A partire dal 1 marzo 2013 in Italia è stata introdotta la cosiddetta “Tobin Tax”, una tassazione sui trasferimenti di strumenti finanziari di natura partecipativa, relativi derivati e operazioni ad alta frequenza. Si è trattato di una decisione discussa, accolta da molto rumore e molti dubbi da parte della comunità finanziaria, rispecchiando i pareri discordanti riscontrabili in letteratura per ciò che concerne in generale l’argomento delle Securities Transaction Tax. L’obiettivo di questo lavoro sarà innanzitutto di indagare il perché di questo nome: si vedrà come in realtà la tipologia di tassazione adottata non abbia niente a che fare con la proposta avanzata da James Tobin nel 1972 e formulata poi nel 1978. Si riporterà quindi un modello utilizzato per analizzare gli effetti della Tobin Tax originaria sulla volatilità dei mercati e per verificarne quindi, almeno teoricamente, l’efficacia. Nella seconda parte si tratterà l’argomento delle Financial Transaction Tax: quali sono i pareri esistenti nella letteratura riguardo a questo tipo di misura, come sono strutturate, quali aspetti considerare nella costruzione, quali sono gli effetti che una tassazione di questo genere può avere sui mercati, in particolare in termini di volatilità, e qual è l’entità dei ricavi ottenibile da una loro imposizione. Nella terza e ultima parte, dopo una premessa sul precedente più illustre, seppur fallimentare, ovvero quello della Svezia, si proporrà un modello utilizzato per l’analisi degli effetti, in termini di volumi scambiati, liquidità e volatilità, riscontrati in Francia a seguito dell’introduzione di una Securities Transaction Tax nel 2012. Infine, ci si concentrerà sul caso italiano descrivendo il decreto legislativo entrato in vigore a partire dal marzo 2013, applicando ai dati italiani l’analisi vista per la Francia e cercando di trarre delle conclusioni.
Gli effetti dell'introduzione della Tobin Tax sul mercato borsistico italiano
CIMAGLIA, ALBERTO;ACITO, LINO
2012/2013
Abstract
A partire dal 1 marzo 2013 in Italia è stata introdotta la cosiddetta “Tobin Tax”, una tassazione sui trasferimenti di strumenti finanziari di natura partecipativa, relativi derivati e operazioni ad alta frequenza. Si è trattato di una decisione discussa, accolta da molto rumore e molti dubbi da parte della comunità finanziaria, rispecchiando i pareri discordanti riscontrabili in letteratura per ciò che concerne in generale l’argomento delle Securities Transaction Tax. L’obiettivo di questo lavoro sarà innanzitutto di indagare il perché di questo nome: si vedrà come in realtà la tipologia di tassazione adottata non abbia niente a che fare con la proposta avanzata da James Tobin nel 1972 e formulata poi nel 1978. Si riporterà quindi un modello utilizzato per analizzare gli effetti della Tobin Tax originaria sulla volatilità dei mercati e per verificarne quindi, almeno teoricamente, l’efficacia. Nella seconda parte si tratterà l’argomento delle Financial Transaction Tax: quali sono i pareri esistenti nella letteratura riguardo a questo tipo di misura, come sono strutturate, quali aspetti considerare nella costruzione, quali sono gli effetti che una tassazione di questo genere può avere sui mercati, in particolare in termini di volatilità, e qual è l’entità dei ricavi ottenibile da una loro imposizione. Nella terza e ultima parte, dopo una premessa sul precedente più illustre, seppur fallimentare, ovvero quello della Svezia, si proporrà un modello utilizzato per l’analisi degli effetti, in termini di volumi scambiati, liquidità e volatilità, riscontrati in Francia a seguito dell’introduzione di una Securities Transaction Tax nel 2012. Infine, ci si concentrerà sul caso italiano descrivendo il decreto legislativo entrato in vigore a partire dal marzo 2013, applicando ai dati italiani l’analisi vista per la Francia e cercando di trarre delle conclusioni.File | Dimensione | Formato | |
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