Il 6 aprile 2009 la città de L’Aquila viene colpita da un terremoto che devasta il suo centro storico, porzioni di città più recenti e molti paesi e frazioni del territorio aquilano. L’attenzione durante il periodo successivo al sisma è stata indirizzata alla gestione dell’emergenza abitativa, infrastrutturale e umanitaria, che ha visto decine di migliaia di sfollati riversarsi nelle tendopoli predisposte dalla Protezione Civile in breve tempo. Il processo di ricostruzione iniziato nei mesi successivi, iniziato con il puntellamento delle strutture pericolanti e con l’installazione dei MAP, seguito dal Progetto C.A.S.E., sembra aver affrontato la questione dal mero punto di vista della quantità, mostrando fin da subito gravi carenze; da un lato si è fatto ricorso ad una profonda delocalizzazione di ampie fasce di popolazione, assegnatarie di nuovi appartamenti in complessi residenziali distanti dalle reti relazionali, familiari e lavorative che fino al giorno del terremoto scandivano la loro vita. Dall’altro lato si sta verificando una vasta perdita del patrimonio costruito, identificabile in due principali categorie: la prima è costituita da monumenti, edifici storici, chiese e altri organismi architettonici sottoposti a tutela, mentre la seconda riguarda l’architettura tradizionale non monumentale, che caratterizza la maggior parte degli edifici ad uso abitativo nei centri storici di frazioni e paesi nel cratere del sisma. Gli edifici in cui la popolazione ha vissuto per generazioni possiedono un eccezionale valore patrimoniale, insito nei materiali stessi di cui sono costituiti, nelle tecniche costruttive tradizionali utilizzate, nelle tipologie, nella struttura urbana che delineano e nella memoria collettiva che essi rappresentano. A seguito del terremoto, inoltre, un’ingente quantità di materiali e macerie derivanti dai crolli e dalle successive demolizioni è disponibile e necessita di essere rimossa per una corretta valutazione delle condizioni dei fabbricati e per poter avviare il processo di ricostruzione. Occorre quindi individuare e sviluppare strumenti che permettano l’inclusione di alcuni criteri e del valore legato al patrimonio costruito nella conservazione, ristrutturazione e rigenerazione di zone che presentino riconosciuto valore patrimoniale. Il lavoro di Tesi Reclaiming Heritage L’Aquila ha come obiettivo quello di esplorare le potenzialità nell’utilizzo di materiali da costruzione recuperati per individuare strategie di rigenerazione post terremoto che includa i valori culturali, tecnici, architettonici ed economici e la conservazione del patrimonio mediante il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali disponibili, nonché il rispetto delle tipologie e strutture urbane caratteristiche; questo non significa essere necessariamente conservativi in termini progettuali, bensì da un lato integrare nel un linguaggio architettonico contemporaneo l’utilizzo di questo patrimonio disponibile, che porta in sé coscienza di una forte memoria collettiva, dall’altro provvedere all’innovazione tecnica di pratiche costruttive tradizionali, includendo ad esempio criteri e principi di progettazione antisismica.
Reclaiming heritage L'Aquila. Strategie per la rigenerazione dei nuclei abitati a seguito del terremoto
ROTA, FEDERICO
2012/2013
Abstract
Il 6 aprile 2009 la città de L’Aquila viene colpita da un terremoto che devasta il suo centro storico, porzioni di città più recenti e molti paesi e frazioni del territorio aquilano. L’attenzione durante il periodo successivo al sisma è stata indirizzata alla gestione dell’emergenza abitativa, infrastrutturale e umanitaria, che ha visto decine di migliaia di sfollati riversarsi nelle tendopoli predisposte dalla Protezione Civile in breve tempo. Il processo di ricostruzione iniziato nei mesi successivi, iniziato con il puntellamento delle strutture pericolanti e con l’installazione dei MAP, seguito dal Progetto C.A.S.E., sembra aver affrontato la questione dal mero punto di vista della quantità, mostrando fin da subito gravi carenze; da un lato si è fatto ricorso ad una profonda delocalizzazione di ampie fasce di popolazione, assegnatarie di nuovi appartamenti in complessi residenziali distanti dalle reti relazionali, familiari e lavorative che fino al giorno del terremoto scandivano la loro vita. Dall’altro lato si sta verificando una vasta perdita del patrimonio costruito, identificabile in due principali categorie: la prima è costituita da monumenti, edifici storici, chiese e altri organismi architettonici sottoposti a tutela, mentre la seconda riguarda l’architettura tradizionale non monumentale, che caratterizza la maggior parte degli edifici ad uso abitativo nei centri storici di frazioni e paesi nel cratere del sisma. Gli edifici in cui la popolazione ha vissuto per generazioni possiedono un eccezionale valore patrimoniale, insito nei materiali stessi di cui sono costituiti, nelle tecniche costruttive tradizionali utilizzate, nelle tipologie, nella struttura urbana che delineano e nella memoria collettiva che essi rappresentano. A seguito del terremoto, inoltre, un’ingente quantità di materiali e macerie derivanti dai crolli e dalle successive demolizioni è disponibile e necessita di essere rimossa per una corretta valutazione delle condizioni dei fabbricati e per poter avviare il processo di ricostruzione. Occorre quindi individuare e sviluppare strumenti che permettano l’inclusione di alcuni criteri e del valore legato al patrimonio costruito nella conservazione, ristrutturazione e rigenerazione di zone che presentino riconosciuto valore patrimoniale. Il lavoro di Tesi Reclaiming Heritage L’Aquila ha come obiettivo quello di esplorare le potenzialità nell’utilizzo di materiali da costruzione recuperati per individuare strategie di rigenerazione post terremoto che includa i valori culturali, tecnici, architettonici ed economici e la conservazione del patrimonio mediante il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali disponibili, nonché il rispetto delle tipologie e strutture urbane caratteristiche; questo non significa essere necessariamente conservativi in termini progettuali, bensì da un lato integrare nel un linguaggio architettonico contemporaneo l’utilizzo di questo patrimonio disponibile, che porta in sé coscienza di una forte memoria collettiva, dall’altro provvedere all’innovazione tecnica di pratiche costruttive tradizionali, includendo ad esempio criteri e principi di progettazione antisismica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/81696