sui quartieri popolari e aver considerato gli studi urbanistici fatti con il prof. Antonello Boatti sul nuovo Pgt e sui quartieri critici della cintura periferica milanese ho selezionato tre quartieri: Comasina, Harar-Dessiè e Gratosoglio. Questi sono stati classificati grazie al Pgt, che nel 2011 era da poco stato redatto, e quindi dalle schede dei NIL (nuclei di identità locale) più degradati e da un’analisi quartiere per quartiere composta da rilievi ad hoc. Inotre la scelta è stata indirizzata dalla volontà di agire sul patrimonio architettonico milanese e quindi il voler andare ad agire sul costruito, ma non uno qualsiasi, bensì d’”autore”, per capire anche quanto fosse lecito andare a modificare l’esistente. Da qui si sono susseguite una serie di analisi del quartiere che hanno permesso la scelta della localizzazio dell’intervento e anche in che cosa quest’ultimo dovesse consistere. Uno degli elementi pricipali del progetto a conclusione di questa ricerca, è il centro polifunzionale, che è stato pensato in primis come luogo di incontro, posizionato proprio nel punto di innesto dei due suoli piazza-parco. Infatti il punto principale di tutto il progetto è il lavoro sui suoli che si intersecano e si innestano cercando di creare un continuum tra il territorio agricolo, gli spazi aperti verdi del quartiere e le piastre/piazza ai piedi delle torri. Un altro importante punto del progetto è l’azione di modifica delle torri che, a loro volta, sono state innestate in modi diversi con bowindows, serre e pergolati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/81687