Il modello ad una dimensione vuole identificare le diverse difficoltà gestionali associate alla posizione del punto di disaccoppiamento nella Supply chain. Ma tale modello manca di completezza: • Non considera situazioni di parziali che si collochino tra la situazione di completa realizzazione della progettazione e sviluppo dopo la ricezione dell’ordine e viceversa la completa esecuzione prima della ricezione dell’ordine (manca una definizione di punti intermedi, in cui parte delle attività di sviluppo sono prima e parte dopo la ricezione dell’ordine) • Non considera situazioni dove vi sia una sovrapposizioni tra attività di sviluppo e attività di produzione (poiché il modello è lineare) • Non considera situazioni ibride in cui vi sia parte delle attività di sviluppo svolte prima del punto di disaccoppiamento e parte dopo e lo stesso avvenga in ambito produttivo Questo è quello che affermano i due autori di un nuovo modello a due dimensioni. Alla luce di questo nuovo modello ci siano posti le seguenti domande: 1. Il modello proposto da Wikner è realmente applicabile alle imprese? – E’ stato necessario effettuare delle modifiche alla matrice. La nuova matrice è risultata applicabile. 2. Come si posizionano le imprese nella matrice? ( vengono superati i limiti del modello tradizionale?) – Assenza di imprese in due quadranti, incertezza dovuta alle motivazioni di tale fenomeno. Non abbiamo trovato imprese che si posizionassero in due quadranti e qualora non vi fossero imprese di queste due tipologie, questo farebbe perdere parte dell’utilità del modello, infatti uno dei tre limiti che si voleva superare del modello tradizionale è la mancanza di combinazioni ibride. ( rappresentano pochissime imprese?). Si è verificato che esistono imprese Adapt to order, che invece nel modello lineare sarebbero finite nella tipologia Engineer to order, ma in realtà compiono solo parte dello sviluppo dopo la ricezione dell’ordine, quindi questo limite del modello tradizionale è stato superato. Per quanto riguarda l’overlapping? Le imprese, in alcuni casi svolgono delle attività di produzione, per le parti standard, dopo la ricezione dell’ordine, mentre stanno lavorando alle modiche ad altri componenti, secondo le specifiche del cliente. Quindi qual è l’utilità di questo modello? Ok supera alcuni limiti, ma è utile? Per capire ciò ci siamo posti due domande che vogliono andare ad indagare differenze tra imprese in posizioni diverse nella matrice: 3. Esistono differenze tra le modalità di gestione delle fasi a monte e a valle nelle imprese ATO, se si questa differenza può portare a differenze tra le imprese ATO e ETS(domanda successiva)? – differenze nelle priorità, nelle attività svolte, nelle persone coinvolte, nelle scelte di coordinamento, nella pianificazione del lavoro. Questo mette in evidenza che queste due fasi tra loro hanno delle diverse difficoltà che vengono affrontate con approcci gestionali diversi. 4. Esistono differenze tra le imprese “Adapt to order” e le imprese “Engineer to stock” – si, è queste differenze nascono dal fatto che queste imprese devono affrontare delle difficoltà differenti, dovute dall’avere delle fasi di sviluppo a valle della ricezione dell’ordine. le imprese “ATO” sviluppano dei meccanismi di flessibilità organizzativa (ridondanza, cambio delle attività delle risorse nella funzione R&S, meccanismi di coordinamento tra fasi), mentre no differenze nella gestione delle fasi a monte

Il ruolo del punto di disaccoppiamento nel processo di sviluppo nuovo prodotto : uno studio esplorativo

IZZI, SIMONE
2012/2013

Abstract

Il modello ad una dimensione vuole identificare le diverse difficoltà gestionali associate alla posizione del punto di disaccoppiamento nella Supply chain. Ma tale modello manca di completezza: • Non considera situazioni di parziali che si collochino tra la situazione di completa realizzazione della progettazione e sviluppo dopo la ricezione dell’ordine e viceversa la completa esecuzione prima della ricezione dell’ordine (manca una definizione di punti intermedi, in cui parte delle attività di sviluppo sono prima e parte dopo la ricezione dell’ordine) • Non considera situazioni dove vi sia una sovrapposizioni tra attività di sviluppo e attività di produzione (poiché il modello è lineare) • Non considera situazioni ibride in cui vi sia parte delle attività di sviluppo svolte prima del punto di disaccoppiamento e parte dopo e lo stesso avvenga in ambito produttivo Questo è quello che affermano i due autori di un nuovo modello a due dimensioni. Alla luce di questo nuovo modello ci siano posti le seguenti domande: 1. Il modello proposto da Wikner è realmente applicabile alle imprese? – E’ stato necessario effettuare delle modifiche alla matrice. La nuova matrice è risultata applicabile. 2. Come si posizionano le imprese nella matrice? ( vengono superati i limiti del modello tradizionale?) – Assenza di imprese in due quadranti, incertezza dovuta alle motivazioni di tale fenomeno. Non abbiamo trovato imprese che si posizionassero in due quadranti e qualora non vi fossero imprese di queste due tipologie, questo farebbe perdere parte dell’utilità del modello, infatti uno dei tre limiti che si voleva superare del modello tradizionale è la mancanza di combinazioni ibride. ( rappresentano pochissime imprese?). Si è verificato che esistono imprese Adapt to order, che invece nel modello lineare sarebbero finite nella tipologia Engineer to order, ma in realtà compiono solo parte dello sviluppo dopo la ricezione dell’ordine, quindi questo limite del modello tradizionale è stato superato. Per quanto riguarda l’overlapping? Le imprese, in alcuni casi svolgono delle attività di produzione, per le parti standard, dopo la ricezione dell’ordine, mentre stanno lavorando alle modiche ad altri componenti, secondo le specifiche del cliente. Quindi qual è l’utilità di questo modello? Ok supera alcuni limiti, ma è utile? Per capire ciò ci siamo posti due domande che vogliono andare ad indagare differenze tra imprese in posizioni diverse nella matrice: 3. Esistono differenze tra le modalità di gestione delle fasi a monte e a valle nelle imprese ATO, se si questa differenza può portare a differenze tra le imprese ATO e ETS(domanda successiva)? – differenze nelle priorità, nelle attività svolte, nelle persone coinvolte, nelle scelte di coordinamento, nella pianificazione del lavoro. Questo mette in evidenza che queste due fasi tra loro hanno delle diverse difficoltà che vengono affrontate con approcci gestionali diversi. 4. Esistono differenze tra le imprese “Adapt to order” e le imprese “Engineer to stock” – si, è queste differenze nascono dal fatto che queste imprese devono affrontare delle difficoltà differenti, dovute dall’avere delle fasi di sviluppo a valle della ricezione dell’ordine. le imprese “ATO” sviluppano dei meccanismi di flessibilità organizzativa (ridondanza, cambio delle attività delle risorse nella funzione R&S, meccanismi di coordinamento tra fasi), mentre no differenze nella gestione delle fasi a monte
ING - Scuola di Ingegneria Industriale e dell'Informazione
3-ott-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2013_10_Izzi_Simone.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: In questo lavoro di tesi abbiamo condotto uno studio su un campione di imprese per valutare l'utilità di un nuovo approccio sviluppato dai due autori Wikner e Rudnerg, che sostengono l'importanza di considerare il punto di disaccoppiamento all'interno del processo di sviluppo nuovo prodotto.
Dimensione 1.9 MB
Formato Adobe PDF
1.9 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/83281