Questa tesi si è occupata del conflitto urbano legato al processo di costruzione di una moschea studiando tre casi italiani: Milano, Colle Val d’Elsa e Catania. In particolare è stata messa al centro del lavoro la realtà di Milano, una metropoli internazionale che ancora non dispone di luoghi di culto ufficiali per le comunità islamiche e che deve trovare una soluzione non solo per i musulmani residenti, ma anche per i milioni di visitatori di fede islamica previsti in arrivo per Expo 2015. La trattazione dell’argomento non ha potuto prescindere dalla consapevolezza che il conflitto ha una valenza culturale che affonda le sue radici nella storia e, dopo l’11 settembre, ha conosciuto un momento di alta criticità per l’associazione islam - terrorismo. A Milano il centro di viale Jenner, al quale fa riferimento la comunità più numerosa della città, è stato più volte collegato ad attività di terrorismo, con l’arresto di esponenti considerati di primo piano dai servizi segreti italiani ed americani. Di qui un clima politico reso più burrascoso dalle prese di posizione dell’amministrazione di centro-destra, in particolare dagli esponenti della Lega Nord. L’elezione di Giuliano Pisapia nel 2011 e la conseguente formazione di una giunta di centro-sinistra hanno segnato un ”turning point” nella relazione tra amministrazione e comunità islamiche. Dopo una prima parte dedicata alle vicende di Milano fino all’elezione di Pisapia, lo studio si è focalizzato su due realtà, Colle Val d’Elsa e Catania, che sono riuscite ad elaborare strategie efficaci nel rapportarsi alla popolazione islamica, concretizzatesi nell’apertura di una moschea. Sono state ricostruite le vicende che hanno portato a superare le contrapposizioni tra gli attori coinvolti, attraverso l’impegno di mediatori che hanno agito da facilitatori culturali sia da parte della comunità locale sia dalla parte islamica. Il capitolo conclusivo è tornato sulla realtà di Milano e sull’importanza di costituire una rete di mediazione che dia nuovo slancio al rapporto tra giunta Pisapia e comunità islamiche, accelerando le scelte politiche attese da tempo, ma ancora lontane da una realizzazione concreta.

L'apertura di moschee come elemento di conflitto urbano : Milano, Colle Val d'Elsa e Catania

BITETTO, FABRIZIO
2012/2013

Abstract

Questa tesi si è occupata del conflitto urbano legato al processo di costruzione di una moschea studiando tre casi italiani: Milano, Colle Val d’Elsa e Catania. In particolare è stata messa al centro del lavoro la realtà di Milano, una metropoli internazionale che ancora non dispone di luoghi di culto ufficiali per le comunità islamiche e che deve trovare una soluzione non solo per i musulmani residenti, ma anche per i milioni di visitatori di fede islamica previsti in arrivo per Expo 2015. La trattazione dell’argomento non ha potuto prescindere dalla consapevolezza che il conflitto ha una valenza culturale che affonda le sue radici nella storia e, dopo l’11 settembre, ha conosciuto un momento di alta criticità per l’associazione islam - terrorismo. A Milano il centro di viale Jenner, al quale fa riferimento la comunità più numerosa della città, è stato più volte collegato ad attività di terrorismo, con l’arresto di esponenti considerati di primo piano dai servizi segreti italiani ed americani. Di qui un clima politico reso più burrascoso dalle prese di posizione dell’amministrazione di centro-destra, in particolare dagli esponenti della Lega Nord. L’elezione di Giuliano Pisapia nel 2011 e la conseguente formazione di una giunta di centro-sinistra hanno segnato un ”turning point” nella relazione tra amministrazione e comunità islamiche. Dopo una prima parte dedicata alle vicende di Milano fino all’elezione di Pisapia, lo studio si è focalizzato su due realtà, Colle Val d’Elsa e Catania, che sono riuscite ad elaborare strategie efficaci nel rapportarsi alla popolazione islamica, concretizzatesi nell’apertura di una moschea. Sono state ricostruite le vicende che hanno portato a superare le contrapposizioni tra gli attori coinvolti, attraverso l’impegno di mediatori che hanno agito da facilitatori culturali sia da parte della comunità locale sia dalla parte islamica. Il capitolo conclusivo è tornato sulla realtà di Milano e sull’importanza di costituire una rete di mediazione che dia nuovo slancio al rapporto tra giunta Pisapia e comunità islamiche, accelerando le scelte politiche attese da tempo, ma ancora lontane da una realizzazione concreta.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
16-dic-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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