00//Abstract 00.1Weak strategies for in-formality. Credo che una ricerca nasca da un interesse o quanto meno da un esperienza. Questo lavoro è un punto di arrivo e di partenza al tempo stesso, che vede il suo inizio nel febbraio 2012, quando cominciò il mio anno trascorso a Rio de Janeiro. Questa è l’esperienza; l’interesse, invece, è quello per l’informalità che, legato all’architettura brasiliana, inevitabilmente suggerisce la parola Favela. In questo testo mi occupo di informalità e mi prefiggo l’obiettivo di proporre una possibile soluzione ad un fenomeno in continuo aumento e di necessaria attualità. Il mio credo alla base è che una favela, un generico Slum non è sbagliato, non è un errore ma un luogo come un altro dell’universo urbano e non, con delle problematiche a cui bisogna trovare risposta. Lavorare con l’informalità significa confrontarsi con delle situazioni spaziali e morfologiche, con delle condizioni, con delle dinamiche differenti da quelle che sussistono in un territorio progettato “top-down”. L’informale è un capitolo vastissimo e immensamente vario che coinvolge una pluralità di campi, perciò da studioso di architettura ho sviluppato la mia ricerca a livello urbanistico, architettonico, ecologico ed energetico ritenuto comunque necessario dover inquadrare l’argomento dal punto di vista socio-statistico, storico e referenziale attraverso delle panoramiche epidermiche. Studiare ed intervenire sulle relazioni esistenti in una dimensione “bottom up” ci pone difronte a un processo dinamico, un meccanismo endogeno, in continuo cambiamento. Lavorare con l’informalità non significa lavorare in assenza di regole ma piuttosto continuare a confrontarsi con dei canoni differenti da quelli delle città formali, modelli della nostra cultura europea. La parola “weak” non deve, perciò, intendersi come debolezza ma piuttosto come leggerezza, flessibilità, come un agente capace di adattarsi ai mutamenti, ma al tempo stesso con la capacità di rimanere solida e legata nella sua struttura. Dopo un’esperienza sul campo e studi a riguardo penso che questo sia una possibilità ben più che giustificata di intervenire in una Favela; si tratta di un approccio multi-disciplinare e multi-scala che si prefigge di conoscere le problematiche, ma senza mai andare a stravolgere o modificare le sue caratteristiche principali di un insediamento informale. Questo lavoro si pone l’obiettivo di proporre un metaprogetto, un masterplan aperto e non fisso, attraverso la sovrapposizione e la contaminazione di strategie che cercano un contatto con il territorio e la realtà. Logica conseguenza delle strategie sono le azioni che tramite dispositivi tecnologici, energetici ed ecologici cercano di rispondere alle problematiche proprie ed evidenti di un insediamento informale. Questo pensiero di intervento in realtà è applicabile a qualsiasi realtà urbana una volta che gli obiettivi vengono accuratamente calibrati e studiate le problematiche; da qui il titolo “Weak strategy for in-formality”.

Weak strategy for in-formality. Infra-free and ecological patterns. Rio de Janeiro case.

BENZI, ANDREA
2012/2013

Abstract

00//Abstract 00.1Weak strategies for in-formality. Credo che una ricerca nasca da un interesse o quanto meno da un esperienza. Questo lavoro è un punto di arrivo e di partenza al tempo stesso, che vede il suo inizio nel febbraio 2012, quando cominciò il mio anno trascorso a Rio de Janeiro. Questa è l’esperienza; l’interesse, invece, è quello per l’informalità che, legato all’architettura brasiliana, inevitabilmente suggerisce la parola Favela. In questo testo mi occupo di informalità e mi prefiggo l’obiettivo di proporre una possibile soluzione ad un fenomeno in continuo aumento e di necessaria attualità. Il mio credo alla base è che una favela, un generico Slum non è sbagliato, non è un errore ma un luogo come un altro dell’universo urbano e non, con delle problematiche a cui bisogna trovare risposta. Lavorare con l’informalità significa confrontarsi con delle situazioni spaziali e morfologiche, con delle condizioni, con delle dinamiche differenti da quelle che sussistono in un territorio progettato “top-down”. L’informale è un capitolo vastissimo e immensamente vario che coinvolge una pluralità di campi, perciò da studioso di architettura ho sviluppato la mia ricerca a livello urbanistico, architettonico, ecologico ed energetico ritenuto comunque necessario dover inquadrare l’argomento dal punto di vista socio-statistico, storico e referenziale attraverso delle panoramiche epidermiche. Studiare ed intervenire sulle relazioni esistenti in una dimensione “bottom up” ci pone difronte a un processo dinamico, un meccanismo endogeno, in continuo cambiamento. Lavorare con l’informalità non significa lavorare in assenza di regole ma piuttosto continuare a confrontarsi con dei canoni differenti da quelli delle città formali, modelli della nostra cultura europea. La parola “weak” non deve, perciò, intendersi come debolezza ma piuttosto come leggerezza, flessibilità, come un agente capace di adattarsi ai mutamenti, ma al tempo stesso con la capacità di rimanere solida e legata nella sua struttura. Dopo un’esperienza sul campo e studi a riguardo penso che questo sia una possibilità ben più che giustificata di intervenire in una Favela; si tratta di un approccio multi-disciplinare e multi-scala che si prefigge di conoscere le problematiche, ma senza mai andare a stravolgere o modificare le sue caratteristiche principali di un insediamento informale. Questo lavoro si pone l’obiettivo di proporre un metaprogetto, un masterplan aperto e non fisso, attraverso la sovrapposizione e la contaminazione di strategie che cercano un contatto con il territorio e la realtà. Logica conseguenza delle strategie sono le azioni che tramite dispositivi tecnologici, energetici ed ecologici cercano di rispondere alle problematiche proprie ed evidenti di un insediamento informale. Questo pensiero di intervento in realtà è applicabile a qualsiasi realtà urbana una volta che gli obiettivi vengono accuratamente calibrati e studiate le problematiche; da qui il titolo “Weak strategy for in-formality”.
CAPUTO, PAOLA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
16-dic-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/87882