Il progetto è iniziato con la scelta del luogo. L’area di progetto si trova a Monza, in prossimità dei Giardini della Villa Reale, ultimo tratto del Parco Naturale della Valle del Lambro, “galleria verde” che, lungo il corso del fiume, collega le Prealpi alla città. Si tratta di un’area industriale dismessa, una ex-tintoria dei primi anni del 900. Un sito “locale”, legato tanto alla storia, quanto al contemporaneo, ma anche un luogo con problematiche comuni ad un contesto più ampio, quello europeo, di una società che, più che mirare alla conquista di nuovi territori, riscopre i propri spazi: riparte reinterpretando, ripensando e re-inventando i luoghi esistenti. La città è un paesaggio complesso, composta da un intreccio di elementi che si muovono, mutano, si sovrappongono. All’interno di questo paesaggio di contaminazioni continue, non è più possibile concepire il parco come esperienza isolata, ma un luogo in cui lo spazio è costituito da un sistema di forme e usi direttamente legati alle attività urbane: città e parco potrebbero divenire inseparabili, privi di una linea di demarcazione. Il progetto non prevede dunque un perimetro chiuso, ma la sua rottura: uno spazio aperto in cui i diversi paesaggi le diverse attività si fondono e si con-fondono, secondo un approccio trasversale, in cui tutto diventa materia per costruire l’architettura: incrocio di corpi, edifici, paesaggio e città. Il progetto, muovendosi tra materiale e immateriale, fornisce interpretazioni possibili e propone nuovi modi di vivere lo spazio. Il progetto si pone in stretta relazione con la natura. Naturale e artificiale si integrano, si ibridano. Il parco e il fiume sono considerati come elementi da fondere con l'architettura: la natura invade l'architettura e viceversa. Le diverse attività che si svolgono nell'area, possono di conseguenza fondersi/confondersi con il paesaggio. Immaginiamo uno spazio multitasking, che possa rispecchiare una complessità e una sovrapposizione di usi, che cambiano nel tempo e nello spazio. Si tratta di un progetto aperto, in cui confluiscono diversi elementi: natura, architettura, terra, acqua, flussi di persone, cose e animali, le cui dinamiche di incontro ammettono componenti di imprevedibilità. Più che ad un particolare interesse conservativo, il progetto è volto a dialogare con l’esistente, dando importanza alla giacitura, al ritmo e al volume degli edifici. Rifiutando l’idea di costruire una nuova massa, si è proposta una semplice soluzione: distribuire le attività previste su tutta l’area. Non ci proponiamo di ricostruire uno spazio, ma di inserirci in esso, arredandolo, allestendolo, pensandolo come luogo per lo svolgersi di relazioni umane. Come progettare partendo da una congestione di attività? Abbiamo pensato ad un progetto programma, in cui anche gli usi e le attività diventano materia progettuale. Abbiamo interpretato questa complessità attraverso la scomposizione: un pixel garden che ci ha portato a definire diverse categorie di uso degli spazi in relazione alle attività umane. Attraverso questi studi abbiamo individuato possibili configurazioni spaziali che fondono insieme diversi paesaggi, fasce tematizzate temporaneamente o a lungo termine, modificabili nel tempo. Ogni spazio è fruibile in maniera indipendente, potendo ospitare attività sportive e di intrattenimento; attività di coltivazione di ortaggi, raccolta e degustazioni culinarie; di laboratori, spazi di lavoro e co-working; e spazi di pausa, dove poter vivere momenti di relax e di quiete. Di ogni categoria sono state pensate diverse configurazioni, che individuano possibili usi, ma che ne lasciano libera la fruizione. Il progetto è una matrice modificabile, una piattaforma di servizi che permette un uso libero dello spazio, inscrivendo in esso ipotesi di usi possibili, secondo un programma non-lineare che permette di vivere il parco passo dopo passo in maniera diversa. Non si tratta più di un paesaggio circoscritto, ma di con-fusione spaziale, in cui perimetri netti diventano confini imprecisi di spazi che si contaminano tra loro, diventando nuovi scenari per iniziative ed eventi. Una piazza, un luogo di incontro in continuo mutamento, aperto contemporaneamente alle esigenze dei cittadini, ma anche dei visitatori, come supporto per i grandi eventi della città. Uno spazio pubblico che possa essere non solo utilizzato, ma abitato, in cui sia possibile espandere la propria personalità, modificandolo e appropriandosene, uno spazio di de-compressione, a disposizione di chi, secondo modalità e tempistiche diverse, decide di appropriarsene.

Paesaggi con-fusi. Progetto di un parco multitasking a Monza

BELTRAMI, LAURA;ANTONICELLI, ALESSIA
2012/2013

Abstract

Il progetto è iniziato con la scelta del luogo. L’area di progetto si trova a Monza, in prossimità dei Giardini della Villa Reale, ultimo tratto del Parco Naturale della Valle del Lambro, “galleria verde” che, lungo il corso del fiume, collega le Prealpi alla città. Si tratta di un’area industriale dismessa, una ex-tintoria dei primi anni del 900. Un sito “locale”, legato tanto alla storia, quanto al contemporaneo, ma anche un luogo con problematiche comuni ad un contesto più ampio, quello europeo, di una società che, più che mirare alla conquista di nuovi territori, riscopre i propri spazi: riparte reinterpretando, ripensando e re-inventando i luoghi esistenti. La città è un paesaggio complesso, composta da un intreccio di elementi che si muovono, mutano, si sovrappongono. All’interno di questo paesaggio di contaminazioni continue, non è più possibile concepire il parco come esperienza isolata, ma un luogo in cui lo spazio è costituito da un sistema di forme e usi direttamente legati alle attività urbane: città e parco potrebbero divenire inseparabili, privi di una linea di demarcazione. Il progetto non prevede dunque un perimetro chiuso, ma la sua rottura: uno spazio aperto in cui i diversi paesaggi le diverse attività si fondono e si con-fondono, secondo un approccio trasversale, in cui tutto diventa materia per costruire l’architettura: incrocio di corpi, edifici, paesaggio e città. Il progetto, muovendosi tra materiale e immateriale, fornisce interpretazioni possibili e propone nuovi modi di vivere lo spazio. Il progetto si pone in stretta relazione con la natura. Naturale e artificiale si integrano, si ibridano. Il parco e il fiume sono considerati come elementi da fondere con l'architettura: la natura invade l'architettura e viceversa. Le diverse attività che si svolgono nell'area, possono di conseguenza fondersi/confondersi con il paesaggio. Immaginiamo uno spazio multitasking, che possa rispecchiare una complessità e una sovrapposizione di usi, che cambiano nel tempo e nello spazio. Si tratta di un progetto aperto, in cui confluiscono diversi elementi: natura, architettura, terra, acqua, flussi di persone, cose e animali, le cui dinamiche di incontro ammettono componenti di imprevedibilità. Più che ad un particolare interesse conservativo, il progetto è volto a dialogare con l’esistente, dando importanza alla giacitura, al ritmo e al volume degli edifici. Rifiutando l’idea di costruire una nuova massa, si è proposta una semplice soluzione: distribuire le attività previste su tutta l’area. Non ci proponiamo di ricostruire uno spazio, ma di inserirci in esso, arredandolo, allestendolo, pensandolo come luogo per lo svolgersi di relazioni umane. Come progettare partendo da una congestione di attività? Abbiamo pensato ad un progetto programma, in cui anche gli usi e le attività diventano materia progettuale. Abbiamo interpretato questa complessità attraverso la scomposizione: un pixel garden che ci ha portato a definire diverse categorie di uso degli spazi in relazione alle attività umane. Attraverso questi studi abbiamo individuato possibili configurazioni spaziali che fondono insieme diversi paesaggi, fasce tematizzate temporaneamente o a lungo termine, modificabili nel tempo. Ogni spazio è fruibile in maniera indipendente, potendo ospitare attività sportive e di intrattenimento; attività di coltivazione di ortaggi, raccolta e degustazioni culinarie; di laboratori, spazi di lavoro e co-working; e spazi di pausa, dove poter vivere momenti di relax e di quiete. Di ogni categoria sono state pensate diverse configurazioni, che individuano possibili usi, ma che ne lasciano libera la fruizione. Il progetto è una matrice modificabile, una piattaforma di servizi che permette un uso libero dello spazio, inscrivendo in esso ipotesi di usi possibili, secondo un programma non-lineare che permette di vivere il parco passo dopo passo in maniera diversa. Non si tratta più di un paesaggio circoscritto, ma di con-fusione spaziale, in cui perimetri netti diventano confini imprecisi di spazi che si contaminano tra loro, diventando nuovi scenari per iniziative ed eventi. Una piazza, un luogo di incontro in continuo mutamento, aperto contemporaneamente alle esigenze dei cittadini, ma anche dei visitatori, come supporto per i grandi eventi della città. Uno spazio pubblico che possa essere non solo utilizzato, ma abitato, in cui sia possibile espandere la propria personalità, modificandolo e appropriandosene, uno spazio di de-compressione, a disposizione di chi, secondo modalità e tempistiche diverse, decide di appropriarsene.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
22-lug-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/81725