L'Italia vive una situazione di declino economico oramai, divenuto insostenibile. Qualsiasi analisi, volta ad individuare le cause e i rimedi per oltrepassare questa condizione, non può che prescindere da una disamina della città contemporanea italiana divenuta l'emblema della crisi economica e sociale in atto. Del resto, la città rappresenta da sempre una fondamentale unità d'analisi che, se applicata ad un metodo induttivo, ci consente di intervenire prima a livello locale e poi a livello nazionale. In particolare, per due motivi. Il primo motivo è rappresentato dal ruolo economico svolto dalla città nel sistema economico nazionale1. Il secondo motivo è rappresentato dalla correlazione tra sviluppo della città e sviluppo della civiltà2. La città contemporanea italiana ha perso quelle peculiarità, sue da sempre, legate alla figura di mater di sviluppo e civiltà. Si sono sottovalutate, limitate e sprecate le sue reali potenzialità. La città italiana da modello di sviluppo economico, urbano e sociale che era, è divenuta modello esemplare di fallimento. Il declino economico italiano e quindi, il declino della città è determinato, in modo sostanziale, dalle insufficienti prestazioni delle principali città in termini di incremento occupazionale3, di aumento della produttività4 e di riduzione dei costi sociali5. Le ragioni per cui le prestazioni economiche e sociali delle città italiane contemporanee sono costantemente peggiori rispetto alle altre città europee, oramai da più di vent'anni, risiedono soprattutto in un mancato rinnovamento istituzionale e dei sistemi di regolazione della città. I risultati tangibili oggi equivalgono alle perdite di efficienza statica e di efficienza dinamica delle principali città italiane. Questo, ha comportato non solo la perdita di competitività a scala globale dopo la dissoluzione degli Stati-Nazione ma anche, la perdita di competitività a scala nazionale delle principali città italiane. Prima di proporre qualsiasi proposta di riforma dei sistemi di regolazione è necessario, oggi più che mai, condurre un'analisi storica in grado di evidenziare le cause strutturali e congiunturali del declino della città. Inizialmente l'obiettivo di questa tesi è proporre una prospettiva di indagine della città contemporanea italiana attraverso un'analisi generale dei sistemi di regolazione della città fin qui utilizzati. In particolare, si analizza quel modello di pianificazione legato alla vecchia legge 1150/'42 la quale, nonostante i vari tentativi di riforma, continua ad esercitare una forte influenza sulla città e sul territorio italiano. L'approfondimento consente l'esposizione di alcuni aspetti troppo spesso sottovalutati e riproposti ancora oggi nei nuovi modelli di pianificazione. L'importanza di un'indagine storica sulla “pianificazione di sistema” permette di cogliere limiti e potenzialità della sua applicazione. Successivamente, si analizzano due scuole di pensiero. Per entrambe si vuole restituire attraverso riflessioni-commenti e sistematizzazioni alcune teorie e metodologie riguardanti un nuovo approccio alla città contemporanea nel quadro del perseguimento di un nuovo modello di pianificazione. L'idea di confrontare due scuole di pensiero permette di comparare una duplice idea di città ed evidenziare alcuni aspetti imprescindibili entro cui definire un nuovo criterio alla pianificazione urbana. Per motivi principalmente convenzionali sono state attribuite le definizioni di riformista e liberale alle due prospettive urbanistiche, qui messe a confronto per poter chiarire le diverse posizioni che le caratterizzano su questioni nodali a livello economico, urbanistico e sociale. La scelta di questi due termini potrebbe dare adito a significative incomprensioni e contraddizioni proprio a causa della sua rigida dicotomia, tuttavia essa riflette una valutazione largamente condivisa attribuita alle due posizioni che nel corso del tempo si sono distinte per la prevalenza di una o dell'altra caratteristica: questa connotazione non è univoca; entrambe, effettivamente, potrebbero essere considerate in parte riformista o liberale. Sarebbe stato altrettanto corretto utilizzare categorie astratte e quindi denominarle, per esempio, scuola A e scuola B, ma la scelta è volutamente quella di identificarle con il loro carattere distintivo: in questo modo si tenta di definire un gruppo di autori, eterogeneo al suo interno, in grado di raccogliere interamente tutte le sue sfumature intrinseche, senza però marcarne una in particolare. La scelta sulle due scuole è stata fatta, soprattutto, per i numerosi contributi teorici e pratici volti a superare il vecchio modello basato, sulla pianificazione di sistema. Per entrambe è stata scelta una metodologia d'indagine in grado di esaltare la diversità ed il valore di alcune posizioni, considerate innovative e quanto mai attuali. Infine, si vuole proporre non tanto un nuovo modello di pianificazione ma piuttosto, un nuovo sguardo sulla città contemporanea alla luce delle considerazioni emerse dall'analisi delle due scuole di pensiero. Nello specifico, l'obiettivo è restituire un nuovo approccio alla città che agisca sul valore delle differenze e delle specificità di entrambe le scuole piuttosto che sull’omologazione o sull’adesione ad un pensiero dominante. Ci si interroga se le opportunità, emerse dalle due scuole di pensiero, possano ridare vita alla città e costituire una base di partenza per uscire dal declino.

Oltre la pianificazione di sistema. Tra urbanistica riformista e liberale

MINOLA, LUCA ANDREA
2012/2013

Abstract

L'Italia vive una situazione di declino economico oramai, divenuto insostenibile. Qualsiasi analisi, volta ad individuare le cause e i rimedi per oltrepassare questa condizione, non può che prescindere da una disamina della città contemporanea italiana divenuta l'emblema della crisi economica e sociale in atto. Del resto, la città rappresenta da sempre una fondamentale unità d'analisi che, se applicata ad un metodo induttivo, ci consente di intervenire prima a livello locale e poi a livello nazionale. In particolare, per due motivi. Il primo motivo è rappresentato dal ruolo economico svolto dalla città nel sistema economico nazionale1. Il secondo motivo è rappresentato dalla correlazione tra sviluppo della città e sviluppo della civiltà2. La città contemporanea italiana ha perso quelle peculiarità, sue da sempre, legate alla figura di mater di sviluppo e civiltà. Si sono sottovalutate, limitate e sprecate le sue reali potenzialità. La città italiana da modello di sviluppo economico, urbano e sociale che era, è divenuta modello esemplare di fallimento. Il declino economico italiano e quindi, il declino della città è determinato, in modo sostanziale, dalle insufficienti prestazioni delle principali città in termini di incremento occupazionale3, di aumento della produttività4 e di riduzione dei costi sociali5. Le ragioni per cui le prestazioni economiche e sociali delle città italiane contemporanee sono costantemente peggiori rispetto alle altre città europee, oramai da più di vent'anni, risiedono soprattutto in un mancato rinnovamento istituzionale e dei sistemi di regolazione della città. I risultati tangibili oggi equivalgono alle perdite di efficienza statica e di efficienza dinamica delle principali città italiane. Questo, ha comportato non solo la perdita di competitività a scala globale dopo la dissoluzione degli Stati-Nazione ma anche, la perdita di competitività a scala nazionale delle principali città italiane. Prima di proporre qualsiasi proposta di riforma dei sistemi di regolazione è necessario, oggi più che mai, condurre un'analisi storica in grado di evidenziare le cause strutturali e congiunturali del declino della città. Inizialmente l'obiettivo di questa tesi è proporre una prospettiva di indagine della città contemporanea italiana attraverso un'analisi generale dei sistemi di regolazione della città fin qui utilizzati. In particolare, si analizza quel modello di pianificazione legato alla vecchia legge 1150/'42 la quale, nonostante i vari tentativi di riforma, continua ad esercitare una forte influenza sulla città e sul territorio italiano. L'approfondimento consente l'esposizione di alcuni aspetti troppo spesso sottovalutati e riproposti ancora oggi nei nuovi modelli di pianificazione. L'importanza di un'indagine storica sulla “pianificazione di sistema” permette di cogliere limiti e potenzialità della sua applicazione. Successivamente, si analizzano due scuole di pensiero. Per entrambe si vuole restituire attraverso riflessioni-commenti e sistematizzazioni alcune teorie e metodologie riguardanti un nuovo approccio alla città contemporanea nel quadro del perseguimento di un nuovo modello di pianificazione. L'idea di confrontare due scuole di pensiero permette di comparare una duplice idea di città ed evidenziare alcuni aspetti imprescindibili entro cui definire un nuovo criterio alla pianificazione urbana. Per motivi principalmente convenzionali sono state attribuite le definizioni di riformista e liberale alle due prospettive urbanistiche, qui messe a confronto per poter chiarire le diverse posizioni che le caratterizzano su questioni nodali a livello economico, urbanistico e sociale. La scelta di questi due termini potrebbe dare adito a significative incomprensioni e contraddizioni proprio a causa della sua rigida dicotomia, tuttavia essa riflette una valutazione largamente condivisa attribuita alle due posizioni che nel corso del tempo si sono distinte per la prevalenza di una o dell'altra caratteristica: questa connotazione non è univoca; entrambe, effettivamente, potrebbero essere considerate in parte riformista o liberale. Sarebbe stato altrettanto corretto utilizzare categorie astratte e quindi denominarle, per esempio, scuola A e scuola B, ma la scelta è volutamente quella di identificarle con il loro carattere distintivo: in questo modo si tenta di definire un gruppo di autori, eterogeneo al suo interno, in grado di raccogliere interamente tutte le sue sfumature intrinseche, senza però marcarne una in particolare. La scelta sulle due scuole è stata fatta, soprattutto, per i numerosi contributi teorici e pratici volti a superare il vecchio modello basato, sulla pianificazione di sistema. Per entrambe è stata scelta una metodologia d'indagine in grado di esaltare la diversità ed il valore di alcune posizioni, considerate innovative e quanto mai attuali. Infine, si vuole proporre non tanto un nuovo modello di pianificazione ma piuttosto, un nuovo sguardo sulla città contemporanea alla luce delle considerazioni emerse dall'analisi delle due scuole di pensiero. Nello specifico, l'obiettivo è restituire un nuovo approccio alla città che agisca sul valore delle differenze e delle specificità di entrambe le scuole piuttosto che sull’omologazione o sull’adesione ad un pensiero dominante. Ci si interroga se le opportunità, emerse dalle due scuole di pensiero, possano ridare vita alla città e costituire una base di partenza per uscire dal declino.
SALATA, STEFANO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
22-lug-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
Tesi_Teodoc.pdf

non accessibile

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 872.62 kB
Formato Adobe PDF
872.62 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/81865