Presupposto della tesi è assumere la città di Pavia sia come caso problematico particolare, sia come pretesto per una riflessione più generale circa i processi di costruzione della città contemporanea. Collocato in un’area liminare tra le mura della città storica, il Ticino e la più recente zona di espansione, il progetto definisce un principio insediativo che mira a superare l’antinomia tra il chiaro ordine dell’impianto romano e l’edilizia extra moenia priva di limiti comprensibili. Per restituire un senso unitario alla sequenza delle trasformazioni della città, il progetto aderisce a quei principi generali, attuali e necessari, su cui si è costruito il territorio della Valle del Ticino. L'adesione a una norma e la sua sperimentazione costituiscono l’assunto per la costruzione della forma urbis, attraverso cui è possibile suggerire un’idea di città che trova nella ricerca costante di valori, di regole e di verità condivise la sua espressione più alta. Il progetto affronta il tema dell’edificazione del terrazzo fluviale, in cui l’architettura si impadronisce del suolo fin dove è possibile e necessario. L’area interessata non può essere conquistata, misurata e definita nella sua totalità proprio a causa del suo carattere golenale; per tale ragione l’intervento fissa rigorosamente una quota limite attraverso la costituzione di un terrapieno capace di far fronte alla materia instabile di cui è composto il terreno pavese. L’impianto si articola parallelo al Naviglio, in una promenade architectural composta da singoli elementi riconoscibili che partecipano alla definizione di un disegno generale. Il percorso prende forma in coincidenza dell’ingresso alla città murata e delinea un graduale avvicinamento al parco del Ticino, proponendo una relazione possibile tra città ed elemento naturale, una vera e propria tensione all’acqua. Ai due edifici in linea si aggregano i corpi trasversali che, come figure autonome, scandiscono gli spazi aperti, rivelando un ordine e una misura. Le preesistenze vengono ricomprese in un nuovo rapporto di dipendenza e relazione tra le parti, in cui la misura e la sua progressiva specificazione sono gli strumenti che ne individuano i limiti.

Oltre le mura, tra stabilità e incertezza

SOMMARIVA, CECILIA
2012/2013

Abstract

Presupposto della tesi è assumere la città di Pavia sia come caso problematico particolare, sia come pretesto per una riflessione più generale circa i processi di costruzione della città contemporanea. Collocato in un’area liminare tra le mura della città storica, il Ticino e la più recente zona di espansione, il progetto definisce un principio insediativo che mira a superare l’antinomia tra il chiaro ordine dell’impianto romano e l’edilizia extra moenia priva di limiti comprensibili. Per restituire un senso unitario alla sequenza delle trasformazioni della città, il progetto aderisce a quei principi generali, attuali e necessari, su cui si è costruito il territorio della Valle del Ticino. L'adesione a una norma e la sua sperimentazione costituiscono l’assunto per la costruzione della forma urbis, attraverso cui è possibile suggerire un’idea di città che trova nella ricerca costante di valori, di regole e di verità condivise la sua espressione più alta. Il progetto affronta il tema dell’edificazione del terrazzo fluviale, in cui l’architettura si impadronisce del suolo fin dove è possibile e necessario. L’area interessata non può essere conquistata, misurata e definita nella sua totalità proprio a causa del suo carattere golenale; per tale ragione l’intervento fissa rigorosamente una quota limite attraverso la costituzione di un terrapieno capace di far fronte alla materia instabile di cui è composto il terreno pavese. L’impianto si articola parallelo al Naviglio, in una promenade architectural composta da singoli elementi riconoscibili che partecipano alla definizione di un disegno generale. Il percorso prende forma in coincidenza dell’ingresso alla città murata e delinea un graduale avvicinamento al parco del Ticino, proponendo una relazione possibile tra città ed elemento naturale, una vera e propria tensione all’acqua. Ai due edifici in linea si aggregano i corpi trasversali che, come figure autonome, scandiscono gli spazi aperti, rivelando un ordine e una misura. Le preesistenze vengono ricomprese in un nuovo rapporto di dipendenza e relazione tra le parti, in cui la misura e la sua progressiva specificazione sono gli strumenti che ne individuano i limiti.
BELLONI, FRANCESCA
ARC II - Scuola di Architettura Civile
23-lug-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/82073