Edificare una torre significa costruire un edificio che si sviluppa fino a scavalcare le preesistenze limitrofe, diventando un’emergenza all’interno della città. A scala territoriale vuole essere un landmark che trasforma lo skyline. Ma, al contempo, l’edificio alto si inserisce in un tessuto consolidato, dal quale deve attingere le sue motivazioni formali, e al quale si deve rapportare diventandone parte. L’edificio non risulta quindi essere solo un elemento plastico autoreferenziale, ma diventa parte integrante del territorio, una torre urbana. Da questa duplice valenza è scaturito il fondamento per la torre-hotel, la quale vuole essere un elemento esternamente unitario (volume compatto alla grande scala) ma composto da blocchi aggregati al suo interno, riflesso del territorio limitrofo: luogo-limite tra centro e periferia, tra tessuto consolidato e diffuso, zona organica nella quale convivono elementi e realtà disomogenee. La costruzione si carica dunque di una forte valenza rappresentativa all’interno del contesto urbano in cui sorge, emergendo come punto di riferimento, di orientamento. La torre o le torri potrebbero diventare segni eloquenti nelle nostre espansioni urbane, indifferenziate e senza gerarchie, figurativamente deboli, alle quali manca ancora quel processo di sedimentazione e stratificazione che solo il tempo può chiarire. Altra tematica alla base della ricerca progettuale è l’abitare contemporaneo, ovvero lo sviluppo di nuove relazioni tra forma dello spazio e funzioni, usi, stili di vita, dimensione privata e collettiva. Trattandosi di un hotel, la questione si declina sulle tematiche dell’accoglienza, dell’oggetto-contenitore, dell’ibridazione funzionale, della flessibilità e della temporaneità. I nuovi attori dell’abitare sono giovani, coppie senza figli, immigrati, single, Personaggi dinamici che devono avere la possibilità di accedere a servizi, sistemi e mezzi di comunicazione (fisici e virtuali) nel modo più semplice ed efficace. L’unità abitativa non è più solo un luogo fisico dove abitare ma diviene luogo sociale: punto di partenza in cui una società può prendere forma, svilupparsi, cambiare. L’edificio deve quindi essere ripensato come sistema denso e compatto, dove densità non significa solo grandi numeri in poco spazio, ma anche molteplicità e differenziazione di attività in grado di sovrapporsi e complementarsi; Un sistema che non sia concluso in sè ma suscettibile di cambiamenti in grado di rispondere a domande differenti e in evoluzione, di combinare insieme grande scala e desideri di singole unità. Il progetto diventa quindi momento di sperimentazione, a partire dalle nuove relazioni tra la forma che lo spazio assume, le funzioni che ospita, l’utenza e la compresenza tra privato e collettivo; e si sviluppa a partire dai concetti di flessibilità e l’ibridazione.
Abitare la temporaneità : una torre-hotel a Cascina Merlata
LAZZARI, CORRADO;GALIMBERTI, MICHELA
2012/2013
Abstract
Edificare una torre significa costruire un edificio che si sviluppa fino a scavalcare le preesistenze limitrofe, diventando un’emergenza all’interno della città. A scala territoriale vuole essere un landmark che trasforma lo skyline. Ma, al contempo, l’edificio alto si inserisce in un tessuto consolidato, dal quale deve attingere le sue motivazioni formali, e al quale si deve rapportare diventandone parte. L’edificio non risulta quindi essere solo un elemento plastico autoreferenziale, ma diventa parte integrante del territorio, una torre urbana. Da questa duplice valenza è scaturito il fondamento per la torre-hotel, la quale vuole essere un elemento esternamente unitario (volume compatto alla grande scala) ma composto da blocchi aggregati al suo interno, riflesso del territorio limitrofo: luogo-limite tra centro e periferia, tra tessuto consolidato e diffuso, zona organica nella quale convivono elementi e realtà disomogenee. La costruzione si carica dunque di una forte valenza rappresentativa all’interno del contesto urbano in cui sorge, emergendo come punto di riferimento, di orientamento. La torre o le torri potrebbero diventare segni eloquenti nelle nostre espansioni urbane, indifferenziate e senza gerarchie, figurativamente deboli, alle quali manca ancora quel processo di sedimentazione e stratificazione che solo il tempo può chiarire. Altra tematica alla base della ricerca progettuale è l’abitare contemporaneo, ovvero lo sviluppo di nuove relazioni tra forma dello spazio e funzioni, usi, stili di vita, dimensione privata e collettiva. Trattandosi di un hotel, la questione si declina sulle tematiche dell’accoglienza, dell’oggetto-contenitore, dell’ibridazione funzionale, della flessibilità e della temporaneità. I nuovi attori dell’abitare sono giovani, coppie senza figli, immigrati, single, Personaggi dinamici che devono avere la possibilità di accedere a servizi, sistemi e mezzi di comunicazione (fisici e virtuali) nel modo più semplice ed efficace. L’unità abitativa non è più solo un luogo fisico dove abitare ma diviene luogo sociale: punto di partenza in cui una società può prendere forma, svilupparsi, cambiare. L’edificio deve quindi essere ripensato come sistema denso e compatto, dove densità non significa solo grandi numeri in poco spazio, ma anche molteplicità e differenziazione di attività in grado di sovrapporsi e complementarsi; Un sistema che non sia concluso in sè ma suscettibile di cambiamenti in grado di rispondere a domande differenti e in evoluzione, di combinare insieme grande scala e desideri di singole unità. Il progetto diventa quindi momento di sperimentazione, a partire dalle nuove relazioni tra la forma che lo spazio assume, le funzioni che ospita, l’utenza e la compresenza tra privato e collettivo; e si sviluppa a partire dai concetti di flessibilità e l’ibridazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/86841